Perché? Ma come è possibile? Nelle ore in cui uscivano i primi dati, smentiti, confermati e infine più o meno definitivi, questa era la domanda che girava in Rete: come è possibile che un numero così alto di italiani continui a dare il proprio voto a Berlusconi? Uno stupore e una domanda più che legittimi, soprattutto per chi in questa lunghissima e pessima campagna elettorale si era convinto in cuor suo che stavolta il “volto buono dell’Italia” avrebbe prevalso. Ma proviamo per un momento – sì, è dura, ma proviamoci lo stesso – a rimuovere dai grafici con i risultati la foto di Berlusconi e abbiniamo invece voti assoluti, percentuali e relativi seggi ottenuti alle due Camere semplicemente alla “destra”. Potevamo pensare realmente che la destra scomparisse dal Parlamento italiano (il Pdl ha pur perso 6.297.343 voti alla Camera, passando dal 37,38 al 21,56%, la Lega 1.634.387 voti, passando dall’8,29 al 4,08%)? O se non altro che la coscienza politica dell’elettorato di destra fosse così rapidamente maturata da scivolare verso la lista civica intitolata al premier Monti (che, sempre alla Camera, non ha portato a casa neppure la metà dei soli voti perduti dal Pdl)? Così, a poche ore dalla pubblicazione dei risultati definitivi, il dato di fondo è l’ingovernabilità, grazie a un Senato senza maggioranza. I nostri padri costituenti pensarono a un sistema parlamentare bicamerale, e finché il sistema politico italiano è stato dominato dal corpaccione della Democrazia cristiana (con un proporzionale, va da sé) ha retto. Ma da molto tempo ormai è chiaro che la legge elettorale grazie alla quale l’ultimo governo Berlusconi ha governato spadroneggiando andava cambiata, pena un sistema parlamentare bloccato. Eppure, nonostante questo e nonostante i ripetuti appelli del presidente della Repubblica, non sono bastati i tredici mesi di governo tecnico che hanno preceduto la campagna elettorale vera e propria per mettere d’accordo le forze politiche. Il Pd forse si era illuso di poter prevalere anche con il Porcellum, sia alla Camera sia al Senato? Mal gliene incolse.
Oltre i rimorsi per non avere dato spazio a Matteo Renzi, di cui molto si continuerà a discutere, oltre le scaramanzie per avere cantato vittoria troppo presto, oltre la palese incapacità di rimettersi in gioco (superata la comprensibile euforia post-primarie) nelle piazze un tempo occupate dalle bandiere rosse, quello che resta è una profonda delusione per non avere compreso in tempo che le cose sarebbero finite molto male. L’impasse politico-istituzionale sembra drammatica: di nuovo sarà cruciale il ruolo di Giorgio Napolitano, forse suo malgrado; in attesa di vedere quello che invece vorrà (e saprà) giocare la vera grande novità di queste elezioni politiche 2013.
Post scriptum populista: però è il caso di trovare qualche consolazione, in questo voto: e l’eliminazione dal gioco di alcuni ex parlamentari, per quanto parziale, ci soddisfa assai.
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