La primavera estone. Le elezioni politiche svoltesi il 6 marzo in Estonia rappresentano una conferma per il governo liberal-conservatore guidato da Andrus Ansip. Il risultato elettorale, infatti, ha premiato il primo ministro uscente, attribuendo al Partito delle Riforme il 28,6% dei voti. Al secondo posto si è piazzato il principale partito d’opposizione, il Partito di Centro (23,2%), guidato dal sindaco di Tallinn, Edgar Savisaar.Exploit di voti per i nazionalisti dell’Unione Pro Patria e Res Publica (20,5%), ma aumentano i consensi anche per i Socialdemocratici, quarta forza del Parlamento con il 17,1% dei voti. Non entrano in Parlamento, costituito da una sola camera, i Verdi e i democratici dell’Unione Popolare, non avendo superato lo sbarramento fissato al 5%. La campagna elettorale è stata abbastanza debole, caratterizzata da schermaglie continue tra Ansip e Savisaar, senza che veri e propri programmi emergessero. Sul risultato elettorale hanno pesato indubbiamente gli scandali che hanno travolto il leader del Partito di Centro, accusato di ricevere finanziamenti dalla Russia per favorire l’influenza politico-economica russa in Estonia. Savisaar, ultimo segretario del Partito comunista estone sovietico, si è sempre dimostrato a favore di un distensione dei rapporti tra il Paese baltico e la Russia, oltre che contrario all’ingresso del Paese nell’Unione europea, ottenendo gran parte dei voti dalla popolazione di lingua russa residente sul territorio estone.
Da tutta questa situazione ha tratto sicuramente giovamento il partito nazionalista e conservatore Unione Pro Patria e Res Publica, guidato dallo storico ed ex primo ministro Mart Laar, i cui capisaldi elettorali sono stati la diminuzione delle tasse, nuovi fondi per la famiglia e l’opposizione a una legge sulle coppie di fatto. Il partito formerà molto probabilmente la coalizione di governo con quello di Ansip, come già avvenuto nell’ultimo quadriennio.
Il governo è stato premiato dal voto per aver portato il Paese rapidamente fuori dalla crisi economica che aveva fatto crollare l’economia nel 2008, attraverso una politica di tagli al settore pubblico e di maggiori liberalizzazioni. La rapidità e l’efficacia delle misure intraprese dal governo hanno consentito all’Estonia di essere uno dei Paesi dell’Ue con la maggiore crescita del Pil nel 2010 (6,7% nel quarto trimestre) e di diventare il diciassettesimo Paese dell’eurozona, il primo ex sovietico, a partire dal 1° gennaio 2011. L’adozione dell’euro, vista come un’ulteriore conferma del successo del Paese e della sua vocazione europea e occidentale, è stata accolta positivamente dalla popolazione ed è avvenuta rapidamente, se si considera che la doppia circolazione con la corona estone è durata soltanto quindici giorni. Il rapido e costante aumento del Pil, combinato all’entrata in vigore della nuova moneta, ha però fatto aumentare l’inflazione, superiore del doppio a quella della media europea a febbraio e a marzo, dato ritenuto di assestamento da parte del ministero dell’Economia.
La crisi che aveva fatto crollare l’economia e l’occupazione sembra comunque superata, se anche gli investimenti stranieri, principalmente scandinavi, hanno ripreso ad alimentare il sistema economico estone, rinvigorendo l’integrazione dell’Estonia con i Paesi del Nord Europa. Bisogna ora vedere se questo assetto economico, basato sulla finanza e sulle nuove tecnologie e non su una forte industria, reggerà nei prossimi anni e se vi sarà un aumento dei salari a fronte di un aumento del costo della vita.
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