Scuola

Una domanda che racchiude lo spaesamento e la destabilizzazione che continuiamo a calare sui nostri ragazzi e ragazze, e il profondo tradimento di coloro che hanno cercato di riaprire la scuola in sicurezza

Non vedevamo l’ora di tornare in classe. Il primo giorno di scuola ci avrebbe riportato a una dimensione concreta e i saremmo finalmente ritrovati davanti agli studenti, senza schermi a dividerci

Il 9 marzo un decreto del presidente del Consiglio dei ministri ha sospeso le lezioni in tutte le università italiane, dando loro però la possibilità di svolgere “attività formative a distanza”

Una nuova consapevolezza dell’imprescindibile funzione della scuola, che gli eventi recenti hanno drammaticamente sottolineato, dovrebbe sicuramente favorire il riconoscimento sociale conveniente per la figura degli insegnanti

Ammettiamolo: molte delle polemiche legate alla cosiddetta ripartenza dopo il lungo confinamento primaverile hanno avuto una matrice ideologica. A che sono servite?

L’attenzione dei media generalisti si è concentrata sostanzialmente su alcune questioni tutto sommato marginali o scandalistiche: i banchi singoli e le sedute innovative

Il riscatto da una condizione sociale che non ci si è scelti dovrebbe essere compito di una scuola che intende proiettare gli studenti oltre le mura domestiche, riconoscendo a tutti piena e uguale dignità

Dopo lo tsunami della pandemia ci sarà una lunga risacca di cui è bene cominciare a ragionare fin d’ora in termini didattici. A danni duraturi bisognerà rispondere con interventi altrettanto duraturi

La “buona” Dad è un sogno, un miraggio, un desiderio. Non esiste nemmeno come punto limite. E non esisterà finché ci ostineremo a vedere solo i problemi di banda larga, di digital divide, di modelli didattici

È facile prevedere che ogni livello dell’istruzione possa beneficiare dal sostegno di questo tipo di mezzi, ma è abbastanza scontato che la tradizionale esperienza della didattica in aula ne uscirà rafforzata nella sua centralità

Tempi e spazi della scuola sono oggi al centro di una discussione pubblica che coinvolge amministratori e cittadini, le cui implicazioni hanno ricadute importanti sul ruolo urbano e sulle relazioni di prossimità che la scuola può intrattenere con i contesti territoriali

Au revoir privacy, good bye tutela dei dati personali sì, ma non solo. Nella pretesa sorvegliante c’è una traccia, forse inconscia e perciò ancor più perniciosa, di un dispositivo di «penetrazione, fin dentro ai più sottili dettagli dell’esistenza, del regolamento»

L’emergenza epidemiologica ha mostrato le debolezze dell’Italia. In diversi ambiti: istituzionale, economico e finanziario, sanitario, con una certa mancanza di coordinamento e di mezzi. E anche per quanto riguarda la scuola

Il DL n.22 dell’8 aprile offre indicazioni utili a garantire la validità dell’anno scolastico in corso, tuttavia alcuni aspetti emersi in questi mesi richiedono di essere migliorati nella fase emendativa del provvedimento

La scuola è cambiata, dall’oggi al domani. L’emergenza sanitaria è riuscita laddove non sono arrivati i ripetuti tentativi di riforma. Nella corsa dietro l’imperativo di cambiare e innovare, la scuola è stata superata dagli eventi 

Nel documento inviato al Cun e alla Conferenza dei rettori dal ministro Manfredi, il cuore della proposta è rappresentato dall’avvio di una didattica «mista», la quale si dovrebbe sostanziare in lezioni in presenza e in attività in remoto

Il governo ha varato un decreto legge (DL 8 aprile 2020, n. 22) che interviene sulla conclusione di quest’anno scolastico e sull’avvio del prossimo. Il decreto autorizza il ministero dell’Istruzione a operare modifiche

La pandemia ridefinisce le priorità, mostrando la differenza tra ciò che è indispensabile e ciò che non lo è. E questo vale anche per la scuola

Il percorso dei laboratori di co-progettazione territoriale delle azioni di contrasto all’abbandono scolastico e alla povertà educativa – promossi dall’Amministrazione comunale di Napoli – provare a “ribaltare” le prospettive

L’insegnamento è un lavoro che richiede l’essere presenti. Eppure, ai tempi del Coronavirus, bisogna imparare a fare i conti con la distanza. Il che vuol dire, per qualche giorno, reinventarsi il mestiere