L'Europa sconfitta e il vincitore misterioso. Le elezioni italiane catalizzano l’interesse dei giornali francesi, tradizionalmente attenti ai fatti di casa nostra. Già da alcuni giorni le maggiori testate preparavano i propri lettori: la “Tribune hébdomadaire”, importante settimanale economico-finanziario, ha dedicato il numero del 22 febbraio all’“enigma” elettorale italiano; “Le Monde” ha creato un’apposita rubrica; mentre altri – “Le Figaro”, “Nouvel Observateur”, “Libération” – si sono limitati ad articoli di sintesi nei giorni precedenti la scadenza elettorale. Ora che gli scrutini sono conclusi e l’esito istituzionale è incerto, il tono dei commenti riflette il senso d’attesa dei media italiani.

Agli occhi degli osservatori francesi, l’Europa appare la grande sconfitta delle elezioni. L’ampio credito riservato a Beppe Grillo, l’“incredibile rimonta” di Silvio Berlusconi, la sostanziale sconfitta del premier uscente Mario Monti e la vittoria monca di Bersani appaiono chiari segnali di rifiuto nei confronti dell’austerità imposta dall’Ue. Marc Lazar sostiene su “Le Monde” che l’Europa sia divenuta un “clivage” del dibattito politico in Italia: Paese tradizionalmente europeista, l’Italia sarebbe ormai attraversata da una profonda disillusione rispetto all’euro e alla Ue, considerati corresponsabili di una crisi economica che si somma alla ventennale crisi della classe politica nazionale.

Secondo il numero due del Parti socialiste, Guillaume Bachelay, il voto di protesta italiano legittima lo scetticismo di François Hollande verso l’austerità e il suo appoggio a politiche di rilancio dell’economia. Cercando di smorzare l’ottimismo socialista, il quotidiano conservatore “Le Figaro” sottolinea piuttosto le reazioni negative dei mercati di fronte a un voto che lascia aperte troppe incognite: la protesta anti-austerità dell’elettorato italiano non basterà, secondo Cyrille Lachèvre, a modificare l’inerzia della strategia rigoristica di Bruxelles.

Europa a parte, l’assenza di una chiara maggioranza preoccupa gli osservatori. Nell’intento di spiegare i perché dello stallo uscito dalle urne, i giornali francesi passano in rassegna gli attori e i programmi più votati. Se Bersani, Monti e, soprattutto, Berlusconi sono personalità ormai note e definite, Beppe Grillo è ancora in parte un oggetto misterioso. Per spiegare chi è il “grande vincitore delle elezioni italiane”, molti giornali ricorrono a un precedente ben noto ai francesi: Michel Coluche, attore comico di origine ciociara che si candidò alle presidenziali del 1981 e fu accreditato d’oltre il 15% prima di ritirarsi dall’agone elettorale.

Il successo di M5s proietta Grillo ben aldilà dell’effimera esperienza politica di Coluche, il cui esempio ha probabilmente ispirato l’engagement del comico genovese – i due peraltro recitarono insieme sul set di Scemo di guerra (Dino Risi, 1985). La proposta politica del M5s incuriosisce e inquieta i francesi, ai quali Grillo appare un singolare misto di demagogia squadrista, afflato rivoluzionario (“Le Figaro” ha scomodato perfino Che Guevara) e provocazione clownesca. Bene fa Philippe Ridet, corrispondente di “Le Monde” dall’Italia, a sottolineare la distanza di modi e biografia tra l’uomo immagine di M5s e gli eletti del Movimento: “non sono gli ‘agitati’ che si è voluto far credere”. Resta da vedere quale sarà la strategia parlamentare della pattuglia di M5s, che diventa ora l’ago della bilancia della scena nazionale.

Grande assente delle analisi francesi è il dato sull’astensione, che ha toccato quasi il 25%. Per gli standard francesi è una percentuale molto bassa (in Francia, dove le elezioni principali sono le presidenziali, le ultime legislative hanno registrato il 44,59% di astenuti al secondo turno), ma è di gran lunga la più alta nella storia delle elezioni politiche in Italia. Se si somma questo dato al consenso ottenuto dall’anticasta Grillo si ha la misura della voragine apertasi negli ultimi anni tra istituzioni e società civile in Italia.