editoriale
La crescita della risposta elettorale alle sirene dei vari nazionalismi, più o meno venate di becero populismo, ha riportato all'attenzione degli osservatori una questione centrale per chi voglia comprendere le trasformazioni della democrazia contemporanea. Si tratta dei canali che oggi sovrintendono alla formazione delle nostre opinioni pubbliche. Sempre più difficile il compito delle istituzioni preposte alla formazione tout court, a cominciare dalla scuola; sempre più deboli i vincoli che, in qualche misura, tenevano legati i più giovani a ricorrere alle forme più tradizionali dell'informazione. Questo numero del Mulino, aperto da un ampio saggio di Claudio Giunta dedicato all'educazione civica e al ruolo della scuola italiana (liberamente scaricabile), è in larga parte dedicato ai temi della formazione dell'opinione pubblica e al rapporto dei diversi media con la politica. L'opinione oggi si forma per vie molteplici. Certo, è ormai impossibile disconoscere il peso delle reti sociali; ma non tutto passa da Facebook. Conta ancora moltissimo la tv, anche oltre il talk shaw e attraverso formati "leggeri". Un tema complesso, ma ineludibile. Che chiama in causa direttamente il ruolo e le resposabilità di chi fa informazione per il largo pubblico.
Il dialogo con Ivan Krastev pubblicato in questo numero ci aiuta a mettere a fuoco aspetti a lungo trascurati del 1989, così importanti per comprendere gli sviluppi inattesi che la caduta del Muro ha avuto anche sulle democrazie liberali.
Il 1989 è l'anno in cui la Storia non finisce, come aveva ipotizzato il politologo Francis Fukuyama riferendosi alla fine del XX secolo, ma rimette in discussione sé stessa.
L'Italia appare sempre più marginale nel contesto europeo e mondiale. Il ruolo svolto per favorire il processo di integrazione europea, pure tra molte difficoltà e contraddizioni, rischia di entrare rapidamente nel cassetto dei ricordi.
Che succede a Roma? Quanti e quali sono i mali di una città bellissima eppure eccezionalmente problematica? Alla capitale d’Italia è dedicata la sezione monografica di questo numero del «Mulino», che ospita gli interventi di chi conosce da vicino la città eterna e per essa ha lavorato, studiandola e attivandosi per migliorarla.
La nostra Europa non può essere una riedizione del “mondo di ieri”. Essa deve essere un’utopia ragionevole, un ideale raggiungibile attraverso un percorso progettato senza nascondere le difficoltà.