La politica migratoria alla prova del voto. Mentre all’unisono i giornali italiani sottolineano, quasi con malcelata soddisfazione, la débâcle di Angela Merkel, i giornali tedeschi mostrano toni assai più contenuti. Nell’annus horribilis 2015 in Germania sono arrivati oltre un milione tra profughi, richiedenti asilo o semplici immigrati. Che un incremento così intenso e concentrato nel tempo potesse suscitare forti reazioni era prevedibile. Negli ultimi mesi gli atti di vandalismo contro i campi di accoglienza, anche violento, si erano moltiplicati, soprattutto dopo i fatti della notte di Capodanno a Colonia. Le più recenti indagini demoscopiche mostravano chiaramente che la maggioranza dei tedeschi era critica rispetto alla politica di apertura di cui Angela Merkel, in particolare all’inizio del settembre scorso, si era fatta portavoce: il 60% di disapprovazione contro il 40 % di approvazione.

C’è oggi molta cautela sui giornali tedeschi nell’interpretare gli esiti delle elezioni regionali in tre Länder importanti, come se si trattasse di un referendum contro la politica di accoglienza dei rifugiati avviata dalla Cancelliera.

Alla vigilia del voto, forte era il timore che questo scontento si esprimesse in una massiccia sottrazione di consensi nei confronti dei partiti che avevano approvato, sia pure con non lievi differenze, tale politica. Invece – come sottolineano, tra gli altri, la «Frankfurter Allgemeine Zeitung» e «Die Welt» – ciò non è avvenuto. Che la nuova formazione Afd (Alternative für Deutschland) abbia avuto un notevole successo e che la presenza di un partito alla destra della Cdu sia un dato nuovo del sistema politico tedesco sono due fatti che non possono esser messi in discussione.

Tuttavia, come scrive il «Tagesspiegel», la Merkel dovrebbe piangere di gioia perché almeno tre tedeschi su quattro hanno confermato il loro sostegno ai partiti che hanno appoggiato la sua politica, e l’Afd resta chiaramente una minoranza e una forza politica marginale e esterna al sistema politico democratico. Essa sottrae consensi a tutti i partiti e non solo alla Cdu: nel Baden-Württenberg soprattutto alla Cdu, in Renania soprattutto ai Verdi e in Sassonia soprattutto a Spd e Linke, cioè alla sinistra. Il suo successo resta contenuto all‘Ovest (tra il 12 e il 15%), mentre è cospicuo in Sassonia dove si attesta, con quasi il 25 %,  al secondo posto dopo la Cdu. Un segnale questo, come sottolinea la «Frankfurter Rundschau», che la spaccatura Est-Ovest, meno accentuata sul piano economico, resta grande sul piano della cultura politica.

Tutti i giornali riconoscono poi lo straordinario successo dei Verdi nella Renania-Palatinato, soprattutto a spese della Spd, la sostanziale tenuta della Cdu in Sassonia e della Spd in Renania. I Verdi vincono nel Baden-Württenberg, come previsto, e perdono in Renania, esattamente l’opposto della Spd. L’elettorato si sposta tra i due partiti a seconda della leadership locale.

La geografia politica tedesca resta comunque fortemente differenziata, l’Afd ha segnato un buon successo, ma la democrazia ha tenuto anche dopo l’impatto delle migrazioni, almeno sinora. Se possa reggere anche ad un’altra ondata come quella del 2015 e a segnali di rallentamento dell’economia è un’altra questione, ma il tono della stampa tedesca oggi è quasi di sollievo. Per ora il pericolo di una frana disastrosa verso la destra xenofoba è stato evitato. Ma sullo smottamento converrà comunque riflettere a fondo.