Dove va la Germania? La domanda è legittima, in particolare dopo le elezioni nei Parlamenti regionali di Sassonia, Turingia e Brandeburgo. Alternative für Deutschland (AfD) ha registrato risultati significativi in tutti e tre i Länder. Primo partito in Turingia (con il 32,8% dei voti), secondo in Sassonia (30,6%) e in Brandeburgo (29,2%), ha ottenuto in Turingia e Brandeburgo, rispettivamente con 32 e 30 seggi su 88, la cosiddetta Sperrminorität, ossia un numero di seggi che le consente di bloccare modifiche alle Costituzioni regionali, o impedire la nomina dei giudici della Corte costituzionale, mentre in Sassonia per un soffio non l’ha ottenuta, con 40 seggi su 120. All’inizio del 2024 in verità i pronostici erano ancora peggiori. Per esempio, i sondaggi davano in Turingia AfD al 36%, con il rischio almeno teorico che in caso di un mancato superamento della soglia del 5% da parte dei Verdi e della Spd ci potesse essere una maggioranza di seggi per il partito di estrema destra.
Nel corso dei mesi seguenti la situazione è in parte cambiata per il combinato disposto di due eventi. Prima di tutto si è registrato l’ingresso di una nuova formazione politica legata alla figura Sahra Wagenknecht, in origine esponente della sinistra della Linke. Il nuovo partito (Bsw) ha un profilo per certi aspetti ambiguo, con alcune proposte di chiara matrice progressista, come nel campo dell’economia e del lavoro, e altre più vicine alla destra, come la critica alla politica migratoria tedesca e una posizione fortemente identitaria e in parte critica verso l’Europa, a cui si aggiunge un pacifismo radicale, a volte identificato con posizione filorusse. Probabilmente proprio per queste ragioni ha attirato elettori da tutti i partiti e dall’area dell’astensione. Più che sottrarre voti ad AfD – cosa che, in parte, pure ha fatto – la nuova formazione politica sembra aver attratto gli scontenti del sistema che faticavano a riconoscersi nel partito di estrema destra.
Il secondo elemento è stato l’emergere di alcuni scandali che hanno coinvolto AfD, tra cui un incontro segreto tra suoi esponenti e gruppi di estrema destra in cui si parlava di piani di re-emigrazione degli immigrati, piani che apparivano come deportazioni. A ciò si sono aggiunti i guai giudiziari di alcuni esponenti del partito.
In Sassonia la Cdu e in Brandeburgo la Spd sono rimasti primo partito, il che è positivo per la stabilità del sistema
In Sassonia la Cdu e in Brandeburgo la Spd sono rimasti primo partito, il che è positivo per la stabilità del sistema; mentre a livello federale AfD, dopo un picco nei sondaggi che la davano al 23%, sembra ora oscillare tra il 17% e il 18%. Ciò nonostante, il risultato del partito nelle regioni orientali resta significativo e solleva preoccupazioni più generali sulla salute della democrazia soprattutto nei territori dell’ex Repubblica democratica tedesca.
Una prima considerazione da fare riguarda la partecipazione elettorale, che dopo anni di calo ha registrato una netta inversione di tendenza. In Sassonia si è registrata la più alta partecipazione dalla riunificazione, con il 74,4% di votanti, dopo un calo culminato nel 2014 con il 49,2% di votanti. In Turingia la partecipazione, che ha toccato il 73,6%, è stata la più alta dal 1994, con una punta negativa sempre nel 2014 (52,7%). Pure in Brandeburgo la partecipazione al voto è stata la più alta dalla riunificazione, anche qui con una punta negativa nel 2014 (47,9%). Benché la tendenza alla risalita sia cominciata nel 2019, sembra ragionevole ipotizzare che l’abbandono del voto fosse da mettere in relazione a una sfiducia verso il sistema da parte di una quota consistente di elettori e che una parte di questi elettori sia rientrata perché attratta dalle posizioni antisistema di AfD e Bsw. Infatti, se in Turingia si sommano i risultati di AfD e Bsw risulta che quasi la metà dell’elettorato appare insoddisfatto del sistema. Si tratta senz’altro di una circostanza preoccupante. In altre parole, il declino e la ripresa della partecipazione elettorale, così come i risultati, testimoniano una profonda disaffezione dei cittadini della ex Ddr verso il sistema politico.
La seconda considerazione riguarda la composizione del voto per fasce d’età: nei tre Länder AfD raccoglie maggiori consensi nelle fasce d’età più giovani, quelle che in teoria dovrebbero essere più educate alla democrazia, mentre le fasce più anziane votano di più per i partiti tradizionali.
La terza considerazione riguarda la difficoltà di costruire governi con maggioranze stabili alla luce di questi risultati elettorali. Nel caso di Turingia e Sassonia, le trattative per la formazione dei governi regionali devono necessariamente includere la formazione di Sahra Wagenknecht, che cerca di usare – non senza qualche tensione con le sezioni locali del partito – la partecipazione ai governi regionali per affermare un’agenda politica nazionale in cui il pacifismo e un mutamento di linea rispetto alla guerra ucraina giocano un ruolo centrale.
Alcuni parlamentari hanno prefigurato la possibilità di avviare la procedura presso la Corte costituzionale federale per vietare AfD in quanto partito incompatibile con i valori della democrazia
Più in generale questo mutamento della configurazione del sistema multipartitico tedesco, per ora a livello locale, costringe a coalizioni composte da partiti molto diversi fra loro con il rischio che ne derivi un indebolimento dell’azione di governo – regionale o nazionale – per la difficoltà di trovare compromessi soddisfacenti ed efficaci sul piano dei risultati delle politiche. In sostanza, il rischio è di replicare l’esperienza dell’attuale esecutivo che ha collezionato una serie di elevate valutazioni negative nei sondaggi. Senza entrare nel merito dell’attività di governo che ha anche sofferto di difficoltà di comunicazione e dell’assenza di una chiara leadership, secondo un sondaggio Infratest/Dimap commissionato dal telegiornale della prima rete, l’85% dei tedeschi sarebbe scontenta dell’operato del governo.
Su questo risultato, secondo alcuni osservatori, ha pesato la forte conflittualità interna alla coalizione, che ha raggiunto il culmine con l’allontanamento del ministro delle Finanze Christian Lindner e l’apertura di una crisi di governo che dovrebbe condurre ad elezioni anticipate il 23 febbraio. La crisi è stata causata da un fattore di breve periodo, ossia la pubblicazione da parte del ministro di un controverso documento sulla politica economica futura, Wirtschaftswende Deutschland, una evidente presa di distanze dalla politica del governo attuale, culminata nella richiesta di elezioni anticipate. Tuttavia, essa è stata anche il risultato della difficoltà di conciliare le differenti visioni dei partiti della coalizione, difficoltà che, secondo indiscrezioni di stampa, sono esplose nell’ultima riunione del governo, con il rifiuto di Lindner di approvare un pacchetto di misure economiche proposto da Scholz. Lo stesso cancelliere Scholz ha espressamente richiamato la difficoltà di rapporto con Lindner il 6 novembre in una dichiarazione dai toni molto netti.
Tornando alle elezioni regionali, i risultati hanno destato preoccupazione nel mondo politico tedesco spingendo a parlare della necessità di creare un cordone sanitario attorno al partito di estrema destra. Alcuni parlamentari sono andati oltre, prefigurando la possibilità di avviare la procedura presso la Corte costituzionale federale per vietare AfD in quanto partito incompatibile con i valori della democrazia, una tendenza osteggiata dalle segreterie dei partiti. Infatti, il rischio di un fallimento della procedura di fronte alla Corte costituzionale federale è alto, come dimostra il precedente e fallito tentativo di vietare il partito neonazista Npd nei primi anni Duemila.
Vi è però un’altra ragione che dovrebbe sconsigliare di intraprendere questa via. Vietare un partito che raccoglie quasi il 20% dei suffragi a livello federale e più di un terzo in alcuni Länder, in assenza di atti di sovversione dello Stato, benché sia teoricamente possibile in Germania per le sue caratteristiche di democrazia protetta, potrebbe non essere una buona idea sul piano politico. In caso di successo della procedura è probabile che AfD si ricostituisca rapidamente sotto altra forma. In caso di rigetto da parte della Bundesverfassungsgericht, il partito potrebbe sfruttare propagandisticamente il risultato per rendersi più attrattivo per le fasce scontente di elettori. In definitiva, nelle democrazie la via maestra resta quella di riconquistare almeno in parte i gruppi di elettori scontenti.
Dopo la fine dell’era Merkel o forse – secondo alcuni – proprio a causa di come si è evitato di affrontare alcuni problemi strutturali dell’economia e della società tedeschi in quel periodo, la Germania si trova in sostanza in una situazione di grande incertezza sul proprio futuro e le elezioni anticipate dell’anno prossimo appaiono non prive di incognite.
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