editoriale
L'Italia appare sempre più marginale nel contesto europeo e mondiale. Il ruolo svolto per favorire il processo di integrazione europea, pure tra molte difficoltà e contraddizioni, rischia di entrare rapidamente nel cassetto dei ricordi. Oggi la nota dominante sembra essere quella di una progressiva irrilevanza del nostro Paese sulla scena continentale e di una grande incertezza nelle scelte di partnership sulla scena globale. Sul fronte interno, allo stesso tempo, si accumulano i ritardi e le false partenze, oltre alla rimessa in discussione di alcune scelte fondamentali. La riforma del sistema pensionistico, dolorosa e a tratti quasi insopportabile ma necessaria per porre rimedio a decenni di grave leggerezza, picconata. I dogmi dei conti pubblici in ordine, in sé e per sé e nel contesto delle regole europee, bistrattati. Mentre prosegue il cambiamento di tono nei rapporti nelle nostre comunità tra un "noi" e un "loro", che rende via via più fragili in molti ambiti la tolleranza e il rispetto delle diversità. Tutto questo, neppure troppo lentamente, sta minando le basi su cui dovranno vivere e costruirsi un futuro le generazioni più giovani. Tutto questo si può racchiudere in quelli che, in questo numero, abbiamo voluto chiamare "danni per il futuro". In attesa che la consapevolezza della realtà inizi a tornare a prevalere sulle narrazioni, vincenti a dispetto dei dati.
Il dialogo con Ivan Krastev pubblicato in questo numero ci aiuta a mettere a fuoco aspetti a lungo trascurati del 1989, così importanti per comprendere gli sviluppi inattesi che la caduta del Muro ha avuto anche sulle democrazie liberali.
Il 1989 è l'anno in cui la Storia non finisce, come aveva ipotizzato il politologo Francis Fukuyama riferendosi alla fine del XX secolo, ma rimette in discussione sé stessa.
La crescita della risposta elettorale alle sirene dei vari nazionalismi, più o meno venate di becero populismo, ha riportato all'attenzione degli osservatori una questione centrale per chi voglia comprendere le trasformazioni della democrazia contemporanea.
Che succede a Roma? Quanti e quali sono i mali di una città bellissima eppure eccezionalmente problematica? Alla capitale d’Italia è dedicata la sezione monografica di questo numero del «Mulino», che ospita gli interventi di chi conosce da vicino la città eterna e per essa ha lavorato, studiandola e attivandosi per migliorarla.
La nostra Europa non può essere una riedizione del “mondo di ieri”. Essa deve essere un’utopia ragionevole, un ideale raggiungibile attraverso un percorso progettato senza nascondere le difficoltà.