Un discorso “anima e cuore” quello che Ursula von der Leyen ha pronunciato la scorsa settimana di fronte al Parlamento europeo nel presentare lo “stato dell’Unione 2020”. La presidente della Commissione europea non poteva che partire dalla drammatica crisi del Covid-19 che “ci ha mostrato – sono parole sue – fino a che punto sia fragile la nostra comunità̀ di valori e quanto rapidamente possa essere messa in discussione in tutto il mondo e anche all'interno della nostra Unione”. Le corde emotive del discorso della presidente della Commissione europea si sono dirette alla volontà di “riscattarci da questo mondo dominato dal Coronavirus, da questa fragilità̀ e incertezza”. Le stesse corde hanno toccato i punti su cui il progetto europeo deve riprendere vigore e “indicare la via di uscita da questa fragilità̀ per approdare a una nuova vitalità̀”.
Il quadro in cui si è mossa Ursula von der Leyen è quello geopolitico, esattamente come aveva fatto all’inizio del suo mandato, tracciando le linee del suo mandato quinquennale. Sono bastati pochi mesi per trovarci in una situazione mai vissuta in precedenza. Di fronte a tutto ciò, le priorità non cambiano, ma cresce l’urgenza di accelerare i tratti salienti dell’agenda politica, trasformando la crisi pandemica in un’opportunità per l’Europa.
Primi su tutti, la trasformazione verde e digitale dell’Europa, entrambi obiettivi gravitazionali su cui ruoteranno le politiche europee dei prossimi anni. Per la trasformazione verde, ha ricordato von der Leyen, il Green deal europeo traccia la strada. “Il fulcro della nostra missione – ha ricordato – è di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050”. Agendo meglio e più̀ rapidamente, attraverso una modernizzazione sistemica dell'economia, della società̀ e dell'industria. Un vero salto di paradigma, per trattare più responsabilmente la natura e le modalità attraverso cui produciamo, consumiamo, viviamo, lavoriamo, mangiamo, ci riscaldiamo, viaggiamo e trasportiamo. Con il Green deal, ha ricordato von der Leyen, puntiamo a una ripresa reale con un piano di investimenti per l'Europa. Il programma Next generation Eu punta a fare la differenza, tenuto conto che il 37% dei fondi sarà̀ destinato direttamente agli obiettivi del Green deal.
Parole chiare, come quelle riguardanti la trasformazione digitale, settore che si è dimostrato fondamentale al tempo della pandemia. La proposta è netta: un piano comune per l'Europa digitale con obiettivi chiaramente definiti per il 2030 in ambiti come la connettività̀, le competenze e i servizi pubblici digitali. Occorre agire con rapidità perché l’Europa deve tracciare la strada e non limitarsi a seguire quella tracciata da altri. Tre i cantieri da aprire e completare: i dati, l’intelligenza artificiale, le infrastrutture. Per questi cantieri servono risorse e la presidente della Commissione europea ha dichiarato che sulla trasformazione digitale l’Europa potrà contare sul 20% delle risorse di Next generation Eu.
Se lo schema progettuale centrale per la rinascita economica dell’Europa post crisi pandemica è chiaro, è altrettanto chiaro nelle parole di Ursula von der Leyen il contesto entro cui deve essere portato a termine: un’economia aperta. “Continueremo a credere – ha affermato – in un commercio aperto ed equo con tutto il mondo, non come fine a se stesso, ma come un mezzo per garantire la prosperità̀ nei nostri Paesi e promuovere i nostri valori e le nostre norme”. Von der Leyen ha altresì ricordato la posizione dell’Europa sulla globalizzazione affermando che l’Europa si impegnerà affinché sia giusta. Tuttavia, ha ricordato, “non possiamo darla per scontata. Dobbiamo insistere sull'equità̀ e sulla parità̀ di condizioni”. E l'Europa andrà̀ avanti su questa strada, da sola o con i partner che vorranno unirsi a noi. In quest’ottica, tenuto conto della paralisi del sistema globale, è urgente e necessario ridare vigore al sistema multilaterale e riformarlo. Nella stessa ottica, la presidente della Commissione europea ha sottolineato gli obiettivi di difendere l’alleanza transatlantica, di avere rapporti aperti e franchi (sul rispetto dei diritti umani) con la Cina e di continuare a considerare l’Africa una priorità.
Se il paradigma verde e digitale è centrale nella progettualità europea, lo è altrettanto il lavoro perché, come ha rivendicato con forza von der Leyen, “nella nostra Unione la dignità̀ del lavoro è intoccabile”. Per questo motivo, la presidente della Commissione ha annunciato un’iniziativa innovativa nella storia dell’Europa organizzata per sostenere i Paesi membri: la creazione di un quadro per il salario minimo. Sottolineando che “tutti devono poter accedere a salari minimi, che sia attraverso contratti collettivi o salari minimi legali”. Il cantiere che si apre sul salario minimo si colloca all’interno dell’economia sociale di mercato che ha il suo principio cardine della solidarietà.
Ursula von der Leyen ha invocato lo stesso principio associandolo a quello della responsabilità quando ha affrontato il tema della migrazione per il quale ha annunciato la proposta della Commissione europea di un nuovo patto europeo. “Salvare vite in mare non è un'opzione facoltativa”, ha ricordato, aggiungendo che “quei Paesi che assolvono i loro doveri giuridici e morali o sono più̀ esposti di altri devono poter contare sulla solidarietà̀ di tutta l'Unione europea". Il nuovo patto sulla migrazione, che sarà fondato su un approccio umano e umanitario, punta a garantire un legame più̀ stretto tra asilo e rimpatrio, stabilendo una netta distinzione tra coloro che hanno il diritto di rimanere e coloro che questo diritto non ce l'hanno. La presidente della Commissione europea ha ribadito il principio di integrazione, ricordando l’impegno a garantire “che le persone che hanno il diritto di rimanere siano integrate e si sentano accolte” facendo tesoro della loro competenza, energia e talento. Solidarietà e responsabilità, dunque, per essere in grado di gestire insieme la questione della migrazione, che è una sfida europea.
Sulla base di questi principi, la Commissione europea ha presentato la settimana successiva le sue proposte concrete. Il Patto per la migrazione prevede tre pilastri. Il primo riguarda le procedure per l’identificazione delle persone che attraversano le frontiere esterne senza autorizzazione o sbarcate in seguito a soccorsi. In seguito agli accertamenti sarà individuata una procedura da seguire, tra cui decisioni di asilo o rimpatrio in tempi brevi. Gli strumenti digitali per la gestione della migrazione saranno rafforzati, così come conteranno su un maggiore sostegno operativo da parte delle agenzie dell’Ue.
Il secondo pilastro riguarda l’equa ripartizione e la solidarietà negli sforzi umanitari nei periodi di forte pressione duranti i quali ogni Stato membro deve contribuire. Concretamente, la Commissione propone dei contributi “flessibili” che vanno dalla ricollocazione dei richiedenti asilo dal Paese di primo ingresso all’assunzione della responsabilità delle decisioni di rimpatrio. Inizialmente previsti su base volontaria, questi contributi diventeranno più rigorosi e obbligatori. Infine, il terzo pilastro copre la cooperazione con i Paesi terzi, attraverso la definizione di partenariati che riguarderanno il traffico di migranti, l’individuazione dei percorsi legali e gli accordi di riammissione.
Le misure previste dai pilastri verranno messe in atto attraverso un approccio globale e una governance comune basate su un quadro giuridico e una pianificazione strategica più efficace, un ruolo più incisivo della guardia frontiera, un monitoraggio rafforzato e sulla creazione di un coordinatore dell’Ue per i rimpatri. Un primo accordo politico sul nuovo patto per la migrazione, in particolare per le proposte che sostituiranno il sistema “Dublino”, dovrà essere raggiunto da Parlamento europeo e Consiglio entro la fine dell’anno.
Tra le nuove sfide europee Ursula von der Leyen ha naturalmente messo in luce quella sanitaria, proponendo l’obiettivo di creare un’Unione europea della sanità. I passi da compiere in questa direzione sono il rafforzamento dell'Agenzia europea per i medicinali e il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie nonché la creazione di un'Agenzia europea per la ricerca e lo sviluppo avanzati in campo biomedico, sullo stile di quella statunitense. È tuttavia chiaro – ha sottolineato von der Leyen – che è necessario discutere la questione delle competenze sanitarie, un compito che ha definito “nobile e urgente”. Sui vaccini, von der Leyen è stata netta: il nazionalismo sui vaccini mette a rischio vite umane. La cooperazione le salva. L’obiettivo che deve perseguire l’Unione europea è quello di vaccino accessibile, economico e sicuro.
Nel suo approccio “anima e cuore”, la presidente della Commissione europea non poteva non evocare l’Europa dei valori, ribadendo la necessità di ricostruire la fiducia reciproca per andare avanti. Ha riconfermato altresì la centralità dello Stato di diritto, sottolineando il suo ruolo di garanzia per diritti e libertà. “Le violazioni dello Stato di diritto non possono essere tollerate”: così ha detto la presidente della Commissione europea anticipando la sua ferma attitudine a difendere questo principio. Tra i valori fondanti dello stato di diritto vi è il principio di uguaglianza e dunque di non discriminazione. In quest’ottica, Ursula von der Leyen ha annunciato un rafforzamento delle leggi sull’uguaglianza razziale e della lotta contro il razzismo.
Gli impegni che attendono l’Unione europea sono enormi, e non a caso la presidente della Commissione europea ha concluso il suo discorso sottolineando che il futuro dipende da quello che faremo. Che vi siano molte difficoltà da affrontare non è un segreto per nessuno. A cominciare dalla necessità di contare sulla volontà comune degli Stati membri a rendere più veloce il processo decisionale. Quando l’Europa si è trovata di fronte a problemi insormontabili è sempre riuscita a trovare soluzioni politiche. Oggi deve trovare il coraggio di superare le sue lentezze e di utilizzare con più frequenza il voto a maggioranza.
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