Del Movimento 5 Stelle si è spesso parlato sfruttando le boutades di Beppe Grillo, che fornivano ai media titoli pronti ed efficaci e catch-words su cui imbastire qualche considerazione generale. La superficialità con cui si è guardato al M5S ha fatto velo alla comprensione di un partito che ha ottenuto risultati elettorali oggettivamente straordinari. Infatti sono poche le analisi approfondite: si limitano a due lavori collettivi a cura di Piergiorgio Corbetta, nel 2014 (con Elisabetta Gualmini) e nel 2018, pubblicati dal Mulino, e, sostanzialmente, solo al libro di Davide Vittori, Il valore di uno, Luiss University Press, 2020; più alcuni saggi nelle riviste accademiche. M5S ha attraversato varie fasi e una disamina delle sue posizioni politico-ideologiche sarebbe certo di grande importanza. In questa sede puntiamo i fari su un altro versante, e cioè i recenti mutamenti nella sua strutturazione organizzativa. E, ancora più precisamente, sul processo che ha portato a definirne la fisionomia innovando vari elementi costitutivi.

Occorre tenere alta l’attenzione sui recenti mutamenti nella strutturazione organizzativa del M5S. E, ancora più precisamente, sul processo che ha portato a definirne la fisionomia innovando vari elementi costitutivi

Il processo di ridefinizione dell’impianto organizzativo del M5S si è sviluppato in tre fasi, dal 20 agosto al 21 novembre: l’ascolto dei bisogni, il confronto deliberativo e l’Assemblea costituente. Un elemento particolarmente “insolito” riguarda il ruolo affidato ad una struttura esterna con competenze nella gestione di processi decisionali collegiali (Avventura Urbana) per portare a termine il complesso iter di formulazione e definizione della nuova struttura.

La prima parte del percorso, “l’ascolto dei bisogni”, aveva l’obiettivo di raccogliere i “bisogni, obbiettivi strategici e cambiamenti organizzativi” (come specificato nelle Modalità di svolgimento dell’Assemblea costituente del M5S) che i partecipanti ritenevano cruciali. La raccolta delle opinioni (anonime) è avvenuta online su una piattaforma creata per l’occasione. Oltre agli iscritti al M5S – da almeno 6 mesi – potevano partecipare anche non-iscritti purché avessero approvato i termini di privacy e la Carta dei Principi e dei Valori del Movimento. Inoltre i membri dei vari organi interni al Movimento (comitati politici, gruppi territoriali e gruppi consiliari) nonché gli appartenenti ad associazioni interessate a contribuire al dibattito potevano inviare direttamente attraverso mail; questi contributi erano denominati “quaderni degli attori”, a indicare il rilievo di queste componenti particolari. Una volta raccolti tutti gli input, circa 22.000, è stato affidato alla società Avventura Urbana il compito di riorganizzare coerentemente tutti i temi pervenuti. Ne sono risultati 20 cluster tematici, poi ulteriormente ridotti a 12 attraverso una votazione online, alla quale sono stati chiamati a partecipare gli iscritti e i non-iscritti che erano stati coinvolti in questa fase di “ascolto”. Le priorità emerse dalla votazione riguardavano temi quali sanità, economia e sviluppo, transizione ecologica; ma molti consensi riscuoteva anche la revisione organizzativa del Movimento.

Il secondo step verso l’Assemblea Costituente, il confronto deliberativo, si è sviluppato intorno a focus groups online incentrati sulle 12 priorità prodotte nella prima fase. I dibattiti, svolti in videoconferenza, si sono avvalsi per ogni tavolo virtuale di professionisti, indicati da Avventura Urbana, in qualità di moderatori. Diversamente dalla prima fase, la platea dei partecipanti al confronto deliberativo è stata limitata a un campione, stratificato per quote, di 300 iscritti, estratti a sorte adottando un software della società Multicast, Skyvote. Il campione da cui estrarre i partecipanti doveva essere rappresentativo della popolazione italiana per genere, età e macroarea di appartenenza. Tuttavia, su precisa indicazione della leadership, è stata poi adottata una sovra-rappresentazione del 30% la presenza di giovani tra i 16 e i 36 anni. Da notare che, per garantirne la privacy, i nomi dei 300 estratti sono stati sostituiti con codici identificativi e i vari passaggi di questa procedura sono stati seguiti e certificati da un notaio. L’imprinting giuridico-formale della leadership emerge chiaramente.

Agli iscritti coinvolti in questo passaggio, suddivisi in sottogruppi da 10 persone, sono state consegnate linee guida allo scopo di facilitare (nelle intenzioni dei proponenti) il dibattito. Questi sottogruppi sono stati affiancati nel loro lavoro da alcuni dirigenti del M5S quali consulenti “tecnici” e da alcune personalità con competenze specifiche. In realtà, tale presenza solleva una serie di interrogativi sulla possibilità da parte di queste figure istituzionali, inevitabilmente percepite come autorevoli – nonché, assai probabilmente, in linea con l’impostazione politica generale della leadership – di indirizzare se non determinare il corso della discussione.

Inoltre, a conferma della declinazione in senso giovanilista del partito, parallelamente a queste sessioni di dibattito, sono stati organizzati altri tavoli di discussione con un campione di 30 non iscritti che avevano partecipati alla prima fase e altri 30 giovani tra i 14 e i 17 anni che, attraverso una call aperta chiamata, “Fai Sentire la Voce di una Generazione”, avevano dato la loro disponibilità a partecipare alla fase deliberativa. Conclusa questa seconda fase, Avventura Urbana con l’ausilio degli esperti chiamati dal partito a coadiuvare questo lavoro, ha elaborato i report che hanno poi portato del Documento di Indirizzo, con i temi e le proposte da votare nella fase finale.

Nella terza e ultima fase, quella dell’Assemblea Costituente, le priorità del Documento di Indirizzo sono state votate online, negli stessi giorni della celebrazione dell’evento finale, il meeting Nova, tenutisi il 23 e 24 novembre a Roma. I risultati delle votazioni sono stati letti da un notaio (!) prima dell’intervento conclusivo di Giuseppe Conte.

Al termine di questo lungo e complesso iter, il M5S ha assunto una nuova veste. La ridefinizione organizzativa si imperniava soprattutto ma non solo sul ruolo di Beppe Grillo e sulla ricandidabilità dopo due mandati. Nonostante il risveglio del fondatore, intervenuto più volte per ribadire i punti cardine della sua creatura, ormai in fase di mutazione genetica, la maggioranza ha decretato l’abolizione della figura del garante così come precedentemente prevista con il 63,2% di favorevoli; contestualmente, ha approvato il trasferimento dei poteri di quella carica a un nuovo ente collegiale. Una scelta che è stata riconfermata con una maggioranza significativamente più ampia (80,6%) nell’ulteriore votazione di dicembre richiesta da Grillo a verifica del voto precedente. Anche il simbolo, per il 78,6%, potrà essere modificato da un voto degli iscritti. Ma qui si vedrà se interverranno i tribunali... Altre decisioni hanno seguito l’impostazione di aumentare la collegialità di alcuni organi e procedure decisionali e di eleggere dalla base i coordinatori territoriali, fin qui nominati dal vertice. Infine, sulla questione tanto dibattuta della candidabilità dopo due mandati, l’indicazione è stata univoca: la regola dei due mandati viene modificata in senso generale con il 72,1% di favorevoli, e tale scelta è stata poi declinata su vari aspetti, tutti accettati da amplissime maggioranze.

Mentre l’attenzione dei media si è tutta concentrata sullo scontro tra i due leader, il vero punto focale di questo lungo iter congressuale sta nell’utilizzo di vari strumenti e modalità di interazione per arrivare a una conclusione

Alla fine di questo lungo excursus appare chiaro che, più delle deliberazioni adottate, è rilevante il processo con cui i pentastellati sono arrivati a definirle. Mentre l’attenzione dei media si è tutta concentrata sullo scontro tra i due leader e sulla autodefinizione politico-ideologica di “progressisti indipendenti” come fosse un nuovo programma di Gotha, il vero punto focale di questo lungo iter congressuale sta nell’utilizzo di vari strumenti e modalità di interazione per arrivare a una conclusione. Il coinvolgimento in varie fasi di decine di migliaia di persone e il voto di circa 50.000 militanti nell’ultima consultazione richiesta da Grillo per la verifica delle precedenti deliberazioni, attestano una capacità di coinvolgimento diretto, non mediato, di grandi proporzioni. È ormai prassi consolidata e stucchevole guardare con sufficienza al M5S puntando l’attenzione su aspetti ingenui e folkloristici. In questo caso, vale dedicare maggiore attenzione sia alla complessità sia alla diversificazione dei metodi con cui sono state prese le decisioni, e anche al coinvolgimento di tante persone dentro e fuori il partito. Una capacità di attrazione e mobilitazione che molti partiti lamentano. L’allontanamento di tanti dalla politica riguarda, forse, anche la scarsa innovazione dei modi di far politica.