Il trambusto politico provocato dalle urne è notevolissimo: crollo verticale del Pdl e della Lega, arretramento netto del Terzo polo e "vittoria mutilata" del Pd, che aumenta il numero di sindaci e amministratori, ma mostra preoccupanti segni di cedimento del suo insediamento elettorale e sociale tradizionale, soprattutto se si confrontano i voti in termini assoluti. Dopo l'ottima performance elettorale del primo turno nel centinaio di comuni dove si è presentato, la vittoria a Parma del Movimento 5 Stelle ha rappresentato la grande novità politica di questa tornata elettorale. E' indubbio, infatti, che in termini simbolici il successo dei "grillini" a Parma sia paragonabile alla conquista del Comune di Milano da parte della Lega, con Formentini, nel 1993.Ciò che in particolare colpisce dell'affermazione al ballottaggio di Pizzarotti a Parma è la facilità con cui è riuscito ad attrarre gli elettori "orfani" del centrodestra (e di parte della sinistra) con un "effetto calamita" che gli ha permesso di quasi triplicare i consensi, passando dai 17.103 voti del primo turno ai 51.235 del ballottaggio, nonostante una diminuzione di 4.795 votanti. Per contro, Bernazzoli (Pd) ha faticato a riportare ai seggi i suoi elettori del primo turno (33.837 al ballottaggio contro 34.433 di quindici giorni prima).
Analogo fenomeno è riscontrabile negli altri centri minori in cui il Movimento 5 Stelle è andato al ballottaggio, sia dove è risultato vincente (Mira, in provincia di Venezia, e Comacchio, nel ferrarese) sia dove è stato sconfitto di misura (Garbagnate, nel milanese, e Budrio, in provincia di Bologna). A Comacchio il neosindaco "grillino" passa dai 2.489 voti del primo turno (22,3%) ai 7.663 del ballottaggio (69,2%), mentre il suo avversario di centrosinistra perde significativamente terreno anche in termini assoluti: 3.404 voti (-671). Anche a Mira il sindaco del Movimento 5 Stelle quasi triplica i consensi tra il primo e il secondo turno (8.102 contro 3.169), pur in presenza di un calo dei votanti dell'11% circa. Nei due centri dove i candidati del centrosinistra riescono a vincere, la capacità di attrazione del Movimento 5 Stelle è comunque assai elevata: a Garbagnate (pur in presenza di un aumento dell'astensione dell'11%) cresce dai 1.347 voti (10,3%) del primo turno ai 4.751 voti (48,3%) del ballottaggio, mentre a Budrio la performance è lievemente minore: 4.338 voti (48,6%) rispetto ai 1.983 consensi (20,4%).
Questi dati confermano la sensazione che è andata crescendo nel corso della campagna elettorale: il definitivo "sdoganamento" di Grillo e del suo movimento, non soltanto dal punto vista mediatico: l'area di consenso potenziale si è notevolmente ampliata oltre i confini originari di un voto di protesta con radici e parole d'ordine di sinistra (partecipazione, trasparenza ecc.), diventando un possibile approdo degli scontenti della Lega e del Pdl, attratti dalle battaglie e dai messaggi antistatalisti (più ancora che antipolitici in senso stretto).
I risultati delle amministrative ci restituiscono non soltanto una rappresentatività del sistema politico seriamente messa in discussione dal sensibile aumento dell'astensionismo, ma segnalano l'ingresso sulla scena a tutto tondo di un nuovo protagonista, Grillo, che si candida a raccogliere lo scontento antisistema di sinistra, ma anche una quota significativa del vuoto politico lasciato dalla fine del berlusconismo e del bossismo. Indubbiamente l'amministrazione di una città come Parma rappresenterà - come, appunto, fu per la Lega a Milano nel 1993 - una prova di maturità per il Movimento 5 Stelle, sia per dimostrare di essere in grado di passare dalla protesta e dalla critica al difficile compito di governare in un difficile contesto economico e sociale sia per verificare sul campo la credibilità e le capacità di una nuova classe dirigente, selezionata e cresciuta politicamente sulla Rete.
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