editoriale
Che succede a Roma? Quanti e quali sono i mali di una città bellissima eppure eccezionalmente problematica? Alla capitale d’Italia è dedicata la sezione monografica di questo numero del «Mulino», che ospita gli interventi di chi conosce da vicino la città eterna e per essa ha lavorato, studiandola e attivandosi per migliorarla. A cominciare da Walter Tocci, vicesindaco e assessore alla mobilità durante la Giunta Rutelli, considerato tra i massimi conoscitori della capitale. Insieme a lui, Vittorio Emiliani, Nunzia Penelope, Edoardo Zanchini e Fabrizio Ciocca raccontano non solo quelle che sembrano essere le questioni irrisolvibili, ma anche le opportunità e i segnali che posso ridare speranza in vista di un cambiamento e di una nuova stagione di crescita, innanzitutto culturale. Il numero si segnala anche per molti altri interventi (qui il sommario completo), dei quali va citato almeno quello di Fulvio Cammarano (liberamente scaricabile) dedicato alla centralità della storia nel nostro sistema formativo e, più in generale, nella nostra società complessa e, sempre più, senza memoria.
Il dialogo con Ivan Krastev pubblicato in questo numero ci aiuta a mettere a fuoco aspetti a lungo trascurati del 1989, così importanti per comprendere gli sviluppi inattesi che la caduta del Muro ha avuto anche sulle democrazie liberali.
Il 1989 è l'anno in cui la Storia non finisce, come aveva ipotizzato il politologo Francis Fukuyama riferendosi alla fine del XX secolo, ma rimette in discussione sé stessa.
La crescita della risposta elettorale alle sirene dei vari nazionalismi, più o meno venate di becero populismo, ha riportato all'attenzione degli osservatori una questione centrale per chi voglia comprendere le trasformazioni della democrazia contemporanea.
L'Italia appare sempre più marginale nel contesto europeo e mondiale. Il ruolo svolto per favorire il processo di integrazione europea, pure tra molte difficoltà e contraddizioni, rischia di entrare rapidamente nel cassetto dei ricordi.
La nostra Europa non può essere una riedizione del “mondo di ieri”. Essa deve essere un’utopia ragionevole, un ideale raggiungibile attraverso un percorso progettato senza nascondere le difficoltà.