Tunisia

Difficile parlare di democrazia in riferimento alle elezioni tunisine, in cui è stato rieletto il presidente Kais Saied con oltre il 90% dei consensi e ha votato nemmeno il 30% degli aventi diritto

Come mai, improvvisamente, l'Europa si interessa alle sorti della Tunisia? Forse perché ci troviamo di fronte a una ridefinizione della difesa dei nostri interessi in materia di migrazioni

Con la nuova legge elettorale voluta da Kais Saied, la maggior parte dei partiti ha dichiarato il boicottaggio delle prossime elezioni. A fare da contrappeso al potere presidenziale restano solo le grandi corporazioni

Il presidente Kais Saied ha smantellato pezzo per pezzo le istituzioni democratiche  concentrando il potere nelle proprie mani. La crisi si fa sentire, ma per ora il Paese sembra reggere. Che ne sarà della democrazia tunisina?

Dieci anni dopo la Rivoluzione dei Gelsomini, la Tunisia si trova nelle mani di un presidente che ha tenuto il potere congelando di fatto il Parlamento. Il futuro del Paese è tutt’altro che roseo

Domenica scorsa, 6 ottobre, si sono tenute le votazioni per il nuovo Parlamento tunisino. L'esito delle elezioni è stato piuttosto frammentato, ma il dato più preoccupante è quello dell'astensionismo

Tutti attendevano la tradizionale allocuzione alla nazione prevista per il 25 luglio, festa della Repubblica. Ma quella mattina i tunisini hanno invece ricevuto l’annuncio della morte del loro presidente Essebsi per intossicazione alimentare 

Si fa un gran parlare dei migranti che attraversano il Mediterraneo con la speranza di approdare sulle coste italiane, ma poca o pochissima attenzione si rivolge ai morti. Che ne è dei loro corpi?

Davanti ai risultati del primo voto municipale in Tunisia, sette anni dopo la Rivoluzione, la domanda è: «Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?»

Il 2018 è iniziato all’insegna di una nuova serie di proteste in Tunisia, proprio contro quelle condizioni di sofferenza economica e sociale che, invece di essere alleviate con il nuovo corso politico, per molti versi sono andate aggravandosi

La mancanza di prospettive di lavoro rappresenta la vera piaga della Tunisia e genera, per quei giovani che nella Rivolta del 2011 rappresentavano la generazione del cambiamento, marginalizzazione e disincanto

Con l'apertura del suo decimo congresso il partito islamico Ennahdha ha inscenato, davanti a invitati di spicco da tutto il mondo, la propria legittimazione democratica, ma non si può affermare che sia diventato «un partito come gli altri»

La protesta scoppiata a fine gennaio a Kasserine è simile in apparenza a quella che nel 2010 si è trasformata in rivoluzione, tanto che subito si sono alzate voci su una «seconda rivoluzione». Eppure non tutto è lo stesso

A pochi mesi dall’attentato del Bardo, la Tunisia viene nuovamente colpita, con un attacco ancora più cruento, con lo scopo di voler far naufragare la delicata transizione del Paese

L’attentato del Bardo ha generato in Europa uno slancio di solidarietà simile a quello dei primi mesi del 2011, con il rischio che questa si esaurisca non appena confrontata con la complessità e le contraddizioni del Paese 

Al di là della retorica sull’«eccezione tunisina», che cosa ha impedito finora, qui e solo qui, al processo democratico di deragliare come negli altri Paesi delle primavere arabe? Tre fattori sembrano aver fatto la differenza

Una possibile mobilitazione dell’apparato poliziesco in funzione antigovernativa è accettabile per una parte dell’opposizione, mentre per gli islamisti si tratta invece di andare a nuove elezioni al più presto