Ancora frastornato dalla batosta romana e dalla sorpresa torinese, il Partito democratico prova a trovare conforto nel risultato del ballottaggio bolognese che ha confermato per un secondo mandato il suo sindaco. “Suo” sino a un certo punto, in verità. Il rapporto tra il partito e Merola, infatti, è tutt’altro che lineare. La svolta renziana non ha travolto palazzo d’Accursio, tanto che a suo tempo il sindaco, già bersaniano convinto, venne accusato di improvvisa inversione a “u” tra Bologna e Firenze nel convertirsi al credo renziano, per quanto anche qui un certo rampante giovanilismo abbia cercato di farsi largo.

Tutt’altro che lineare, del resto, fu la stessa decisione di ricandidare il sindaco uscente, decisione a lunga soffocata da rumors che davano per certe alternative a dire il vero poco credibili. Ma quando finalmente la scelta di un secondo mandato Merola fu ufficializzata, non si può dire che il partito abbia seguito compatto. In pochi erano convinti che sarebbe bastato il primo turno, ma il 39,5% raccolto il 5 giugno fu comunque una discreta delusione, per non dir di peggio. Oggi, paradossalmente, un risultato non esaltante viene letto come una sorta di rivincita nei confronti del tiepido sostegno del segretario nazionale.

La riconferma arriva grazie a un 54,64% dei voti (45,36% la percentuale di voti raccolti dalla sfidante) e con un ulteriore calo della partecipazione: 53,17% contro il 59,65% del primo turno. Non solo Bologna ha (e non da ieri) ben pochi elementi per essere etichettata ancora come “rossa” ma, ammesso che la partecipazione al voto possa ancora essere considerato un dato di civismo, anche il dato sull’affluenza ne cambia parecchio i connotati, rispetto al tempo che fu.

Leggere di un’improvvisata “Bella ciao” cantata per festeggiare la rielezione fa sorridere e appare più che altro come un timido tentativo di riscossa tardiva di quel che resta del sentimento di sinistra che un tempo sommergeva e imperversava. La realtà, che andrà studiata nei dettagli, a cominciare dall’analisi dei flussi e dai voti nei quartieri, è che tanto il risultato del primo quanto il risultato del secondo turno hanno messo in luce un’amministrazione che non ha convinto una parte considerevole di bolognesi. Anche i numeri di questo secondo turno lo raccontano: rispetto al 5 giugno, Merola ha guadagnato 15.135 voti; la sua sfidante 30.853. Tutto questo senza un Movimento 5 Stelle capace di avanzare una proposta credibile e con un centrodestra che poco ha fatto se non appellarsi fiducioso alle comparsate in città di Matteo Salvini. Anche Bologna dimostra quindi di essere una città del tutto contendibile, esattamente come Torino, seppure per ragioni molto diverse. Difficile – e comunque molto pericoloso – sarebbe immaginare di poter governare per i prossimi cinque anni ignorando questi segnali.

Negli ultimi quindici giorni il sindaco ha mostrato di non dare affatto per scontata la vittoria, per quanto l’offerta politica che gli si contrapponeva nella giovane leghista Borgonzoni non rappresentasse un’alternativa credibile. Sono così partite le promesse, che fatte tra primo e secondo turno anziché “prima del primo” sono apparse tardive e sfilacciate. A cominciare dalla riduzione dell’imposizione fiscale per i meno abbienti con l’esenzione dell’Irpef comunale estesa fino alla soglia dei 15.000 euro, per giungere a un “mea culpa” su alcune scelte poco condivise con i cittadini, in primis quelle sulla mobilità e la chiusura nei weekend dell’asse principale del centro storico, tema su cui anche molti elettori storici del partito in questi anni hanno mostrato tutte le loro perplessità.

“Bella ciao” a parte, la gara vera comincia adesso, con un consiglio comunale che, tra l’altro, non potrà più contare su un appoggio significativo di una formazione come quella capeggiata dall’ex assessora al Welfare Amelia Frascaroli, molto vicina a Romano Prodi e al cattolicesimo d’impegno, spalla fondamentale su molti temi delicati durante il primo mandato. In attesa di conoscere la composizione della giunta e di valutare nei fatti quanto diversa e più vicina ai problemi della città sarà l’azione di governo di questo nuovo mandato.