Come eravamo…Renzi e i suoi elettori fiorentini. La vera incognita delle primarie del centrosinistra è la partecipazione. Al di là dei pronostici sui numeri, a preoccupare alcuni partiti è la composizione del "selettorato", vale a dire l'insieme di coloro che scelgono i candidati.{C} In un contesto politico fluido, in cui da tempo le appartenenze partitiche e l’ideologia non funzionano più come bussole per orientare il voto, le primarie aperte rappresentano un’opportunità partecipativa estremamente allettante anche all’esterno della coalizione.
Renzi è il candidato che più degli altri sembra essere interessato a ciò che sta oltre il perimetro della coalizione del centrosinistra. In parte ha già sperimentato questa strategia tre anni fa a Firenze, quando vinse le primarie che gli valsero una citazione sul Time. Firenze non è l’Italia e il 2009 berlusconiano non è il 2012 del governo dei tecnici. In questa fase di ridefinizione di attori, alleanze e strategie la conquista di nuovi elettori diventa imperativo. E Renzi, a dispetto delle perplessità del suo partito, intende accreditarsi come interlocutore trasversale.
Un modo per comprendere quale sia effettivamente l’appeal elettorale di Renzi è quello di ritornare indietro di tre anni. Siamo a Firenze, nel febbraio 2009. A termine di una campagna elettorale giocata, nei toni e nei modi, in maniera non dissimile da quella che stiamo vivendo, Renzi vince le primarie. Proviamo a rispolverare i dati di exit-poll raccolti da C&LS in quella occasione cercando di capire le peculiarità del selettorato renziano.
Intanto si tratta di selettori giovani, o per lo meno più giovani dei sostenitori degli altri candidati: il 24,5% ha infatti meno di 34 anni, contro una media generale pari al 19%. Non solo, per il 41,6% dei selettori di Renzi quella era la prima esperienza di voto primario. La grossa differenza che passa fra Renzi e i suoi sfidanti fiorentini è proprio la sua capacità di mobilitare fasce di selettori generalmente meno coinvolte nel voto primario. Da un punto di vista politico, banale a dirsi, la gran parte dell’elettorato fiorentino di Renzi nel 2008 aveva votato il Pd (71%), meno del dato generale pari all’80,4%, ma decisamente di più di quel 13% di selettori che alle politiche dell’anno precedente avevano votato per un partito del centrodestra. Le leggende urbane attorno al feeling fra centrodestra e Renzi – abilmente utilizzate dallo stesso sindaco fiorentino – si basano proprio su quella porzione limitata di selettori.
La domanda da porsi allora è: gli elettori di Renzi sono di destra? La risposta è no. Si tratta di un selettorato eterogeneo, in cui è prevalente un'anima di centrosinistra (51%) compressa fra istanze di sinistra (27%) e di centro (13%). Certamente si riscontra la presenza di selettori afferenti a un’area politica di centrodestra e destra (7%), ma si tratta di una porzione limitata, mobilitata in gran parte dall’appeal personale del candidato (e certamente non in funzione di disturbo). La questione “destra e sinistra” suscita qualche curiosità se si osserva il posizionamento del Pd: nel 2009 i selettori fiorentini, interrogati sul posizionamento ideologico del Pd, interpretavano il partito come una forza di centrosinistra con una marcata tendenza verso il centro, più che verso la sinistra. Addirittura, in questo quadro Renzi risulta molto più a sinistra del suo stesso partito.
Insomma, Renzi sembrerebbe più affine al suo partito di quanto non si immagini. O forse è il contrario, è il Pd a essere molto più simile al sindaco fiorentino di quanto non voglia far trapelare.
 

“Questioni Primarie” è un osservatorio sulle primarie 2012 del centrosinistra. Un progetto di Candidate & Leader Selection, realizzato anche grazie alla collaborazione con rivistailmulino.it. Ogni settimana, sino al 25 novembre, su queste pagine verrà ripreso uno dei contributi pubblicati nell’ambito del progetto, tutti disponibili, anche in formato pdf, sul sito di Candidate & Leader Selection.