Guerra

Ha senso parlare di un Piano analogo a quello che aiutò l'Europa a uscire da due guerre mondiali in relazione all'Ucraina? Può reggere il confronto un intervento massiccio a favore dell'Ucraina, oggi?

Il dibattito sugli aiuti al Paese aggredito si è spesso arenato su informazioni lacunose e poco concrete. Per questo avere dati sugli aiuti effettivi può aiutare a comprendere meglio la realtà

Il dissenso linguistico russo nella distopia putiniana: utilizzare il linguaggio per tracciare una linea di demarcazione tra consenso e dissenso è un marchio di scollamento, se non di aperta protesta

Come gli Stati Uniti hanno abbandonato la pace e reinventato la guerra: un’intervista a Samuel Moyn a partire dal suo ultimo libro, Humane

La guerra in Ucraina è solo l’ultima di una serie di guerre della postmodernità iniziate trent’anni fa nella ex Jugoslavia. È necessario un cambio di paradigma per ripensare la pace e la nonviolenza

Vogliamo la pace? L’unica via è costruirla con mezzi pacifici. Ricordando che non combattere con le armi non equivale ad arrendersi o a rimanere inermi

L’isola di Gotland riveste un ruolo strategico nell’area baltica: si trova a circa 90 chilometri dalla Svezia continentale, a 130 chilometri dalla Lettonia e a soli 248 chilometri dall’enclave russa di Kaliningrad

In poche settimane, l'aggressione all'Ucraina ha spostato l'orientamento delle opinioni pubbliche svedese e finlandese rispetto all'ingresso dei due Paesi nella Nato. Una scelta comprensibile, ma di cui è difficile cogliere del tutto la portata

Il dibattito sul bisogno di un esercito europeo è antico quanto l’Europa unita. Subito dopo la fondazione della Ceca, i padri fondatori lavorarono infatti a una comunità europea di difesa. Oggi come allora un’Europa unita può minare alla base la logica della Guerra fredda

Una riflessione del 1999 a proposito di un «realismo» che vede la guerra come risorsa estrema ma inevitabile della politica internazionale: nel nome della forza del diritto anziché del diritto alla forza

Il tema della vittoria è sempre più al centro delle retoriche pubbliche attorno alla guerra. Ma ascoltare questi slogan lascia perplessi. Che cosa significa infatti precisamente «vincere» o «»perdere» una guerra come quella in corso?

L’aggressione russa all’Ucraina sembra aver riunificato un Paese politicamente diviso e che in anni recenti si era addirittura allontanato da Washington. Ma quanto è solida questa «Varsavia ritrovata»?

Carbone? Nucleare? Nuovi fornitori di gas? La crisi avviata dalla guerra pone tutti, Italia in primis, di fronte a un ultimatum. Eppure non sembriamo averne compreso davvero la portata, rimandando ancora una vera svolta energetica

Quando i codici e le finalità comunicative si confondono troppo, la qualità del dibattito pubblico ne risente negativamente. Specialmente in un’epoca di fake news e populismi demagogici

Sicurezza alimentare, stabilità finanziaria, accordi internazionali: la guerra in Ucraina mette a repentaglio pratiche avviate e accelera trasformazioni in corso senza, però, che il Cremlino ne possa raccogliere appieno i frutti

Siamo stati sordi prima e siamo sordi adesso. E non vogliamo vedere. Abbiamo creduto e crediamo alle menzogne di Putin. Tutto questo sulla pelle degli ucraini, che non saranno gli unici a pagare

La politica europea degli ultimi anni va modificata. La crisi aperta dalla guerra ci mostra che l’Unione europea non può continuare a non definire chiaramente i suoi interessi e a non declinare la propria autonomia strategica

In queste settimane di conflitto, si assiste al goffo allineamento del mondo della cultura alle politiche sanzionatorie verso la Russia. Ma il boicottaggio di professionisti e prodotti culturali russi non fa che impoverire la nostra visione del mondo

Nell'aggressione militare russa contro l'Ucraina si manifesta e al contempo entra in crisi definitiva un'idea imperiale-nazionale ottocentesca oggi riattualizzata da un regime incapace di trovare alcun altro collante identitario

La transizione post-sovietica ha portato a una diversificazione territoriale delle dinamiche politiche e sociali a cui non abbiamo saputo guardare: oggi, con la guerra tornata nel cuore dell’Europa, emerge con prepotenza una nuova situazione geopolitica

Ognuno si aggancia ai propri pregiudizi, moralizzando lo scenario: diventa così impossibile una discussione piana (che dà scarso piacere) e si preferisce il tifo, anche nel caso di parti in guerra

La complessità dovrebbe farci pensare meglio. Non concediamoci scorciatoie retoriche, fallacie logiche e povertà empirica quando parliamo di guerra. Che però la complessità non sia paravento per celare l’assenza di argomenti concreti

L’Europa, che sta combattendo per interposta persona, è l’attore più interessato a chiudere la partita in via definitiva. All'Europa toccherebbe perciò proporre un accordo di convivenza. Perché urge un nuovo realismo, quello della pacificazione