Il Cile verso le elezioni. A quarant’anni dal colpo di Stato che inaugurò l’era Pinochet e che fece del Cile il primo esperimento neo-liberale, il Paese sudamericano si avvicina a elezioni politiche, il 17 novembre, la cui importanza è difficile sottostimare. Nell’esperienza cilena molti avevano intravisto un utile laboratorio per future "riforme", come testimoniato, ad esempio, da un’incredibile lettera (del 1982) di Margaret Thatcher a Friedrich Hayek. Ora il Paese potrebbe diventare un modello in senso opposto.
L’eredità del regime di Pinochet si fa ancora sentire sul piano costituzionale e nonostante diversi movimenti abbiano contestato negli ultimi due decenni il sistema politico, ogni cambiamento è stato sempre contenuto e neutralizzato, come è avvenuto nel caso del movimento studentesco del 2005/2006. Tuttavia, il movimento studentesco del 2011 sembra essere riuscito, almeno a oggi, a non farsi catturare dagli attori politici. Memore della lezione del precedente scacco, questa volta il movimento studentesco ha deciso di non negoziare con il governo i termini di un eventuale compromesso. In primo luogo, mentre nel 2005 il movimento si era trovato a dialogare con un governo moderato, ma di centro-sinistra, nel 2011 il confronto è avvenuto con un governo conservatore, totalmente sordo alle richieste e al linguaggio degli studenti. In secondo luogo, questavoltaè risultato decisivo il sostegno sociale alla protesta studentesca. Tale sostegno è venuto perlopiù da una classe media impoverita da una serie di privatizzazioni (dal sistema pensionistico a quella della sanità) e spaventata dai debiti che deve contrarre per permettere ai propri figli di studiare. L’educazione, in Cile, è infatti sempre a pagamento, anche quando è statale, e con costi spesso esorbitanti per le famiglie. In altri termini, è la logica di mercato a determinare l’organizzazione e, per così dire, l’offerta educativa. Per tale ragione, tra l’altro, le richieste principali (e non negoziabili) del movimento degli studenti sono state quelle di garantire accesso gratuito agli studi superiori e di evitare che educazione e formazione siano soggette alla logica del profitto. In tal modo, gli studenti hanno inteso sottrarre la scuola e l’università all’egemonia del mercato per ri-significarle come diritti sociali.
È interessante notare che il movimento studentesco, così come parte della classe politica, hanno oramai preso coscienza che il blocco principale che impedisce il cambiamento viene dallo status quo costituzionale e in particolare da tre istituti contenuti nella costituzione dittatoriale. Il primo riguarda la legge elettorale, la quale funziona secondo un sistema "second past the post" (o plurality system) che distorce gravemente la rappresentanza politica e costituisce quindi una garanzia per lo status quo. Il secondo punto riguarda l’approvazione delle cosiddette leggi quadro (leyes orgánicas), per le quali sono richieste maggioranze di quattro/settimi. Infine, il controllo di costituzionalità ex ante, azionabile dalla corte costituzionale stessa (oltre che da una minoranzadel parlamento), pone un ulteriore ostacolo a cambiamenti significativi. Dal movimento studentesco e da sezioni della societa civile si è quindi fatta pressante la richiesta di un’assemblea costituente che possa riscrivere la costituzione e stralciare almeno questi tre blocchi.
Non è ancora chiaro quale sarà la posizione sul tema del candidato favorito per la presidenza, Michelle Bachelet, ma i sondaggi le accordano una vittoria di proporzioni notevoli. Il test elettorale potrà dare indicazioni importanti per capire se il movimento studentesco cileno riuscirà ad immettere nel sistema rappresentativo sufficiente energia trasformativa da determinare un cambiamento costituzionale. Se questo fosse il caso, importanti insegnamenti si potrebbero trarre da questa esperienza. Anzitutto, il mutamento costituzionale non avviene di necessità per mano di un’elite politica e/o finanziaria, ma può, ancora oggi, essere spinto dal basso e avere contenuti fortemente progressivi. La seconda lezione è che per poter ottenere un impatto significativo, un movimento deve avere un forte radicamento e sostegno sociale, altrimenti rischia di svolgere un ruolo di pura testimonianza.
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