Se fossi ministro dell’interno, dice il Bossi Umberto, saprei io come fermarli. E intende i biblici invasori che vengono dal mare, visto che non c’è più il Gheddafi Muammar a farci da cane da guardia. A parte la Bibbia, che c’entra come il Bossi Umberto con la civiltà giuridica, concordiamo. Saprebbe lui come prendere uomini, donne incinte e bambini – insomma, chi néghér lì –, e levarseli di torno. Se poi non lo sapesse, potrebbe domandare in giro. Al riguardo, nel nostro povero Paese c’è in questi giorni tutto un fiorir di proposte.
Tra le più furbe, c’è quella del Rutelli Francesco, ex mangiapreti e neo baciapile. Il quale Rutelli Francesco è disposto a far entrare in Italia tutti, a parte quelli che scappano «solo per motivi economici» (pare che nel Vangelo il «date da mangiare agli affamati» l’abbia inserito sottobanco quello stalinista d’un Ferrara Giuliano, quand’era più magro). Poi ci sono anche il Frattini Franco e il Casini Pierferdinando. Il primo vuol convincere i migranti a tornarsene via con una dote – dice proprio così, dote – di millesettecento euro, su per giù quanto han pagato per venir da noi. Insomma, fossero rimasti di là, avrebbero già risolto. Il secondo invece è postal-tacitiano: «vanno rispediti al mittente». Non c’è dubbio: dei tre, il Rutelli Francesco è il più perspicace. Sia detto senza offesa, soprattutto per gli altri.E poi c’è, toccante e umana, la vicenda del Lombardo Raffaele, presidente della regione Sicilia. Il poveruomo è fuori di sé. S’è svegliato una mattina, e ha visto il mondo crollargli addosso. «In un casotto di legno della mia campagna di Grammichele – ha raccontato con voce rotta dal dolore – hanno dormito alcuni extracomunitari». Par di vederlo, lo spettacolo: il casotto ridotto a un casino, tanto son disordinati, ’sti niuri. Ma lui lo sapeva, il Lombardo Raffaele. E ce l’aveva anche detto, «che con l’arrivo degli immigrati bisognava uscire con il mitra». Ci sono qui due notizie: una cattiva e una buona. La cattiva è che di pistola, per esprimersi alla celtica antica, ce ne sono anche al Sud. La buona è che i pistola non son solo al Nord.
Ma torniamo a bomba, o almeno al mitra, tanto per esser moderati. Che cosa si può fare, per evitare che il Lombardo Raffaele, mischinu iddu, passi le sue giornate a rimediare al casino nel casotto? Lui lo sa, eccome: «Si potrebbero mettere delle navi da crociera al largo di Lampedusa e far salire a bordo gli immigrati in arrivo, invece di farli sbarcare». E poi che cosa si farebbe? Si comincerebbe a sparare? No, non così all’impronta. Il presidente siciliano qui non ha le idee chiare come il conducator leghista, e cerca di tenersi sul vago. Li si rifocilla, propone con linguaggio aulico, e poi li si trasporta «altrove con un ponte aereo».
Ed è qui che casca l’asino, con rispetto parlando (per l’asino). È quell’altrove generico che può mandare in bestia il Bossi Umberto, che peraltro c’è già di suo. Ma come, il fidato Maroni Bobo ha fatto di tutto per tenerli in fondo allo stivale, chi néghér lì, e adesso magari glieli rifilano a nord del Po, fra Malpensa e Linate? Lui e il suo capo non sono mica ciula, anche tenendo conto del fatto che fra non molto ci saranno le elezioni. E allora? Li rispediamo a Lampedusa, ché tanto là ci sono abituati, oltre ad aver giusto un aeroporto? Oppure, un po’ per cambiare e un po’ per farci due risate, li mandiamo tutti a Grammichele, a far casino nel casotto?
Ed è qui che noi l’avremmo, una proposta, modesta ma risolutiva. Smettiamo di far la parte dei pirla, al Nord come al Sud, e liberiamoci dei suddetti e dei loro simili, in blocco. Liberiamocene con navi, con ponti aerei, con doti principesche. Oppure diamoli come buonuscita al Gheddafi Muammar, con la giunta d’un bacio sull’anello. L’importante e che ce ne liberiamo. I vantaggi saranno almeno due: non ce ne dovremo più vergognare, e faremo un po’ di spazio ai migranti.
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