Primum vincere (le primarie), deinde philosophari. L’importante, però, è sapere su quale fenomeno politico debba essere esercitata la nostra filosofia politica. L’esercizio comincia sulla semplice e essenziale, ma cruciale, definizione di “primarie”. L’elezione di un segretario di partito (che sia Veltroni oppure Bersani non cambia) ad opera degli iscritti e dei simpatizzanti di quel partito non è affatto una primaria. Si hanno elezioni primarie quando bisogna scegliere una candidatura per una carica elettiva: sindaco, governatore, parlamentare (meglio se in collegi uninominali), presidente del Consiglio. L’elezione del capo di un partito direttamente da parte di iscritti e simpatizzanti è una cosa assolutamente diversa che, soltanto pochi anni fa, sia gli ex-comunisti sia gli ex-democristiani avrebbero, sbagliando, denunciato con toni scandalizzati come “plebiscitarismo”. Usare male le parole ha delle conseguenze sempre negative. L’elezione di un segretario è un procedimento completato. La scelta di una candidatura con le primarie è, invece, il primo, per l’appunto, passo verso un’altra carica. Poi, quella candidatura bisognerà sostenerla e farla vincere. Se le primarie sono state organizzate in maniera intelligente, promuoveranno anche  partecipazione e informazione e, se sono state tenute poco tempo prima delle elezioni alle quali si riferiscono, daranno slancio alla candidatura.

Il centro-sinistra non sembra avere imparato nulla di tutto questo. Qualche volta, come ammettono pudicamente alcuni suoi dirigenti, “pilota” le primarie (ma anche l’elezione del segretario, caso Veltroni). Adesso si trova in un cul-de-sac nel quale si è cacciato con le sue stesse parole. Se il centro-sinistra vorrà fare una coalizione che si candida a governare il paese, il segretario del Partito democratico non è affatto automaticamente il candidato a Palazzo Chigi. Può essere, se lo vorrà, uno dei candidati, non necessariamente l’unico, neanche del Partito democratico, in competizione con altri candidati espressi dai partiti che aderiscono alla coalizione o, addirittura, da associazioni che abbiano raccolto le necessarie firme a sostegno di candidature, anche di politici, da loro espresse. La pluralità di candidature e la competizione fra loro non sono soltanto perfettamente coerenti con lo spirito delle primarie; sono quasi sicuramente il migliore strumento per tornare a fare politica, sul territorio, fra le persone.