editoriale
Il 1989 è l'anno in cui la Storia non finisce, come aveva ipotizzato il politologo Francis Fukuyama riferendosi alla fine del XX secolo, ma rimette in discussione sé stessa. A poco più di tre decenni dalla Seconda guerra mondiale, la pace garantita dalla Guerra fredda sembrò potersi trasformare in una pace vera e duratura, libera dalle tensioni che segnavano il confronto tra il blocco sovietico e quello americano. Ciò che accade a Berlino nella notte del 9 novembre sembra preconizzare una nuova era. La forza fisica e morale con cui "Das Volk", il popolo, in quei giorni si torna a stringere intorno a una nuova idea di unità getta una nuova luce sul futuro di tutto il continente. Trascorrono soltanto tre giorni e, il 12 novembre, alla sezione della Bolognina, il segretario Occhetto annuncia "la svolta" e con essa la fine del Partito comunista italiano. Trent'anni dopo quegli eventi, di cui questo volume del "Mulino" si occupa ampiamente (si veda, tra gli altri, l'articolo del direttore Mario Ricciardi, liberamente scaricabile), che cosa resta di quei sogni di cambiamento? Quanto di quei progetti di costruire un'Europa finalmente libera dai condizionamenti dei grandi blocchi si sono realizzati e quanto invece resta ancora da fare? La sfida per mantenere le nostre democrazie è sempre più complessa, è vero; eppure le vicende che hanno segnato i nostri Paesi dal '45 ad oggi dovrebbero averci insegnato molto.
Il dialogo con Ivan Krastev pubblicato in questo numero ci aiuta a mettere a fuoco aspetti a lungo trascurati del 1989, così importanti per comprendere gli sviluppi inattesi che la caduta del Muro ha avuto anche sulle democrazie liberali.
La crescita della risposta elettorale alle sirene dei vari nazionalismi, più o meno venate di becero populismo, ha riportato all'attenzione degli osservatori una questione centrale per chi voglia comprendere le trasformazioni della democrazia contemporanea.
L'Italia appare sempre più marginale nel contesto europeo e mondiale. Il ruolo svolto per favorire il processo di integrazione europea, pure tra molte difficoltà e contraddizioni, rischia di entrare rapidamente nel cassetto dei ricordi.
Che succede a Roma? Quanti e quali sono i mali di una città bellissima eppure eccezionalmente problematica? Alla capitale d’Italia è dedicata la sezione monografica di questo numero del «Mulino», che ospita gli interventi di chi conosce da vicino la città eterna e per essa ha lavorato, studiandola e attivandosi per migliorarla.
La nostra Europa non può essere una riedizione del “mondo di ieri”. Essa deve essere un’utopia ragionevole, un ideale raggiungibile attraverso un percorso progettato senza nascondere le difficoltà.