BS Professor Cornelißen, tra i suoi ambiti di ricerca spiccano la storia dell’Europa degli ultimi due secoli e la storia delle migrazioni. Oggi più che mai il nostro continente risulta segnato dai fenomeni migratori, che oltre a mutarne profondamente i caratteri sociodemografici incidono indirettamente sulle forme di rappresentanza politica nei diversi Parlamenti nazionali e nel Parlamento europeo. Crede che sia concreto il rischio di assistere a nuove, grandi mobilitazioni contro determinate popolazioni o etnie, come è accaduto in passato? O gli insegnamenti della storia faranno sì che le frange politiche più estreme restino marginali?

CC Vorrei rispondere da storico, ma qui si tratta di fare previsioni su qualcosa che sta accadendo ora. E quasi nessuno sa esattamente che cosa si svilupperà da questi movimenti. È evidente che in questo momento storico noi tutti in Europa siamo coinvolti in una crisi che è anche una crisi sociale, e lo si può osservare bene proprio in Germania. Mi riferisco in particolare a un movimento che si chiama Pegida, il cui acronimo tedesco sta per «Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes» («Europei patriottici contro l’islamizzazione dell’Occidente»), di cui sentiremo sempre più parlare. Pegida ha organizzato manifestazioni di protesta in diverse città tedesche, e stranamente ha avuto particolare successo a Dresda, in Sassonia, una città che ospita pochi aderenti all’Islam, quasi nessuno. Il che potrebbe significare che questo movimento è soprattutto espressione di una generale insicurezza. Chi scende in piazza raccogliendosi sotto gli slogan di Pegida sente che qualcosa sta cambiando: a Dresda, a Düsseldorf e nelle altre città.

BS La ritiene conseguenza della sensazione di insicurezza provata da tante persone?

CC Sì, un’insicurezza dovuta a cause di tipo sociale legate a loro volta agli esiti di grandi processi come la globalizzazione e l’europeizzazione, che sembra abbiano ridotto le opportunità di tanti individui nell’influenzare il corso degli eventi. In una situazione simile, come possiamo vedere, molta gente cerca capri espiatori, e trova particolarmente adatti a svolgere questa funzione gli immigrati dai Paesi arabi o africani, perfetti per una protesta di questo tipo.

BS Ma chi partecipa a queste manifestazioni e chi è alle origini di Pegida?

CC È difficile descrivere chi fa parte di Pegida e di movimenti analoghi. Non sono movimenti di lavoratori o studenti, con caratteristiche e appartenenze descrivibili in termini precisi. C’è infatti quella flessibilità sociale che è tipica di questo genere di gruppi. Naturalmente ciò non accade solo in Germania, e si può osservare, ad esempio, anche in Francia. Anche lì si organizzano proteste contro l’Islam senza conoscerlo, per quanto la situazione dei due Paesi e la loro storia di immigrazione sia diversa.

[Riproduciamo qui l'incipit dell'intervista pubblicata sul “Mulino” n. 1/15, pp. 167-178. L'intervista è acquistabile qui]