Editoriale
Due anni dopo il drammatico naufragio al largo delle coste italiane che causò la morte di quasi 400 persone quella che viene comunemente descritta come «emergenza migranti» continua a segnare la quotidianità del nostro mondo. La cruenta geopolitica contemporanea sta producendo milioni di rifugiati, che nel 2014 hanno sfiorato i 60 milioni. Un incremento impressionante, dovuto in larga parte alle condizioni di povertà e precarietà estrema cui sono costrette larghe fasce della popolazione mondiale, spesso a causa di guerre, vecchie e nuove. Nel frattempo, la crescita dei populismi trova conferma nelle urne. Accogliere o respingere, integrare o separare, farsi carico di una situazione geopolitica di cui siamo in buona parte responsabili o continuare a illudersi che il mondo possa restare distinto in un noi e in un loro: queste le chiavi su cui la politica è chiamata a ragionare per gestire una situazione che è molto più di un’«emergenza».
Il numero si occupa di molti temi che anche nei prossimi mesi resteranno al centro dell’agenda politica. Di quella europea, innanzitutto, che per essere messa a punto richiederebbe uno sguardo ampio come quello di Michael Freeden.
L’urgenza di rimettere mano all’intero progetto europeo, ridisegnandone l’architettura e ponendo all’angolo gli egoismi che caratterizzano leadership politiche nazionali insufficienti, continua a segnare il nostro presente.
La politica, i risultati della cattiva politica, le sue inefficienze e il bisogno di buona politica percorrono trasversalmente questo numero. Inclusa la sezione monografica dedicata agli effetti della crisi economica in Italia.
Siamo minacciati dall’islam? Siamo sotto attacco e, dunque, ci troviamo nel mezzo di una guerra? Come vedrete leggendo gli articoli che compongono la sezione monografica, a cominciare da quello di Angelo Panebianco qui scaricabile gratuitamente, non tutti la pensano allo stesso modo. E non tutti rispondono in maniera esplicita alla domanda.
Pur non potendo seguire da presso l’attualità, c’è però qualcosa che una rivista bimestrale deve continuare a fare: riflettere sulle grandi questioni di politica ed economia, interne e internazionali.