Chuck Tryon è professore nel Dipartimento di Inglese della Fayetteville State University, nel North Carolina, dove tiene corsi legati al cinema, alla televisione e ai media. Se i suoi primi passi accademici, da studente e poi da dottorando, sono stati nei più tradizionali campi della letteratura americana (con lavori su William Faulkner, in particolare) e del cinema (con una tesi dedicata ai viaggi nel tempo), il suo percorso successivo l’ha portato verso la comunicazione contemporanea, prima alla University of Illinois di Urbana-Champaign, poi a Georgia Tech e dal 2006, appunto, a Fayettesville. Qui le sue ricerche si sono sviluppate principalmente lungo due percorsi paralleli, solo in parte intrecciati: da un lato, la distribuzione digitale del cinema e della tv nello scenario mediale contemporaneo, tema esplorato in due libri importanti quali Reinventing Cinema: Movies in the Age of Media Convergence (Rutgers University Press, 2009) e soprattutto On Demand Culture (Rutgers University Press, 2013, tradotto in italiano nel 2017 da minimum fax come Cultura on demand); dall’altro, il rapporto in parte collaborativo e in parte conflittuale tra i media, e in particolare la televisione, e la politica, che dopo alcuni saggi sul video-attivismo digitale, sui mash-up e sulle parodie a tema politico ha trovato una forma più compiuta nel manuale Political TV (Routledge, 2016, anch’esso pubblicato in edizione italiana, con lo stesso titolo, da minimum fax nei primi mesi del 2018). Alla ricerca accademica si accompagnano inoltre un certo afflato divulgativo – con contributi di attualità su alcune riviste e sul suo blog – e, in seguito all’elezione di Donald Trump, un coinvolgimento diretto nell’attivismo politico grassroots del suo Stato. Con lui ci confrontiamo, proprio a partire da questo secondo filone di indagine, su una relazione tra politica e tv che, pochi anni dopo l’ottimismo degli anni di Obama, necessita già di essere ripensata, e sul complesso intrecciarsi tra realtà e narrazione, immaginario e attivismo, cultura pop e speranza (o paura).
[L'articolo completo, pubblicato sul "Mulino" n. 4/18, pp.676-683, è acquistabile qui]
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