Dal 1951, anno di nascita della rivista, sono stati pubblicati
oltre 500 fascicoli. È possibile consultare tutti gli indici completi
e, a partire dal 1997, acquistare i singoli articoli.
Il dialogo con Ivan Krastev
pubblicato in questo numero ci aiuta a mettere a fuoco aspetti a
lungo trascurati del 1989, così importanti per comprendere gli
sviluppi inattesi che la caduta del Muro ha avuto anche sulle
democrazie liberali.
Il 1989 è l'anno in cui la Storia non
finisce, come aveva ipotizzato il politologo Francis Fukuyama
riferendosi alla fine del XX secolo, ma rimette in discussione sé
stessa.
La crescita della risposta elettorale
alle sirene dei vari nazionalismi, più o meno venate di becero
populismo, ha riportato all'attenzione degli osservatori una
questione centrale per chi voglia comprendere le trasformazioni
della democrazia contemporanea.
L'Italia appare sempre più marginale
nel contesto europeo e mondiale. Il ruolo svolto per favorire il
processo di integrazione europea, pure tra molte difficoltà e
contraddizioni, rischia di entrare rapidamente nel cassetto dei
ricordi.
Che succede a Roma? Quanti e quali
sono i mali di una città bellissima eppure eccezionalmente
problematica? Alla capitale d’Italia è dedicata la sezione
monografica di questo numero del «Mulino», che ospita gli
interventi di chi conosce da vicino la città eterna e per essa ha
lavorato, studiandola e attivandosi per migliorarla.
La nostra Europa non può essere una
riedizione del “mondo di ieri”. Essa deve essere un’utopia
ragionevole, un ideale raggiungibile attraverso un percorso
progettato senza nascondere le difficoltà.
Non è solo la tanto citata «fuga dei cervelli» che viene analizzata in questo volume. Ma più in generale il fenomeno di una nuova emigrazione (spesso non caratterizzata da lavori altamente qualificati). In particolare, si parla di coloro che, in ragione della loro età, dovrebbero costituire l’architrave del Paese in cui sono nati. Quanti sono? Da dove vengono e dove vanno? Che cosa li ha spinti a lasciare l’Italia? Come vedono la loro esperienza di vita? Suddivisi per area geografica – dai principali Paesi che oggi accolgono l’emigrazione italiana in Europa alle aree meno scontate dell’Est europeo, al continente americano, all’Oceania, all’Africa, al Giappone – quaranta italiani che hanno scelto di vivere all’estero si raccontano in altrettante storie autobiografiche. Qualcuno torna. Ma per quasi tutti la vita prende una strada che li allontana progressivamente. È anche questo il segno di un declino che, per essere arrestato, richiede all’Italia una visione che possa ridare la fiducia nel futuro che in tanti hanno scelto di cercare altrove. I racconti autobiografici sono preceduti da alcuni saggi di inquadramento sulle caratteristiche qualitative e quantitative dell’emigrazione italiana contemporanea e sono accompagnati da tre contributi dedicati rispettivamente alle forme di rappresentazione dell’emigrazione durante la grande epopea migratoria del secolo scorso, all’autonarrazione all’epoca dei social network, alla rappresentazione cinematografica.
Esiste - come si chiede Massimo Livi
Bacci - una “questione demografica” nel nostro Paese? Una
situazione di fatto, di natura strutturale, che rappresenta un
ostacolo al buon funzionamento della società?
La spaccatura dell’Europa era
evidente da molto tempo. Ma se sinora sembrava possibile una
qualche forma di ricomposizione, almeno all’interno del cosiddetto
fronte anti-sovranista, i cambi di governo che hanno alterato gli
equilibri politici continentali, a cominciare da quello italiano,
modificano profondamente lo scenario.
La crisi politica che blocca l’Italia
richiede analisi di lungo periodo, più che pezzi di colore. Per
quanto la politica italiana ci abbia abituato, in particolare
nell’ultimo quarto di secolo, a non poco colore.
Il 2018 apre un nuovo triennio del
«Mulino». Con un nuovo direttore, un comitato di direzione
rinnovato, una nuova redazione. E una nuova copertina, disegnata e
colorata quanto basta per mettere in evidenza il filo conduttore
del fascicolo.
Sessant’anni dopo Piovene si può dire
qualcosa del nostro Paese ricorrendo alla formula del «viaggio in
Italia». Questo numero monografico è un racconto composto lungo la
Penisola grazie a una straordinaria rete di collaboratori che, il
nostro Paese, lo studiano e lo analizzano per mestiere ogni
giorno.
Dopo il saggio di apertura scritto da
Pietro Rossi – sulla perdita di centralità della vecchia Europa in
un mondo sempre più complesso – la sezione monografica è dedicata
al Movimento 5 Stelle.
La domanda che dà il titolo alla
sezione monografica, «di chi è il mio corpo?», non può avere una
risposta unica. La strumentalizzazione di molti casi di cronaca
obbliga a una riflessione il più possibile aperta, che ci aiuti a
comprendere le ragioni di chi è su posizioni diverse, a volte
diametralmente opposte alle nostre.
Come sta cambiando la dimensione
urbana e quali sono i caratteri delle città che riassumono fenomeni
di tipo sociale, politico ed economico diffusi nel mondo
contemporaneo?
La possibilità di essere perennemente
connessi e di accedere a una grande massa di informazioni essendone
noi stessi parte attiva appare oggi scontata. Le conseguenze sono
di tipo diverso: spesso siamo agevolati nei nostri compiti, ma non
senza pagarne un prezzo.
Dagli esiti della politica tedesca
dipenderà molto del destino dell’Europa: un quarto mandato di
Angela Merkel come cancelliera potrebbe rappresentare un argine
contro la marea montante dei populismi e dei nazionalismi
europei.
La democrazia, per sua natura, è
sempre in crisi, perché anche nei suoi momenti migliori non riesce
mai a soddisfare le domande di uguaglianza e di buon governo
che le si rivolgono.
A breve verrà eletto il nuovo
presidente degli Stati Uniti, il Paese tuttora egemone. Gli
elettori sceglieranno, anche per noi, tra un abile e spudorato
demagogo e una rappresentate dell’élite politica tradizionale, con
non poche cicatrici sulla sua dura scorza.
Questo fascicolo è dedicato in buona
parte alla riforma costituzionale, il cui referendum confermativo
sarà l’evento politico cardine dell’autunno. La sezione monografica
riporta, oltre alle prefazioni del direttore della rivista e di
quello dell’Associazione – di avviso in buona parte diverso – due
interventi a favore e due contro.
Dopo l’articolo di apertura di
Roberto Escobar, che offre una bella e ampia riflessione da
filosofo della politica sulla questione migratoria, questo numero
ospita un blocco monografico dal titolo «Giovani con riserva» sulla
condizione giovanile nel nostro Paese e sui divari tra generazioni
nei diversi aspetti: il lavoro, dopo la riforma caratterizzata dal
jobs act;
Le prossime elezioni amministrative
toccheranno oltre 1.300 comuni, tra i quali Torino, Milano,
Bologna, Roma e Napoli. In questo numero al voto viene dato largo
spazio, soprattutto in considerazione del fatto che proprio
all’elezione del sindaco è demandata la grande responsabilità di
tenere in piedi un rapporto se non virtuoso almeno non conflittuale
e un poco costruttivo tra i cittadini e la politica.
Questo numero è largamente dedicato
al Mezzogiorno italiano e ai diversi aspetti di una arretratezza
che non sembra conoscere crisi. A cominciare dai dati economici e
dagli effetti delle politiche pubbliche, vengono trattati i temi
più rilevanti per ridiscutere l’altra metà del Paese, quella che
troppo spesso viene data per persa.
Due anni dopo il drammatico naufragio
al largo delle coste italiane che causò la morte di quasi 400
persone quella che viene comunemente descritta come «emergenza
migranti» continua a segnare la quotidianità del nostro mondo.
Il numero si occupa di molti temi che
anche nei prossimi mesi resteranno al centro dell’agenda politica.
Di quella europea, innanzitutto, che per essere messa a punto
richiederebbe uno sguardo ampio come quello di Michael Freeden.
L’urgenza di rimettere mano
all’intero progetto europeo, ridisegnandone l’architettura e
ponendo all’angolo gli egoismi che caratterizzano leadership
politiche nazionali insufficienti, continua a segnare il nostro
presente.
La politica, i risultati della
cattiva politica, le sue inefficienze e il bisogno di buona
politica percorrono trasversalmente questo numero. Inclusa la
sezione monografica dedicata agli effetti della crisi economica in
Italia.
Siamo minacciati dall’islam? Siamo
sotto attacco e, dunque, ci troviamo nel mezzo di una guerra? Come
vedrete leggendo gli articoli che compongono la sezione
monografica, a cominciare da quello di Angelo
Panebianco qui scaricabile gratuitamente, non tutti la
pensano allo stesso modo. E non tutti rispondono in maniera
esplicita alla domanda.
Pur non potendo seguire da presso
l’attualità, c’è però qualcosa che una rivista bimestrale deve
continuare a fare: riflettere sulle grandi questioni di politica ed
economia, interne e internazionali.