Non occorre certo spiegare agli amici del Mulino chi era Tommaso Padoa-Schioppa. Abbiamo infatti avuto il privilegio e anche il piacere intellettuale di ascoltarlo e di discutere con lui nelle riunioni dell’Associazione, di assistere alla sua Lettura in Santa Lucia, di meditare sui suoi saggi (in grande parte pubblicati dalla nostra casa editrice) e di leggere le sue riflessioni di politica e di economia sulla stampa italiana.
Debbo solo aggiungere che Tommaso non riteneva il suo rapporto con il Mulino come qualcosa di marginale o come un esercizio puramente intellettuale, ma considerava il Mulino come l’unico luogo in cui in Italia si potesse discutere in modo libero e approfondito delle tre grandi passioni che hanno segnato il cammino di tutta la sua vita e di tutta la sua attività intellettuale, professionale e politica. In cui si potesse insieme discutere delle istituzioni internazionali, dell’Unione europea e del presente e del futuro dell’Italia.
Tommaso (per tutti noi TPS) ha dedicato a queste sue passioni tutta la sua vita e lo ha fatto combinando la sua ben nota competenza tecnica e la sua raffinatezza intellettuale con un rigore etico e una passione civile che quasi mai si trovano combinati in una persona cresciuta in ambienti certamente elitari ma in qualche modo riparati come la Banca d’Italia, la più alta burocrazia della Commissione europea o la Banca centrale europea. Proprio per questo rigore etico e per questa sua passione civile non l’ho mai sentito lamentarsi o perdere la serenità durante i difficilissimi anni in cui è stato ministro dell’Economia, nei quali non ha mai accettato di adattarsi agli obiettivi di breve periodo o agli interessi di parte. Tutto ciò gli ha anche procurato robuste avversioni, che pensavo avrebbero in qualche modo scalfito qualsiasi persona vissuta in un ambiente più protetto. Mi sono invece trovato di fronte a una persona che, pur senza esibire alcuna muscolarità intellettuale, non aveva alcuna difficoltà a difendere di fronte a tutti le proprie scelte proprio perché, giustamente, le riteneva frutto di un rigoroso approfondimento tecnico e di un orientamento esclusivamente dedicato agli interessi di lungo periodo dell’Italia. Non era cioè un custode scolastico del rigore ma di una difesa selettiva dei conti pubblici, in modo da conservare le carte per uno sviluppo futuro anche nei tempi più duri delle finanze pubbliche italiane.
Certamente il fatto di dire le cose come stanno non gli ha sempre accumulato consensi o simpatie. Il mondo dei media si è affrettato a isolare alcune espressioni un po’ forti (come “i bamboccioni” o “le tasse sono belle”) cancellando le motivazioni di fondo che le avevano generate. E che si riconducevano perfettamente a una costante linea intellettuale, che era quella di preoccuparsi sempre dei problemi di lungo termine. Di preoccuparsi cioè non tanto dell’oggi ma soprattutto del domani.
Non dimentichiamo che uno degli ultimi suoi saggi pubblicati (anch’esso uscito al Mulino) è proprio intitolato La veduta corta ed è dedicato al maggiore rischio delle democrazie contemporanee, quello di essere ossessionate dagli immediati obiettivi elettorali e di non riuscire a costruire le basi per preparare la nostra società ai cambiamenti imposti dalla globalizzazione.
Voglio infine ricordare che per TPS nessuna sfida può essere vinta se non in un contesto di rafforzamento delle istituzioni europee. Per Tommaso, l’Unione dell’Europa ha infatti costituito l’assoluta priorità di ogni suo pensiero e di ogni sua proposta politica. Non voglio a questo punto soffermarmi sugli aspetti analitici di queste sue tesi e di queste sue proposte. Credo che lo dovremo fare in un prossimo futuro. Oggi voglio solo ricordare che abbiamo perso un amico che era un vero punto di riferimento intellettuale e morale per tutti noi. E che sentiremo sempre di più la mancanza di Tommaso in tutte le nostre occasioni di incontro.
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