Più primarie per tutti. Dal predellino alle primarie del Pdl. Ormai è ufficiale: il contagio è iniziato e, molto probabilmente, non è più reversibile. Nate per risolvere i tanti problemi dentro i partiti di centrosinistra, le elezioni primarie stanno lentamente prendendo piede, come un virus, anche nell’altro schieramento, al di là di quello che Ilvo Diamanti ha chiamato “il Muro di Arcore”. In pochi ricorderanno una vecchia affermazione di Berlusconi: “l’unica cosa che ruberei alla sinistra sono le primarie”. È passato qualche anno, qualche esperienza di governo non proprio memorabile, qualche festicciola non esattamente all’insegna dell’eleganza, ma alla fine Berlusconi ha deciso di tener fede alla sua promessa: rubare o, meglio (per evitare altri intralci giudiziari), prendere a prestito le primarie dal Pd. Il prossimo 16 dicembre gli elettori del Popolo della Libertà (PdL), “con elezioni primarie aperte”, sceglieranno il successore al trono berlusconiano. Finisce così, con una nemesi potenzialmente democratica, il lungo e incontrastato regno dell’uomo che più di ogni altro ha segnato, nel bene (poco) e nel male (tanto), gli ultimi vent’anni di storia italiana.
Al momento, non è facile individuare le possibili candidature alla premiership per il PdL. Gli aspiranti sono tanti quante le anime (leggi: correnti e/o fondazioni) che pullulano dentro il corpo di un partito ormai senza guida da oltre un anno. Alcuni dentro il PdL, a partire da Daniela Santanchè passando per l’inamovibile Roberto Formigoni, avevano già fatto sapere che, se Berlusconi avesse fatto un passo indietro, loro avrebbero fatto volentieri un passo avanti. Molti altri candidati, e forse anche un giovane esponente del gruppo dei “formattatori” pidiellini, troveranno certamente spazio in quella che Berlusconi stesso ha definito “una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni”. Quanto “libera e serena” sarà davvero questa gara dipenderà molto dal ruolo che giocheranno, da un lato, il segretario Angelino Alfano e, dall’altro, il fondatore del PdL. Se Berlusconi decidesse di fare il “nonno nobile” del partito, limitandosi al ruolo di Cavaliere Inesistente, senza dare, cioè, indicazioni di voto, la gara potrebbe essere aperta e autentica. Nel caso contrario, che è anche quello a oggi più probabile, l’eventuale sostegno berlusconiano nei confronti di Alfano potrebbe invece condizionare pesantemente l’esito delle primarie e scoraggiare la partecipazione elettorale. Ancora una volta, quindi, il destino del PdL è nelle mani del suo creatore.
Fare le primarie, però, come ben sanno i politici del centrosinistra, non è un pranzo di gala. Servono regole, volontari, uffici centrali e locali, sedi cui recarsi a votare (e, per i più choosy, a pre-registrare). Di conseguenza, per preparare seriamente votazioni di questo tipo sono necessarie strutture organizzative diffuse su tutto il territorio italiano. E, proprio per questo motivo, sarà interessante vedere e capire come il PdL – fino a oggi un “movimento” personale strutturalmente leggerissimo – riuscirà a mettere in moto e far funzionare la sua macchina delle primarie. Una “macchina” nuova, ancora tutta da rodare, ma – è giusto ricordarlo – non proprio alle prime armi perché, a livello locale, il PdL (da solo o in coalizione) ha già sperimentato lo strumento delle primarie per scegliere i propri candidati sindaci. Infatti, delle 508 primarie comunali registrate in Italia dal 2004 a oggi, in 18 casi (pari al 3,5%) è stato il centro-destra a farsene promotore.
Paradossalmente, però, l’annuncio a sorpresa di Berlusconi potrebbe avere molte più ripercussioni nella coalizione di centrosinistra. Innanzitutto, le primarie del PdL renderebbero Renzi meno pericoloso agli occhi di molti dirigenti del Pd. Ora, i fantomatici incursori/inquinatori del centrodestra e simpatizzanti renziani potrebbero decidere di partecipare alle “loro” primarie, interne al loro schieramento. Di conseguenza, le troppe, e troppo alte, barriere alla partecipazione presenti nel regolamento delle primarie del centrosinistra potrebbero essere allentate e abbassate. Anche perché, ora, le primarie non sono più soltanto un gioco interno, che rimane tra le mura della propria coalizione, ma avranno conseguenze e riflessi anche al di fuori. E la gara tra primarie rivali sarà una gara a chi mobilita di più, a chi dimostra di essere, nonostante l’antipolitica arrembante e l’austerity incombente, più vivo, attivo e reattivo. Il rischio, davvero paradossale, è che siano entrambe “primarie a perdere”, perché il vincitore vero potrebbe essere scelto soltanto dopo le elezioni politiche e a conti fatti. E i tecnici, si sa, sono bravi a far di conto…
“Questioni Primarie” è un osservatorio sulle primarie 2012 del centrosinistra. Un progetto di Candidate & Leader Selection, realizzato anche grazie alla collaborazione con rivistailmulino.it. Ogni settimana, sino al 25 novembre, su queste pagine verrà ripreso uno dei contributi pubblicati nell’ambito del progetto, tutti disponibili, anche in formato pdf, sul sito di Candidate & Leader Selection. Questa settimana sono presenti gli articoli di: Fulvio Venturino, Gianfranco Pasquino, Stefano Rombi, Giuliano Bobba, Luciano M. Fasano, Antonella Seddone.
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