Dal 1951, anno di nascita della rivista, sono stati pubblicati
oltre 500 fascicoli. È possibile consultare tutti gli indici completi
e, a partire dal 1997, acquistare i singoli articoli.
Sessant’anni dopo Piovene si può dire
qualcosa del nostro Paese ricorrendo alla formula del «viaggio in
Italia». Questo numero monografico è un racconto composto lungo la
Penisola grazie a una straordinaria rete di collaboratori che, il
nostro Paese, lo studiano e lo analizzano per mestiere ogni
giorno.
Dopo il saggio di apertura scritto da
Pietro Rossi – sulla perdita di centralità della vecchia Europa in
un mondo sempre più complesso – la sezione monografica è dedicata
al Movimento 5 Stelle.
La domanda che dà il titolo alla
sezione monografica, «di chi è il mio corpo?», non può avere una
risposta unica. La strumentalizzazione di molti casi di cronaca
obbliga a una riflessione il più possibile aperta, che ci aiuti a
comprendere le ragioni di chi è su posizioni diverse, a volte
diametralmente opposte alle nostre.
Come sta cambiando la dimensione
urbana e quali sono i caratteri delle città che riassumono fenomeni
di tipo sociale, politico ed economico diffusi nel mondo
contemporaneo?
La possibilità di essere perennemente
connessi e di accedere a una grande massa di informazioni essendone
noi stessi parte attiva appare oggi scontata. Le conseguenze sono
di tipo diverso: spesso siamo agevolati nei nostri compiti, ma non
senza pagarne un prezzo.
Dagli esiti della politica tedesca
dipenderà molto del destino dell’Europa: un quarto mandato di
Angela Merkel come cancelliera potrebbe rappresentare un argine
contro la marea montante dei populismi e dei nazionalismi
europei.
La democrazia, per sua natura, è
sempre in crisi, perché anche nei suoi momenti migliori non riesce
mai a soddisfare le domande di uguaglianza e di buon governo
che le si rivolgono.
A breve verrà eletto il nuovo
presidente degli Stati Uniti, il Paese tuttora egemone. Gli
elettori sceglieranno, anche per noi, tra un abile e spudorato
demagogo e una rappresentate dell’élite politica tradizionale, con
non poche cicatrici sulla sua dura scorza.
Questo fascicolo è dedicato in buona
parte alla riforma costituzionale, il cui referendum confermativo
sarà l’evento politico cardine dell’autunno. La sezione monografica
riporta, oltre alle prefazioni del direttore della rivista e di
quello dell’Associazione – di avviso in buona parte diverso – due
interventi a favore e due contro.
Dopo l’articolo di apertura di
Roberto Escobar, che offre una bella e ampia riflessione da
filosofo della politica sulla questione migratoria, questo numero
ospita un blocco monografico dal titolo «Giovani con riserva» sulla
condizione giovanile nel nostro Paese e sui divari tra generazioni
nei diversi aspetti: il lavoro, dopo la riforma caratterizzata dal
jobs act;
Le prossime elezioni amministrative
toccheranno oltre 1.300 comuni, tra i quali Torino, Milano,
Bologna, Roma e Napoli. In questo numero al voto viene dato largo
spazio, soprattutto in considerazione del fatto che proprio
all’elezione del sindaco è demandata la grande responsabilità di
tenere in piedi un rapporto se non virtuoso almeno non conflittuale
e un poco costruttivo tra i cittadini e la politica.
Questo numero è largamente dedicato
al Mezzogiorno italiano e ai diversi aspetti di una arretratezza
che non sembra conoscere crisi. A cominciare dai dati economici e
dagli effetti delle politiche pubbliche, vengono trattati i temi
più rilevanti per ridiscutere l’altra metà del Paese, quella che
troppo spesso viene data per persa.
Due anni dopo il drammatico naufragio
al largo delle coste italiane che causò la morte di quasi 400
persone quella che viene comunemente descritta come «emergenza
migranti» continua a segnare la quotidianità del nostro mondo.
Il numero si occupa di molti temi che
anche nei prossimi mesi resteranno al centro dell’agenda politica.
Di quella europea, innanzitutto, che per essere messa a punto
richiederebbe uno sguardo ampio come quello di Michael Freeden.
L’urgenza di rimettere mano
all’intero progetto europeo, ridisegnandone l’architettura e
ponendo all’angolo gli egoismi che caratterizzano leadership
politiche nazionali insufficienti, continua a segnare il nostro
presente.
La politica, i risultati della
cattiva politica, le sue inefficienze e il bisogno di buona
politica percorrono trasversalmente questo numero. Inclusa la
sezione monografica dedicata agli effetti della crisi economica in
Italia.
Siamo minacciati dall’islam? Siamo
sotto attacco e, dunque, ci troviamo nel mezzo di una guerra? Come
vedrete leggendo gli articoli che compongono la sezione
monografica, a cominciare da quello di Angelo
Panebianco qui scaricabile gratuitamente, non tutti la
pensano allo stesso modo. E non tutti rispondono in maniera
esplicita alla domanda.
Pur non potendo seguire da presso
l’attualità, c’è però qualcosa che una rivista bimestrale deve
continuare a fare: riflettere sulle grandi questioni di politica ed
economia, interne e internazionali.
Il saggio d’apertura di Francesco
Tuccari è una guida densa ed efficace alle ragioni profonde della
crisi attuale; ad esso sono utili complementi l’articolo sul
ritorno della diseguaglianza di Melloni e Soci e la recensione di
Magali Sarfatti Larson all’importante libro di Block e Somers
su The Power of Market Fundamentalism.
Il saggio d’apertura di J.H.H. Weiler
chiarisce subito una verità drammatica: sta crollando un quadro
relativamente stabile e prevedibile di rapporti di forza
internazionali. E non sono good news per noi
europei.
I lettori avranno tra le mani la
rivista dopo le ferie estive, mentre questo editoriale viene
scritto prima: ci auguriamo che il clima sarà allora cambiato,
perché quello che si percepisce adesso, e trapela da questo numero,
non è certo entusiasmante.
Apriamo con Avishai Margalit e la sua
tesi originale e profonda, che fa riflettere se si pensa all’Europa
e all’assenza di un demos europeo: la vera
libertà si può esercitare solo quando «ci si sente a casa», nel
proprio Paese.
Con le elezioni europee quest’anno è
in gioco qualcosa di più importante del solito: un censimento pro o
contro il tentativo di procedere e insistere sulla strada
dell’unità europea. È in questo modo che gli autori degli articoli
europei qui presentati leggono la crisi del grande progetto di
Unione.
Il numero è aperto da un saggio di
Michele Salvati che, richiamandosi ironicamente ai vecchi standard
da congresso di partito, tenta quella che si sarebbe detta un tempo
l’«analisi della fase».
Una rivista di cultura e politica,
qual è «il Mulino», non può che continuare a fare, come meglio
riesce e come meglio crede, il proprio lavoro di analisi e di
proposta. Così è anche in questo numero, che viene pubblicato, per
citare il libro di Wolfgang Streeck richiamato da Michele Salvati,
mentre la crisi del capitalismo democratico è solo rinviata.
A che punto siamo nel cammino sulla
strada verso la normalità? Anche in questo numero abbiamo voluto individuare temi
e proposte per comprendere e analizzare il complicato percorso che
il nostro Paese sta compiendo.
In apertura, in questo fascicolo
Michele Salvati svolge un ragionamento economico e insieme molto
politico sul futuro dell’Europa a partire dal futuro dell’euro. Il
suo articolo tratta della necessità di affrontare tanto il problema
dell’attuale fase recessiva, quanto quello delle riforme necessarie
a dare una prospettiva di sviluppo nel lungo periodo.
“Conoscere per deliberare”, intima un
vecchio adagio. Questa la principale missione della nostra rivista,
che si manifesta in questo numero sia nel saggio di apertura,
affidato a Paolo Pombeni, sia nei quattro dedicati al presidente
della Repubblica (il primo dei quali, di Enzo Cheli, scaricabile
liberamente), sia in quelli inclusi nel “caso italiano”, cui
vanno aggiunti il “confronto” sui laureati in Italia, l’articolo di
Settis su L’Aquila e quello sul bilancio comunitario di Quadrio
Curzio.
Aperto da un ampio articolo di Nadia
Urbinati, questo fascicolo ospita molta economia, ma anche
interventi di analisi politica. Sul voto alcune prime
considerazioni vengono dal consueto lavoro di ricerca dell’Istituto
Cattaneo.
Le celebrazioni per i 150 anni
dell’Unità hanno messo in luce come molti dei problemi italiani
vengano da lontano. È il caso della perenne questione meridionale,
affrontata da Paolo Macry nel pezzo di apertura
(liberamente scaricabile dal
sito).