A una settimana dal voto, il Movimento 5 Stelle sta scalzando il PdL dalla seconda posizione. Vedremo l’esito delle urne, ma il sorpasso è già iniziato. Questo probabile risultato riflette la dinamica della campagna elettorale di Beppe Grillo: un vero "tsunami", come gli organizzatori stessi hanno definito il tour del leader, che ha travolto la resistenza degli indecisi e degli apatici. Grillo sta portando al voto quella massa di cittadini che fino alla fine dell’anno scorso alimentavano le fila di coloro che rifiutavano l’offerta politica che veniva presentata loro. Costoro sono in maggioranza ex elettori del centrodestra: basti pensare che PdL e Lega insieme avevano il 42% alle regionali del 2010 e il 46% alle politiche del 2008, mentre ora non arrivano nemmeno al 30%. C’è un enorme serbatoio di voti in uscita da quelle file. Silvio Berlusconi ha disperatamente cercato di recuperarli facendo i salti mortali, ma alla fine, in queste ultime settimane, ha perso slancio. Mentre ne conquistava Grillo. Solo lui è stato capace di riempire le piazze in ogni dove. Interesse per la novità, attrazione del noto personaggio televisivo, manifestazione di simpatia e adesione al suo impeto dissacratore hanno fatto del comico genovese il primattore della campagna elettorale.
E così Grillo ha spodestato, una volta per tutte, l’antico mattatore, Silvio Berlusconi, relegato in un angolo, con un marchio ormai fatale di inattualità stampato in fronte.
Il M5S sta raccogliendo consensi trasversali, da tutti i ceti e le categorie sociali. L’"esca" della critica feroce ai partiti e all’establishment economico-finanziario e mediatico funziona. La sfiducia nei confronti del sistema (non solo dei partiti) è tale da riempire piazze innevate per ascoltare Grillo. Pur di dimostrare adesione alle invettive del comico genovese migliaia di persone sfidano il freddo. La loro è una dimostrazione "fisica" di opposizione al sistema. E allo stesso tempo è una dimostrazione di voglia di esserci, di partecipazione, e forse anche di solidarietà tra spaventati dalla crisi. Per una volta questo enorme potenziale di protesta si è incanalato lungo i binari della pacifica competizione politica, lasciando fuori ogni pulsione barricadiera. Mutatis mutandis, così come ai tempi dei plumbei anni Settanta la carica trasgressiva ma non-violenta dei radicali aveva trattenuto molti dal fare passaggi suicidi verso la lotta armata, altrettanto le invettive di Grillo fanno uscire tanti dall’apatia e dalla frustrazione, ed evitano il coagularsi di pericolosi fenomeni antisistemici di estrema destra.
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