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A pochi giorni dal ballottaggio Macron-Le Pen, un sondaggio realizzato tra gli elettori di Mélenchon dice che il 37,65% voterà bianca, il 33,4% per Macron e il 28,96% si asterrà

Sicurezza alimentare, stabilità finanziaria, accordi internazionali: la guerra in Ucraina mette a repentaglio pratiche avviate e accelera trasformazioni in corso senza, però, che il Cremlino ne possa raccogliere appieno i frutti

Il cinema documentario sulle migrazioni permette di contrastare i processi di de-umanizzazione e criminalizzazione dei regimi di mobilità attuali, aiutandoci a ripensare criticamente l'immagine dell’Occidente

Siamo stati sordi prima e siamo sordi adesso. E non vogliamo vedere. Abbiamo creduto e crediamo alle menzogne di Putin. Tutto questo sulla pelle degli ucraini, che non saranno gli unici a pagare

Le risorse finanziarie sono determinanti, ma l’enfasi su queste ha messo in ombra gli altri requisiti fondamentali per il possibile successo trasformativo del Piano, in particolare la presenza di istituzioni inclusive

Le responsabilità dei media generalisti, a cominciare dalla televisione, sul predominio del dibattito binario risalgano almeno agli anni Ottanta. Ora si vorrebbe correre ai ripari, ma i danni portati al dibattito pubblico restano intatti

Il ribaltamento della storia a proprio uso e consumo da parte di personaggi politici non è una novità. Ma lo stravolgimento operato da destra da parte di Éric Zemmour è al tempo stesso pericoloso e sconvolgente

Da qualche anno, molti cittadini francesi di religione musulmana lasciano il Paese: una questione non nuova ma più attuale che mai in Francia, dove islam e immigrazione sono stati temi centrali nella campagna elettorale per le presidenziali 

In un’America fortemente polarizzata, la nomina di Ketanji Brown Jackson, dopo l’elezione della prima vicepresidente afroamericana, assume un forte valore simbolico, che potrebbe infondere fiducia nelle istituzioni a generazioni di esclusi

La politica europea degli ultimi anni va modificata. La crisi aperta dalla guerra ci mostra che l’Unione europea non può continuare a non definire chiaramente i suoi interessi e a non declinare la propria autonomia strategica

Nel caso delle disuguaglianze di classe, il Pnrr manca l'obiettivo perché non se lo pone proprio: né, per così dire, a bocce ferme, rispetto alle disuguaglianze pre-Pnrr, né come possibile effetto delle iniziative finanziate

In queste settimane di conflitto, si assiste al goffo allineamento del mondo della cultura alle politiche sanzionatorie verso la Russia. Ma il boicottaggio di professionisti e prodotti culturali russi non fa che impoverire la nostra visione del mondo

Nell'aggressione militare russa contro l'Ucraina si manifesta e al contempo entra in crisi definitiva un'idea imperiale-nazionale ottocentesca oggi riattualizzata da un regime incapace di trovare alcun altro collante identitario

La transizione post-sovietica ha portato a una diversificazione territoriale delle dinamiche politiche e sociali a cui non abbiamo saputo guardare: oggi, con la guerra tornata nel cuore dell’Europa, emerge con prepotenza una nuova situazione geopolitica

Ognuno si aggancia ai propri pregiudizi, moralizzando lo scenario: diventa così impossibile una discussione piana (che dà scarso piacere) e si preferisce il tifo, anche nel caso di parti in guerra

Nel Pnrr sembrano prevalse riforme di struttura e interventi a pioggia, mettendo in secondo piano l’opportunità storica di ridurre le disuguaglianze o di compiere un passo in avanti in una questione cruciale come la transizione energetica

La complessità dovrebbe farci pensare meglio. Non concediamoci scorciatoie retoriche, fallacie logiche e povertà empirica quando parliamo di guerra. Che però la complessità non sia paravento per celare l’assenza di argomenti concreti

L’Europa, che sta combattendo per interposta persona, è l’attore più interessato a chiudere la partita in via definitiva. All'Europa toccherebbe perciò proporre un accordo di convivenza. Perché urge un nuovo realismo, quello della pacificazione

Per far fronte a una crisi senza precedenti, il Partito popolare spagnolo negli ultimi anni si è spostato sempre più a destra: vedremo se il nuovo segretario vorrà, e potrà, correggere la rotta