Appartenenza vs opinione: le strategie di comunicazione di Bersani e Renzi. Le strategie di Bersani e Renzi sono state fin da principio contrapposte, in particolar modo in ragione del loro diverso ruolo: il segretario Pd in posizione di incumbent, il sindaco di Firenze in quella di challenger. L’esito di questa contrapposizione ha dato vita a due strategie profondamente differenti in relazione ai mezzi di comunicazione privilegiati, allo stile adottato, ai pubblici di riferimento.
Se il punto di contatto tra i due sfidanti è stato la ricerca della visibilità in televisione, la stampa quotidiana ha privilegiato il segretario del Pd (soprattutto in termini di copertura favorevole), mentre i social network online sono stati il canale più utilizzato dal sindaco di Firenze. Per quanto riguarda gli stili la contrapposizione appare ancora più netta: Bersani incarna e rivendica la continuità e la tradizione, mentre Renzi invoca il cambiamento e la "rottamazione". Anche i pubblici di riferimento al quale i due protagonisti rivolgono la loro comunicazione sono distinti. Bersani articola in maniera efficace la propria azione, sfruttando reti di relazione, personali e del Partito per interloquire con il mondo politico (anche quello internazionale), quello economico-produttivo, quello culturale-associativo. L’intento è quello di rivolgersi non solo a un pubblico indifferenziato, ma anche ai piccoli gruppi di interesse e ai grandi interessi organizzati. Renzi, dovendo innanzitutto colmare il gap di popolarità rispetto al suo competitor e non potendo contare sull’apparato di un partito, destina la quasi totalità dei propri interventi a un pubblico generalista. Così facendo, non mobilita reti di sostegno (culturali o associative) preesistenti, ma può contare solo sull’azione dei neonati comitati o dell’azione di singoli simpatizzanti/attivisti (si veda l’iniziativa "Adotta un seggio").
I dati dell’exit poll realizzato da C&LS, confermano che il dualismo dell’offerta elettorale, trova un analogo corrispettivo anche tra i selettori dei due candidati. Chi ha votato Bersani al primo turno si è principalmente informato attraverso il partito (21,9%) e i quotidiani (25,1), pur ritenendo la campagna elettorale poco o per niente importante per la propria scelta di voto (81,5%). Al contrario una quota rilevante di elettori di Renzi (39,7%) ha dichiarato che la campagna è stata abbatanza o molto rilevante. Per questi selettori, l’elemento principale nella loro dieta informativa è stata la televisione (42,5%), seguita dai quotidiani (20,2%) e dal web (13,1%). Non sorprendentemente il ruolo del Partito appare invece irrilevante (6,9%).
Le risposte dei selettori confermano così che le strategie dei due candidati hanno raggiunto il loro target predefinito: il sostegno a Bersani esprime un voto di appartenenza, più tradizionale e radicato, mentre il sostegno a Renzi un voto di opinione, più volatile e di recente formazione. In questo quadro, l’intenzione di Renzi di "rubare" voti a Bersani per il ballottaggio appare alquanto complessa per due ragioni. La prima riguarda l’orientamento pro Bersani delle principali fonti di informazione dei selettori del segretario Pd (stampa quotidiana e Partito). La seconda la loro sostanziale impermeabilità alla campagna: soltanto il 3,8% ha ritenuto rilevante ai fini del voto l’esposizione ai messaggi elettorali.
In attesa del secondo turno "appartenenza" batte "opinione" 1 – 0.

 

 

“Questioni Primarie” è un osservatorio sulle primarie 2012 del centrosinistra. Un progetto di Candidate & Leader Selection, realizzato anche grazie alla collaborazione con rivistailmulino.it. Ogni settimana, sino al 2 dicembre, su queste pagine verranno ripresi due dei contributi pubblicati nell’ambito del progetto, tutti disponibili, anche in formato pdf, sul sito di Candidate & Leader Selection