Da quasi 10 anni l’Osservatorio di Pavia segue la copertura mediale dei temi ambientali. I Rapporti Ecomedia dal 2015 al 2019 mettevano in evidenza come l’informazione dei Tg nazionali fosse caratterizzata da un’attenzione altalenante e prevalentemente concentrata su questioni emergenziali, come terremoti o alluvioni. Un articolo dedicato all’informazione sulla crisi climatica pubblicato nel 2020, che prendeva spunto dalla petizione di Avaaz.org rivolta alla Rai con la richiesta di «mettere in primo piano l’informazione sulla crisi climatica», attestava un segnale di cambiamento nella direzione di un miglioramento. I principali 7 Tg nazionali di fascia prime time nei mesi di maggio e giugno 2020 dedicavano una media di una notizia ogni tre giorni alla crisi climatica, prevalentemente attraverso servizi di approfondimento e di sensibilizzazione, sottratti ai tradizionali criteri del newsmaking che favoriscono la notiziabilità degli eventi climatici estremi. L’articolo concludeva affermando che «dati e statistiche di due mesi d’informazione non bastano certo a individuare tendenze di lungo periodo».

L’occasione di un’analisi più estesa, in grado di rilevare tendenze di lungo periodo, si è presentata all’inizio del 2022 con il progetto di Greenpeace Italia che ha affidato all’Osservatorio di Pavia un’attività di monitoraggio sull’attenzione dedicata alla crisi climatica nei principali Tg prime time nazionali, in una selezione di programmi Tv e su 5 quotidiani nazionali. Il 9 novembre sono stati pubblicati i risultati preliminari relativi al secondo quadrimestre (1° maggio - 31 agosto 2022), integrati da dati di confronto con il primo quadrimestre (1° gennaio - 30 aprile 2022).

L’attenzione dell’informazione italiana per la crisi climatica e per i temi della riduzione delle emissioni e della decarbonizzazione evidenzia un andamento lineare crescente lungo tutto il quadrimestre, con un picco nel mese di luglio. Dal 1° maggio al 31 agosto, i quotidiani pubblicano quasi quattro articoli al giorno (3,62), i Tg quasi una notizia ogni due giorni (0,43), le trasmissioni Tv ne parlano in più di una puntata su quattro (27%). La copertura da parte della stampa, sebbene sia maggiore rispetto alla Tv, nel 37,6% dei casi riguarda articoli che si limitano a citare la crisi, che è tema centrale in meno di un articolo su quattro (23,6%). Il coverage televisivo è minore, ma più focalizzato sulla crisi climatica, centrale nel 38,3% dei servizi dei Tg e nel 36,4% delle trasmissioni Tv, o parti di esse. La stampa dedica anche più spazio ad articoli che sono focalizzati sulla riduzione delle emissioni e sulla decarbonizzazione ma non ne citano la relazione con il climate change: 22,1% vs. il 5,7% dei Tg e il 6,7% delle trasmissioni Tv.

Gli articoli di giornale dedicati alla crisi climatica sono originati prevalentemente da quelli economici o politici, mentre a superare la soglia della “notiziabilità” dei Tg e delle trasmissioni Tv sono soprattutto gli eventi climatici o naturali

Differenze fra l’informazione dei quotidiani e quella della televisione emergono anche a livello di eventi che generano la notizia: gli articoli di giornale dedicati alla crisi climatica sono originati prevalentemente da quelli economici (28,5%) o politici (20,4%), mentre a superare la soglia della “notiziabilità” dei Tg e delle trasmissioni Tv sono soprattutto gli eventi climatici o naturali (Tg 67,2%; trasmissioni Tv 59,8%). In linea con questi risultati, l’argomento più trattato dall’informazione televisiva sono i fenomeni climatici estremi e il frame prevalente è di tipo ambientale (73,3%, nei Tg; 64,9% nelle trasmissioni Tv). Sui giornali, il tema più frequente è la crisi climatica in generale, spesso citata in pezzi che non approfondiscono la questione; a seguire gli eventi estremi, poi le policies, la riduzione delle emissioni, l’economia e l’energia; e il frame prevalente è quello politico (26,7%).

L’ampia concentrazione dei Tg su eventi estremi è contestuale a una bassa attenzione per le cause della crisi climatica (6,9%), per lo più ricondotte a una generica azione antropica, e a una maggiore focalizzazione sulle conseguenze (74,7%). La stampa esplicita le cause nel 28,9% degli articoli, riconducendole nel 32,3% dei casi alle emissioni di CO2, e le conseguenze nel 37,7% dei casi. Le trasmissioni Tv, forse anche per ragioni di maggior spazio, sono più attente sia alle cause, esplicitate nel 46,4% dei casi e ricondotte prevalentemente a emissioni di CO2 e combustibili fossili, sia alle conseguenze, citate nell’80,4% dei casi.

Quanto ai soggetti citati o intervistati, i tre generi informativi sono accumunati dalla tendenza più o meno marcata a non identificare nessuno come responsabile della crisi climatica, per il resto, evidenziano profili parzialmente differenti. Sulla stampa hanno spazio numerose tipologie di soggetti, fra i quali prevalgono le aziende (16,3%), gli esperti (15,4%), i politici o istituzioni nazionali (12,8%) e le associazioni ambientaliste (12,2%). Nei Tg, c’è una maggiore concentrazione di esperti (28,2%) e di politici o istituzioni nazionali (25,3%), e una presenza anche delle associazioni ambientaliste (13%). Le trasmissioni Tv hanno un profilo parzialmente simile ai Tg, con una prevalenza di esperti (28,5%) e di politici (22,1%), e uno spazio dedicato alle associazioni ambientaliste (9,2%), ma, a differenza dei Tg, attestano anche una elevata visibilità di giornalisti opinionisti (19,3%). In tutti i casi, i soggetti del discorso sulla crisi climatica risultano impegnati, in termini di consapevolezza, ricerca e azione, politica, sociale o aziendale, con percentuali elevate, che variano dal 70,3% nelle trasmissioni Tv, al 72,9% dei Tg, all’80,2% dei quotidiani. Lo spazio dedicato a posizioni negazioniste è limitato, pari al 5,2% nelle trasmissioni Tv, al 2,9% nei Tg e allo 0,1% nei quotidiani.

Quanto ai soggetti citati o intervistati, i tre generi informativi sono accumunati dalla tendenza più o meno marcata a non identificare nessuno come responsabile della crisi climatica

Fin qui i dati complessivi relativi al secondo quadrimestre. Venendo al confronto fra il primo e il secondo quadrimestre, tutti i tre generi informativi attestano una crescita dell’attenzione dedicata alla crisi climatica mensilmente lineare dal 1° gennaio al 31 agosto (Grafico 1, Grafico 2, Grafico 3). La copertura da parte della stampa cresce meno rispetto a quello di Tg e trasmissioni Tv, ma è complessivamente più elevato sin dal primo quadrimestre. Inoltre, è contestuale a un aumento significativo dell’attenzione sia per le cause (dal 22,5% al 28,9%) che per le conseguenze della crisi climatica (dal 29,3% al 37,7%), mentre l’aumento dell’attenzione dedicata alla crisi climatica dai Tg e dalle trasmissioni Tv è contestuale a una maggiore attenzione solo per le conseguenze (Tg, dal 61,9% al 74,7%; Tv dal 77,3% all’80,4%) e non per le cause, che risultano, al contrario, meno argomentate (Tg, dal 22,6% al 6,9%; Tv dal 50% al 46,4%).

I principali risultati sin qui esposti attestano un coverage crescente nel secondo quadrimestre 2022 rispetto ai primi mesi dell’anno, soprattutto nei Tg e nelle trasmissioni Tv, concentrate, però, prevalentemente sugli eventi estremi che non sono mancati durante un’estate che passerà alla storia come la più calda e siccitosa degli ultimi 30 anni in Europa e come l’estate della tragedia sulla Marmolada. Questi risultati sembrerebbero confermare la tendenza dei Tg a coprire per lo più eventi emergenziali, che trovano spazio anche sulla carta stampata, a fianco di una più nutrita varietà di argomenti, soprattutto di tipo economico e politico. La maggiore attenzione per la crisi climatica, e per le questioni della riduzione di emissioni e della decarbonizzazione, nei mesi estivi si accompagna a una ricorrente marginalità della trattazione del tema, soprattutto per la stampa, in linea con quanto emerso anche nel primo quadrimestre, caratterizzato da una generale scarsa attenzione a indagare e rendere visibili cause e responsabili del climate change. Un altro aspetto osservato in entrambi i quadrimestri, e trasversale a tutti i generi informativi, è la maggiore visibilità delle posizioni di attori consapevoli o impegnati rispetto alle posizioni di soggetti disimpegnati o negazionisti, e di esperti interpellati, più o meno frequentemente, a seconda del genere informativo, come fonti di notizia.

[Nota metodologica. I dati qui presentati sono il risultato di una content analysis quali-quantitativa su screening preliminare di notizie contenenti le seguenti parole chiave: clima, climate change, climatica-, decarbonizzazione, effetto serra, emissioni climalteranti, gas serra, global warming, riduzione /abbattimento/azzeramento delle emissioni, riscaldamento/surriscaldamento globale. Il campione di analisi è stato selezionato sulla base di criteri di readership, per la stampa, di audience e rappresentanza dei diversi canali Tv generalisti, per i Tg, di rappresentanza fra diversi broadcaster e fasce orarie, per i programmi Tv, e comprende i seguenti Tg di fascia prime time: TG1 ore 20,00, TG2 20:30, TG3 19:00 (Rai), TG4 18:55, TG5 20:00, Studio Aperto 18:30 (Mediaset), Tg La7 20:00 (La7); le seguenti trasmissioni Tv: Unomattina e Cartabianca (Rai), Mattino 5 e Quarta Repubblica (Mediaset), L’Aria che tira e Otto e mezzo (La7); i seguenti quotidiani: “Avvenire”, “Corriere della Sera”, “Il Sole - 24 Ore”, “la Repubblica”, “La Stampa”. Per gli articoli di giornali lo screening è stato effettuato a giorni alterni; per i Tg e le trasmissioni Tv lo screening copre tutte le edizioni e puntate trasmesse. Al fine di garantire continuità al monitoraggio dei programmi Tv nel periodo estivo, il campione è stato esteso a Morning newsIn onda, i programmi che hanno sostituito rispettivamente Mattino 5, su Canale 5, e Otto e mezzo, su La7.]