Questo articolo fa parte dello speciale La guerra in Ucraina
Quello della neutralità svedese e finlandese è un topos che negli scorsi decenni si è nutrito di figure che hanno lavorato per la ricerca di un equilibrio fra Ovest ed Est, per promuovere i diritti umani e in favore del dialogo: da Dag Hammarskjöld a Juho Paasikivi, da Olof Palme a Urho Kekkonen. Eppure, la regione baltica è stata a lungo un luogo di confronto – spesso conflittuale – per il dominio dell’area, fin dai secoli XVI e XVII, quando Svezia e Danimarca rivaleggiavano per il controllo del Baltico. Grazie al dominium maris Baltici la Svezia divenne una grande potenza europea (e il Baltico il suo mare interno); nel XVIII secolo il principale contendente di Stoccolma fu invece l’Impero russo, che nel secolo successivo riuscì a sottrarle l’egemonia sul Baltico. Alla fine del Primo conflitto mondiale, quando Lettonia, Estonia, Lituania e Finlandia acquisirono l’indipendenza, sorsero circoli intellettuali che auspicavano che la Svezia potesse tornare la principale potenza regionale. Nel secondo dopoguerra, però, i Paesi scandinavi sventolarono la bandiera dell’“eccezionalismo” e del modello nordico/scandinavo, una terza via improntata su democrazia, pace e benessere sociale. La retorica pacifista e neutralista costituì il motore della politica della regione: gli attori politici svolsero il ruolo di “costruttori di ponti” nel conflitto Est-Ovest. La neutralità permise di tenere le distanze tanto dal Patto di Varsavia quanto dalla Nato, tenuto conto della presenza di contingenti armati russi nel Baltico e nell’Artico e delle basi Nato in Norvegia e Islanda.
Già l’invasione russa della Crimea nel 2014 aveva destato molta preoccupazione nei Paesi della Nato confinanti con la Federazione russa
L' invasione russa della Crimea nel 2014 ha destato preoccupazione nei Paesi della Nato confinanti con la Federazione Russa: Estonia, Lettonia e Lituania hanno reso obbligatorio il servizio militare e hanno avviato una serie di misure per addestrare i propri civili all’uso delle armi e delle tecniche di guerriglia in caso di un’invasione russa. Nel marzo 2015, l’esercito di Mosca ha effettuato esercitazioni su larga scala nelle acque a sud e a nord delle coste di Svezia e Finlandia: manovre che non hanno mancato di mettere in allarme Stoccolma ed Helsinki. Nelle realtà insulari dei due Paesi sono state però fornite risposte diverse alla minaccia russa.
L’isola di Gotland è una provincia svedese che riveste un ruolo strategico nell’area baltica: si trova a circa 90 chilometri dalla Svezia continentale, a 130 chilometri dalla Lettonia e a soli 248 chilometri dall’enclave russa di Kaliningrad. A partire dal 2015, il governo svedese ha di fatto rimilitarizzato l’isola, consapevole della vicinanza della flotta russa di stanza a Kaliningrad, così come i suoi missili Iskander a capacità nucleare. Nel 2016 è stata stanziata una somma considerevole di risorse per la difesa nazionale e Stoccolma ha accordato alla Nato la possibilità di effettuare esercitazioni militari sul proprio territorio. Nello stesso anno, la Svezia si è opposta alla richiesta dell’azienda russa Gazprom di affittare il porto di Slite per la costruzione di Nord Stream 2 – il gasdotto, non attivo, realizzato per trasportare il gas proveniente dalla Russia nell’Europa occidentale attraverso il mar Baltico. Questa decisione è maturata a causa delle crescenti preoccupazioni in merito alla sicurezza di Gotland. Nel dicembre 2017, la Svezia ha istituito un’unità di 350 soldati con base sull’isola. L’escalation bellica degli ultimi tre mesi ha indotto il governo di Stoccolma ad aumentare il numero di militari con l’obiettivo di raggiungere le 4.000 unità. Recentemente il comandante del reggimento di Gotland, il colonnello Magnus Frykvall, ha sottolineato l’importanza di difendere e rimilitarizzare l’isola. Questo perché dal piccolo arcipelago sarebbe possibile controllare il movimento marittimo e aereo in tutto il Baltico meridionale.
Il grande interrogativo è se l’ingresso nella Nato della Svezia e della Finlandia finirà per indebolire il già fragile, modello nordico/scandinavo o costituirà un’arma efficace per la difesa della regione
Insieme a Gotland è altrettanto strategica la difesa delle isole Åland, note come “Isole delle pace”. L’arcipelago finlandese ha costituito un modello di cooperazione e di risoluzione pacifica dei conflitti che riguardano le minoranze linguistiche. Alla fine della dominazione svedese (1157-1809), le isole Åland, abitate da una popolazione svedesofona, divennero – insieme al Granducato di Finlandia – parte del territorio russo. Nel 1856 il Trattato di Parigi decretò attraverso una convenzione tripartita tra Gran Bretagna, Francia e Russia la fine della Guerra di Crimea: tra le clausole ve n'era una relativa alla demilitarizzazione delle Isole Åland, ossia il divieto di costruire fortificazioni nell’arcipelago. In seguito all’indipendenza della Finlandia dalla Russia (1917), sorse nell’arcipelago un movimento irredentista che ambiva all’annessione al Regno di Svezia. La questione fu portata all’attenzione del Consiglio della Società delle Nazioni nel 1921: questa istituzione stabilì il riconoscimento dell’arcipelago come provincia autonoma della Finlandia e il conferimento di uno status speciale nell’ambito del diritto internazionale.
I rapporti tra le isole Åland e l’Unione europea sono regolati da uno specifico protocollo. Nel 1995, affinché la Finlandia potesse aderire alla Ue, è stata necessaria l’approvazione del Parlamento alandese, a riprova dello statuto particolare di cui gode l’arcipelago. Sempre nel 1921 fu adottata una Convenzione sulla non fortificazione e la neutralizzazione dell’arcipelago che implicava, oltre alla demilitarizzazione, il divieto di utilizzare “direttamente o indirettamente” il suo territorio per finalità militari anche in tempo di guerra.
La demilitarizzazione e la neutralizzazione prevedono che la Finlandia in caso di attacco contro le isole Åland sia pronta a intervenire per assicurare il mantenimento dello status demilitarizzato e neutrale dell’arcipelago. Il 7 maggio 2022, poco prima che la Finlandia formalizzasse la sua richiesta di adesione alla Nato, il ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto, chiamato a rispondere in un’intervista a una domanda che riguardava l’eventuale minaccia di un’invasione delle isole Åland da parte di contingenti russi, menzionava la rilevanza strategica dell’arcipelago ma precisava come la pianificazione militare avrebbe avuto luogo soltanto se vi fosse stata una reale minaccia diretta contro le isole. Nel mese di aprile lo speaker del Parlamento finlandese, Matti Vanhanen, aveva dichiarato come gli avvenimenti internazionali avrebbero dovuto indurre la popolazione ålandese a interrogarsi sull’opportunità di avviare un processo per modificare lo status di provincia neutrale e demilitarizzata.
A Gotland è partita una corsa agli armamenti ancor prima che fosse richiesta l’adesione alla Nato; nell’arcipelago delle Åland la popolazione sembra, pur condividendo la necessità di aderire all’Alleanza atlantica, volere strenuamente difendere i tre capisaldi su cui si fonda il modello alandese: l’autonomia, la demilitarizzazione e la neutralizzazione.
La regione nordica/baltica vide nella fine della Guerra Fredda un momento di cesura nella sua storia. Risorse così quell’idea di unità nello spirito di cooperazione che risaliva ai tempi della Lega Anseatica. Questa idea di cooperazione è insita anche nella recente richiesta di adesione alla Nato (18 maggio 2022): l’ambasciatore finlandese alla Nato Klaus Korhonen e l’omologo svedese Axel Wernhoff si sono mostrati sulla scena internazionale uniti per far fronte a una situazione di crisi e per lavorare di concerto per la sicurezza dell’area.
Tuttavia, l’adesione alla Nato potrebbe accrescere le tensioni nella regione. Il grande interrogativo è se l’ingresso nella Nato della Svezia e della Finlandia finirà per indebolire il già fragile, modello nordico/scandinavo o costituirà un’arma efficace per la difesa della regione. Il mito del Norden potrebbe sfiorire: ciò che sta accadendo a Gotland, in Svezia, e nelle isole Åland, in Finlandia, ci offre alcune indicazioni che meritano attenzione.
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