Il 17 gennaio scorso ci ha lasciato Nino Dazzi, professore emerito dell’Università Sapienza di Roma e uno dei maggiori protagonisti della psicologia italiana in un periodo di grandi cambiamenti dell’istituzione universitaria e di notevoli sviluppi nella ricerca e nella professione psicologiche.
Professore incaricato prima di Filosofia della scienza a Salerno, e poi di Storia della psicologia alla Sapienza di Roma (1974-1982), dal 1976 è stato membro del Consiglio scientifico dell’Istituto di Psicologia del Cnr. Nel 1983 diventa professore ordinario di Psicologia dinamica alla Facoltà di Psicologia della Sapienza, di cui sarà preside dal 1994 fino al 2003, svolgendo anche il ruolo di presidente della Conferenza nazionale dei presidi di Psicologia (2001-2002). Figura di primo piano nell’ateneo La Sapienza, è stato presidente del Nucleo di valutazione di ateneo e più volte ha ricoperto la carica di prorettore.
Dalla metà degli anni Settanta, in concomitanza con l’istituzione in Italia dei primi corsi di laurea in Psicologia e poi delle facoltà di Psicologia, e sino alla vigilia della istituzione della Facoltà di Medicina e Psicologia a Roma nella prima decade del nuovo secolo, Nino Dazzi ha svolto un ruolo fondamentale di connessione e di indirizzo tra i diversi mondi della formazione, della ricerca e della professione, contribuendo a smarcare la psicologia dalla posizione di “cenerentola” fra le discipline accademiche.
A livello nazionale, l’impatto del suo pensiero e l’ampiezza dei suoi riferimenti scientifici e culturali nelle discipline psicologiche hanno contribuito significativamente alla crescita della ricerca scientifica, al rinnovamento della formazione universitaria e alla qualificazione della pratica professionale, in particolare attraverso la sua attiva partecipazione al Consiglio universitario nazionale (1986-1997), alla European Science Foundation (come rappresentante italiano dal 1986 al 1991) e infine alla Commissione ministeriale per la valutazione delle Scuole in Psicoterapia, da lui presieduta per tre trienni fra il 1999 e il 2012.
Nello specifico, si può dire che Dazzi, come membro del Consiglio universitario nazionale, abbia risollevato le sorti della psicologia come disciplina scientifica nell’accademia italiana. Vogliamo ricordarne sia il fondamentale apporto nel promuovere lo sviluppo di progetti interuniversitari importanti per le discipline psicologiche, anche in collaborazione con colleghi ricercatori del Cnr, sia l'importante contributo all’interno del Cun per quanto riguarda l’istituzione del nuovo ordinamento dei corsi di laurea in Psicologia di cinque anni e l’applicazione della legge istitutiva dell’Ordine professionale degli psicologi. Nel 1993, con Roncato e Caprara, Dazzi pubblica per il Mulino una Guida alla laurea in Psicologia, utile strumento per gli studenti.
Si può dire che Dazzi abbia risollevato le sorti della psicologia come disciplina scientifica nell’accademia italiana
Sintetizzando, grazie al suo impegno costante nelle istituzioni, Nino Dazzi ha dato nuovo impulso e vigore non solo alla Psicologia dinamica, ma anche alla Storia della psicologia, alla Psicologia clinica e alla Neuropsicologia. In particolare, grazie al suo sostegno istituzionale si deve la nascita di due importanti e innovative Scuole di specializzazione universitarie, prima a Roma e poi in altri atenei italiani: la Scuola di Psicologia clinica e la Scuola di Neuropsicologia.
Dazzi è stato uno studioso di larghissimi interessi, attento critico degli sviluppi della ricerca empirica e clinica in primo luogo nell’area della psicologia dinamica e clinica. Il profilo scientifico che risulta dall’elenco dei suoi lavori, tuttavia, solo in parte rende conto dell’impatto del suo pensiero sulla psicologia italiana: infaticabile tessitore di relazioni e di scambi con prestigiosi ricercatori europei e americani, ha promosso costantemente l’innovazione della ricerca accademica in diversi settori disciplinari, attraverso la sua collaborazione con diverse istituzioni di ricerca italiane e straniere.
Membro del Consiglio scientifico dell’istituto dell’Enciclopedia Treccani dal 2003 al 2009, è stato anche condirettore dell’opera Storia della Scienza dell’Enciclopedia e membro scientifico della Domus Galileana di Pisa. Ha fatto parte del Comitato di consulenza della rivista “Storia e critica della psicologia”, edita fino al 1984 dal Mulino e poi pubblicata dalla Nuova Italia scientifica come “Storia delle scienze del comportamento”. Ha fatto parte altresì del Comitato di consulenza del “Journal of the History of the Behavioral Sciences”. Oltre a partecipare al board di diverse riviste italiane del settore disciplinare M-PSI-07, è stato condirettore della rivista “Adolescenza” e successivamente delle riviste “Infanzia e Adolescenza” e “Rassegna di Psicologia”.
Per quanto riguarda la sua produzione scientifica nella Storia della psicologia, ha rappresentato un punto di riferimento importante e resta tuttora di attualità il volume di Storia antologica della psicologia, curato insieme a Luciano Mecacci (Giunti, 1982).
Relativamente alla sua attività di ricerca, a Nino Dazzi si deve, prevalentemente, la caratterizzazione della Psicologia dinamica nell’accademia italiana come storia e critica dei diversi modelli psicoanalitici, intesi come una costante ricerca – fondata sull’osservazione clinica – dei meccanismi del funzionamento mentale. La sua originaria formazione in Filosofia della scienza, con particolare attenzione per gli studi sulla logica e sul linguaggio e per la filosofia degli automi nella prima cibernetica, trovava un naturale sbocco nello studio dei processi cognitivi ed emotivi attraverso le narrazioni psicoanalitiche, sottoposte tuttavia a una lettura sistematica con metodi validati empiricamente. Nel 1988, proprio per il Mulino, Dazzi pubblica con Massimiliano Conte un’antologia di scritti dell’ultimo decennio che testimoniano il fermento critico, a livello internazionale, della discussione intorno alla “scientificità” della psicoanalisi, con il titolo La verifica empirica in psicoanalisi. Nell’introduzione i curatori mettevano in luce come lo stesso dibattito teorico fra i modelli clinici, e ancor di più i diversi tentativi di ricerca empirica sullo sviluppo del bambino, convenissero sulla messa in discussione del modello pulsionale: obiettivo era quello di sfrondare la teoria psicoanalitica dai concetti obsoleti, per trovare connessioni fra le ipotesi psicoanalitiche sostenute dagli studi osservativi ed empirici e le aree più ampie della psicologia generale e della psicopatologia dello sviluppo.
Lettore instancabile e critico, spinto da una curiosità scientifica priva di preconcetti e da una vera passione per l’insegnamento, Nino Dazzi ha segnato la vita di molti studiosi italiani
Questo interesse per la verifica empirica delle ipotesi teoriche nate dalla clinica psicoanalitica si sviluppa secondo i due filoni dominanti nella ricerca internazionale: quello dei metodi di indagine empirica sugli esiti e sul processo della psicoterapia dinamica, e quello degli studi osservativi sullo sviluppo nei primi anni di vita, definiti per brevità come Infant Research, che includono il vastissimo campo di ricerca nato dalla teoria dell’attaccamento.
Nell’ambito del primo filone, Nino Dazzi ha promosso e diffuso in Italia la ricerca in psicoterapia sia attraverso la partecipazione attiva alla Society for Psychotherapy Research, favorendo la creazione di una sezione italiana (di cui è stato anche presidente), sia contribuendo all’organizzazione di diversi congressi internazionali e creando scambi personali, nonché di colleghi e dottorandi, con i maggiori studiosi promotori della ricerca empirica nell’area psicoanalitica. Una rassegna che illustra impostazione e metodi di questo tipo di studi si trova nel volume La ricerca in psicoterapia. Modelli e strumenti, a cura di N. Dazzi, V. Lingiardi e A. Colli (Cortina, 2006).
L’interesse per gli studi dell’Infant Research e dell’attaccamento nasce in lui verso la metà degli anni Ottanta quando, insieme a Massimo Ammaniti, inizia a organizzare una serie di convegni, patrocinati e ospitati dall’Istituto di studi filosofici di Napoli, a cui vengono regolarmente invitati ricercatori internazionali di fama, con i quali Dazzi e Ammaniti stabiliscono rapporti scientifici fecondi e duraturi. Il fermento scientifico di quegli anni, con l’introduzione di nuovi paradigmi di studio nell’area dello sviluppo infantile e della psicoanalisi, ha contribuito a creare anche in Italia una nuova cultura scientifica della psicologia dinamica e della psicopatologia dello sviluppo.
Negli anni Novanta si consolida poi il rapporto con la ricercatrice statunitense Mary Main e altri importanti studiosi internazionali nell’area dell’attaccamento. Unico trainer internazionale dell’Adult Attachment Interview in Italia per oltre vent’anni, Nino Dazzi diventa un punto di riferimento per la formazione in questo ambito di centinaia di giovani studiosi e ricercatori italiani. Cura per l’editore Raffaello Cortina, insieme ad Anna Maria Speranza, le raccolte degli scritti di Mary Ainsworth (2006) e di Mary Main (2008) e promuove l’insegnamento della teoria dell’attaccamento e dei suoi sviluppi più interessanti attraverso corsi, seminari, convegni e scritti sempre lucidi e puntuali.
Lettore instancabile e critico, spinto da una curiosità scientifica priva di preconcetti e da una vera passione per l’insegnamento, Nino Dazzi ha segnato la vita di molti studiosi italiani che si sono con lui confrontati, potendo contare sempre sul suo interesse autentico per la conoscenza e per lo scambio intellettuale e sulla sua capacità di incoraggiare e sostenere, anche attraverso dure critiche, i colleghi, gli allievi e i giovani ricercatori.
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