I moderni sistemi fiscali esercitano un’influenza molto rilevante sulle economie e sulla vita dei cittadini di tutti i Paesi, soprattutto di quelli più sviluppati. La vita associata (nelle città antiche, e successivamente in Stati, confederazioni, federazioni, organizzazioni sovranazionali) richiede inevitabilmente responsabilità e finanziamenti comuni per la gestione di molteplici attività di interesse collettivo, che altrimenti non potrebbero essere svolte o, se svolte a livello individuale, verrebbero a costare molto di più. A mano a mano che tali interessi si sviluppavano e rafforzavano, crescevano quindi le dimensioni del settore pubblico. Ma allo stesso tempo crescevano anche le resistenze dei cittadini nei confronti di un prelievo fiscale elevato, i cui benefici diventavano più difficili da percepire direttamente.
La situazione si è complicata ancora di più quando, con lo sviluppo dei moderni sistemi di Welfare, tendenzialmente universali (istruzione, previdenza, sanità, assistenza), l’incidenza della tassazione è cresciuta. Nel secondo dopoguerra, di 10-15 punti di Pil in molti Paesi, soprattutto quelli dell’Europa occidentale, raggiungendo percentuali pari al 40-50% del prodotto. In questo contesto, inoltre, è anche diventato evidente che le imposte non servivano più solo a finanziare beni collettivi più o meno indivisibili, o portatori di esternalità positive rilevanti (il sistema giudiziario, la difesa nazionale, l’ordine pubblico…), o attività di (presunto) interesse generale (le guerre, in primis), ma anche a redistribuire il reddito in quanto le tasse dei «ricchi» servivano di fatto a pagare il Welfare dei «poveri» sulla base di un principio di solidarietà, tanto nobile quanto di problematica condivisione.
Ne è derivato che, mentre in epoche precedenti l’elevata tassazione era contrastata soprattutto dai più poveri – sistematicamente vessati per finanziare le guerre dei sovrani, nonché i privilegi dei nobili e del clero – negli ultimi decenni l’opposizione contro le tasse e lo Stato proviene principalmente dai ceti più abbienti. Tuttavia, senza tasse non esisterebbe una vita associata e non potrebbero essere finanziate attività indispensabili al funzionamento delle economie (basti pensare, ad esempio, alle infrastrutture o ai sistemi legislativi) e anche al benessere collettivo. Le prospettive future dei sistemi fiscali ci riguardano dunque direttamente e meritano la nostra massima attenzione. Ma si tratta di prospettive assai problematiche. Tutti i sistemi fiscali, infatti, presentano difficoltà di funzionamento. Sono ben lontani dall’essere un «sistema», vale a dire un insieme di misure organiche e coerenti volte a ottenere il gettito desiderato con i minori costi economici e amministrativi possibili. Molti dei sistemi fiscali, se non tutti, sono caratterizzati dalla presenza di trattamenti diversi per contribuenti in condizioni analoghe, incentivi non necessari, trattamenti di favore, prelievi eccessivi su alcuni redditi, da un lato, e prelievi ridotti su altri. Tutti presentano difficoltà a garantire senza problemi il gettito desiderato.
[L'articolo completo pubblicato sul "Mulino" n. 3/19, pp. 396-403, è acquistabile qui]
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