La campagna elettorale per le scorse elezioni regionali, con il silenzio forzato dei programmi di approfondimento politico, ci ha mostrato paradossalmente un’accelerazione nell’evoluzione del nostro sistema mediatico. Il bisogno aguzza l’ingegno, si dice. È successo così che proprio lo stop ai talk-show politici deciso dal CdA Rai ha costituito l’occasione per aprire spazi alternativi sulle Tv satellitari o digitali terrestri, e, appunto, sul web. Del resto il momento è particolarmente propizio per i contenuti video su internet. Una ricerca di Cisco Systems stima che, dal 12% del 2006, i video arriveranno a costituire il 50% del traffico web già nel 2012. La crescita si deve soprattutto ai grandi aggregatori, primo fra tutti Youtube, ma anche ai siti dedicati alle previsioni del tempo e alle news. In Italia, sono stati soprattutto i siti web dei grandi quotidiani a presidiare quest’ultimo settore. L’approfondimento politico, in particolare, mostra un’offerta crescente di video-interviste e occasioni di dialogo tra i politici e gli utenti. I quotidiani dedicano al video delle ricche sezioni dei loro siti web, che in qualche caso sono dei veri e propri canali completi di un loro palinsesto, come è ad esempio Repubblica Tv, visibile su internet e sul digitale terrestre.
In questo quadro di sviluppo, tuttavia, Rai per una notte e Mentana Condicio hanno costituito, al di là delle loro diversità, un fatto inedito: per la prima volta dei “pezzi di televisione” generalista, comprensivi di conduttori, ospiti e redazioni, si sono riversati sul web. E parte del loro pubblico di massa ha mostrato di seguirli, passando da un medium all’altro senza troppe limitazioni.
Prendiamo il caso di Rai per una notte. Davanti al teleschermo e ai monitor dei computer c’era un’audience pluri-canale che, secondo gli organizzatori, contava svariati milioni di persone. La guerra di cifre che ne è ovviamente seguita si deve anche alla inadeguatezza degli attuali sistemi di quantificazione del pubblico in una situazione di transmedialità della programmazione, dove l’audience va rilevata sommando i contatti web (in diretta e in differita) con l’ascolto di canali televisivi di diverse piattaforme.
Anche le tradizionali modalità di fruizione dei contenuti audiovisivi sono state messe in questione da questi eventi. Sappiamo che molte persone hanno seguito le trasmissioni di Santoro e Mentana dal web, anche sostituendo con questa fruizione altri consumi mediali. È probabile che i due programmi abbiano costituito per molti la prima occasione per “vedere la Tv su internet”. Sarebbe interessante capire anche le modalità con cui questo è avvenuto: se gli spettatori erano seduti al tavolo da lavoro oppure avevano posizionato il loro portatile davanti al divano, a coprire la Tv che invece rimaneva spenta (come ha fatto il sottoscritto), oppure ancora se avevano collegato il pc al televisore.
È vero che il “trasloco” di Santoro e Mentana su spazi alternativi va letto come un fatto temporaneo, dettato dalla contingenza dello stop ai talk-show politici. È vero anche che i divari di accesso a internet e di ampiezza della banda sono ancora rilevanti in Italia, e che quindi le possibilità alternative di consumo televisivo sono a disposizione solo di una minoranza – in gran parte urbana e acculturata – di italiani. Tuttavia, Rai per una notte e Mentana Condicio ci aiutano a vedere più chiaramente una prospettiva: quella di una progressiva parità di rilevanza dei diversi spazi televisivi, web e satellitari. La posizione di forza della Tv, e soprattutto il suo tradizionale potere di “uccidere” mediaticamente chi non viene ammesso a parlare nella ristretta rosa dei suoi canali, esce ridimensionata da questi esperimenti.
Nel prossimo futuro assisteremo inevitabilmente a una sempre maggiore convergenza tra Tv e web. Un punto chiave in questo trend è quello della comodità di accesso ai diversi spazi. Se ad esempio i canali televisivi e quelli web fossero visibili su un unico schermo, sia a casa sia in mobilità, questo diminuirebbe molto le barriere all’entrata con cui ancora i nuovi spazi devono fare i conti. A quel punto, la scarsità delle frequenze non sarà più un fattore rilevante nel mercato, e la concorrenza tra i diversi canali sarà basata unicamente sulla capacità di attrarre l’attenzione del pubblico. Ed è probabile che, almeno in un primo momento, chi ha già un marchio o una notorietà da spendere, primi fra tutti i grandi quotidiani e i conduttori resi famosi dalla Tv, potrà attrarre su nuovi terreni un’audience di massa finora concentrata in spazi mediatici limitati.