Le elezioni politiche del 4 marzo costituiscono per il Movimento 5 Stelle un risultato eccezionale. I numeri parlano chiaro: il partito aumenta i propri voti di quasi 2 milioni rispetto al 2013, una crescita che vale 7,2 punti percentuali  in termini di voti validi (dal 25,5% al 32,7%). Alle elezioni politiche del 2013 i consensi ottenuti dal M5S erano stati 8,7 milioni: una performance già allora straordinaria per un partito alla sua prima prova elettorale nazionale. Spesso i nuovi partiti subiscono delle perdite alla seconda prova nazionale, ma questo non è accaduto al M5S, che ha confermato di non essere un fenomeno passeggero nel panorama politico italiano.

Ma come è riuscito a migliorare ulteriormente il risultato del 2013? Un dato che aveva colpito alle precedenti politiche riguardava la capacità di insediamento elettorale del Movimento. Come si può notare dalla prima colonna della tabella sottostante, allora la distribuzione territoriale del voto al M5S era stata piuttosto omogenea su tutto il territorio italiano, tanto da spingere alcuni analisti a considerare il Movimento il nuovo vero «partito della nazione». Il partito di Grillo aveva conquistato nel 2013 oltre 2,5 milioni di voti al Sud (26,6% di voti validi), circa 2,1 milioni nel Nord Ovest (23,1%), oltre 1 milione nelle regioni del Nord Est (24,8%), circa 1,5 milioni nelle regioni del Centro (28,6%) e 1,6 milioni di voti nella "Zona Rossa" (24,6%).

Se nel 2013 il successo del Movimento si legava alla sua capacità di trovare un consenso trasversale nelle diverse zone del Paese, la tabella ci mostra anche che nel 2018 le cose cambiano: lo straordinario risultato elettorale del 4 marzo si spiega con le prestazioni avute nelle regioni del Centro (+7,2 punti percentuali) e, soprattutto, del Sud (+20,7).

 

Voto al M5S (percentuali su voti validi) alle elezioni politiche 2013 e 2018 e differenza, per zona geografica

 

M5S 2013

M5S 2018

Differenza 2013-2018

Nord Ovest

23,1

23,6

0,5

Nord Est

24,8

23,7

-1,1

"Zona Rossa"

24,6

27,7

3,1

Centro

28,6

35,8

7,2

Sud

26,6

47,3

20,7

Italia

25,5

32,7

7,2

Dev. standard (per regione)

4,5

10,0

 

Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo su dati ministero dell’Interno.

 

Per valutare più concretamente la crescita di questa marcata disomogeneità territoriale, in fondo alla tabella viene riportata la deviazione standard del voto per regione. Valori maggiori su quest’indice stanno a significare che il voto si distribuisce in modo più disomogeneo a livello nazionale. Nel 2013 il valore della deviazione standard per il M5s era 4,5, in linea con il Pdl (4,4) e inferiore a quello del Pd (5,6) (dati non riportati). Il M5S era quindi assieme al Pdl il partito più omogeneamente distribuito nella nazione. Nel 2018 questo indice di differenziazione fra le regioni è più che raddoppiato per il M5S (10,0), mentre è ulteriormente diminuito per FI (3,8) e Pd (4,9).

È dunque avvenuta una meridionalizzazione del voto al Movimento 5 Stelle, un fenomeno che iniziava a essere visibile già a partire dalle elezioni europee del 2014. Indubbiamente, le difficoltà economiche e lavorative, di gran lunga più diffuse al Sud rispetto al Nord, possono aver favorito il consenso al M5S, che presenta tra i punti principali del suo programma misure assai popolari di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza o l’aumento delle pensioni minime. Allo stesso tempo, si potrebbe ipotizzare che il Movimento stia mutando la sua natura. Nel 2013 la straordinaria trasversalità del suo voto si era espressa anche a livello di distribuzione territoriale, evidenziando la sua natura di partito "piglia-tutti". Le recenti elezioni mostrano invece che il partito è sempre più in grado di guadagnare nuovo consenso soprattutto grazie alla sua maggiore capacità di intercettare il disagio e l’esclusione sociale.

Ma perché il M5S ha stravinto al Sud, mentre ha soltanto confermato la sua forza al Nord? I saldi di voto che abbiamo visto finora non ci danno indicazioni sui movimenti di voto che hanno favorito il risultato elettorale del M5S, né ci spiegano come mai si è diversificato così nettamente il suo consenso dal punto di vista territoriale. È possibile però dare una risposta a questa domanda attraverso l’analisi dei flussi elettorali, che ci restituiscono un chiaro meccanismo di voto che ha favorito il successo del Movimento al Sud, o meglio la sua non-vittoria al Nord. Il M5S conquista voti ai danni del Pd, ma nelle città del Nord ne cede a vantaggio della Lega. Questo movimento di voto spiega quindi in parte come mai il M5S non è riuscito a crescere in maniera omogenea in tutto il territorio. Al Sud, la concorrenza della Lega è assente e il panorama elettorale è meno competitivo per il Movimento, che può continuare a fare da partito "piglia-tutti". Ma quali sono le cause di questo specifico meccanismo di voto?

Indubbiamente, i numeri ci mostrano che la svolta moderata (l’investitura di Di Maio, il passo "di lato" di Grillo, la scelta di condurre una campagna elettorale dai toni più istituzionali) che ha cambiato di recente la natura del Movimento è stata vincente dal punto di vista elettorale. Questa svolta ha generato una vittoria così consistente nei numeri da riuscire a mascherare le difficoltà del Movimento a tener testa alla Lega e alla sua proposta più radicale e anti-establishment. Quest’ambivalenza insita nella natura stessa del Movimento è emersa in maniera evidente dai flussi. Da una parte, la svolta moderata ha convinto nuovi elettori del centrosinistra, che sono arrivati sistematicamente e in maniera consistente dal Pd; dall’altra parte, proprio questo cambio di rotta operato da Di Maio ha reso meno credibile il Movimento agli occhi dei suoi elettori più radicali, che hanno deciso di abbandonare il partito al Nord, attratti dall’offerta della Lega di Salvini.

Sembra dunque che la natura stessa del Movimento e dei suoi elettori, finora connotata dal segno della protesta, stia vivendo un profondo stato di fluidità e cambiamento. In particolare, la sfida del consolidamento della fedeltà elettorale che attende il M5S potrebbe in futuro dipendere sempre di più dal carattere istituzionale e propositivo delle sue prossime scelte politico-elettorali e rappresentare per il Movimento un elemento di profonda incertezza elettorale.

 

:: per informazioni più dettagliate sull’analisi dei flussi elettorali, si rimanda ai relativi comunicati presenti sul sito dell’Istituto Cattaneo www.cattaneo.org ::

 

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