Berlusconi è assolto dalle pesantissime accuse rivoltegli sul cosiddetto caso Ruby. Dopo nove ore di camera di consiglio, i giudici della sesta sezione penale della Cassazione hanno infatti confermato la sentenza d’appello che capovolgeva la condanna in primo grado a sette anni, rigettando il ricorso che da Milano ne aveva chiesto l’annullamento. “Sono felice”, sono state le sue prime parole dopo la sentenza.
Per la gran parte di noi, la coscienza politica è maturata mentre Berlusconi era al centro del potere politico, o meglio era “il” potere politico. Come diversi analisti e studiosi hanno mostrato a più riprese, per un intero ventennio della vita politica italiana, e dunque anche della sua evoluzione o involuzione civile, la figura di Berlusconi è stata determinante e divisiva. La sinistra – anzi “le sinistre”, come sempre l’uomo di Arcore ha chiamato i suoi oppositori politici – è stata a lungo incapace di scrollarsi di dosso l’ossessione B., diventandone succube al punto di non arrivare mai a scioglierne i nodi più imbarazzanti per una democrazia (si pensi al conflitto d’interessi) pur catapultando sulle più indecenti performance del più volte capo del governo italiano l’impresentabilità di buona parte del ceto politico e delle sue debolissime prestazioni.
La sinistra è stata a lungo incapace di scrollarsi di dosso l’ossessione B., diventandone succube al punto di non arrivare mai a scioglierne i nodi più imbarazzanti per una democrazia
Il tutto, poco alla volta, ha assunto toni da farsa drammatica, ed è infine esploso nella indubitabile certezza per la gran parte dell’opinione pubblica che a capo di un grande partito italiano e a più riprese del governo di questo Paese è stato per molto tempo un uomo malato, che, cultore in primo luogo di “cene eleganti”, ha esercitato il proprio potere e le proprie enormi facoltà economiche per circondarsi di donne, spesso giovanissime, disposte a prostituirsi in cambio di molto denaro e molti favori.
Dalla famosa telefonata di Berlusconi al capo di gabinetto della Questura di Milano Pietro Ostuni la notte del 27 maggio 2010, quando la diciassettenne Karima El Mahroug detta Ruby venne fermata, sono trascorsi 1750 giorni. Dopo un complicato e tortuoso procedimento giudiziario ieri l’ex premier è stato assolto definitivamente. Niente prostituzione minorile (non sapeva che la ragazza fosse minorenne, dunque), niente concussione (non esercitò alcuna pressione indebita nei confronti dei funzionari della questura per indurli al rilascio della ragazza, o meglio ad affidare la ragazza a Nicole Minetti). Per quanto pesino su di lui ancora il processo di Bari contro Tarantini, che lo vede imputato per induzione alla falsa testimonianza, e l’indagine “Ruby ter”, che lo vede indagato a Milano per corruzione di testimoni: ma qui siamo solo all’inizio. Per non dire della condanna per frode fiscale caduta sotto indulto; e del processo di Napoli che lo vede indagato per corruzione di senatori, che cadrà in prescrizione.
A questo Paese un centrodestra se non altro presentabile servirebbe eccome. Ci sarà mai?
Come ha scritto Giovanni Orsina, tra liberismo e populismo stanno le ragioni del successo di Berlusconi, ma anche quelle del suo fallimento. Sul filone del populismo più spinto sta la sua strumentalizzazione delle accusa provenienti da tutti suoi avversari politici, incluse quelle documentate da diverse intercettazioni. Tanto rumore per nulla, dunque?
Ora l’assoluzione definitiva rappresenta per l’ex Cavaliere un passo decisivo verso la riabilitazione politica. A ventitré anni dalla sua “discesa in campo”, veleggiando verso gli ottant’anni di età, Silvio Berlusconi continua a rappresentare un punto imprescindibile del centrodestra italiano. Eppure, con buon pace di chi da mesi brinda alla frantumazione di Forza Italia e alle divisioni al suo interno, nell’era del partito pigliatutto del giovane Renzi a questo Paese un centrodestra se non altro presentabile servirebbe eccome. Ci sarà mai?
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