Negli Stati Uniti si sta consumando uno scontro senza precedenti tra la presidenza democratica di Biden e i repubblicani, che hanno la maggioranza dei seggi della Camera dei rappresentanti. L’oggetto del contendere è la spesa pubblica, da aumentare secondo i dem, da ridurre secondo i repubblicani. Lo scontro, come osservato da molti commentatori internazionali e dalla stessa segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, l’economista Janet Yellen, potrebbe avere conseguenze molto gravi, se non imprevedibili, sulla stabilità economica e finanziaria non solo americana, ma di mezzo mondo.

Democratici e repubblicani hanno una settimana di tempo per trovare un compromesso, in assenza del quale dal 1° giugno il governo si troverebbe a dover scegliere se effettuare pesanti tagli alla spesa pubblica o rimborsare i propri debiti. L'America si sta quindi avvicinando all'orlo di un disastro economico autoimposto, con la Camera guidata dai repubblicani che si rifiuta di pagare i debiti del Paese a meno che il presidente Joe Biden non accetti tagli alla spesa attuale e futura, insieme a nuove limitazioni ai programmi sociali.

Per capire l’origine di questa potenziale crisi globale facciamo un passo indietro. Come finanzia la propria spesa pubblica un Paese come gli Stati Uniti? In parte grazie a tasse e imposte, e in parte indebitandosi. Non solo: gli Stati Uniti, così come l’Italia, la Germania e la quasi totalità degli altri Stati, emettono regolarmente nuove tranche di debito per rimborsare le obbligazioni in scadenza. In altri termini, rimborsano i prestiti con altri prestiti. È quindi di fondamentale importanza poter emettere nuovo debito, non solo per far fronte alla spesa pubblica, ma anche per rimborsare il debito in scadenza e mantenersi così credibili di fronte ai propri creditori, che operano sui mercati finanziari. Poiché gli Stati Uniti hanno un deficit di bilancio – il che significa che spendono più di quanto incassano – devono prendere in prestito grandi somme di denaro per pagare i conti. Oltre a pagare i sussidi della previdenza sociale, gli stipendi dei militari e dei lavoratori pubblici, gli Stati Uniti devono anche pagare gli interessi agli obbligazionisti che detengono il loro debito.

Negli Stati Uniti, l’emissione di nuovo debito può essere decisa in autonomia dal governo solo se si resta all’interno di un limite. Questo limite è fissato dal Congresso, e solo il Congresso può aumentarlo

Negli Stati Uniti, l’emissione di nuovo debito può essere decisa in autonomia dal governo solo se si resta all’interno di un limite. Questo limite è fissato dal Congresso, e solo il Congresso può aumentarlo. Nella pratica, dal 1960 ad oggi il Congresso ha aumentato il limite ben 80 volte. Non sarebbe quindi una novità, né porterebbe a conseguenze particolarmente gravi, farlo anche questa volta. Inoltre, è già successo in passato che un governo e una maggioranza di segno opposto abbiano dovuto scendere a patti e trovare un terreno d’intesa sul tema dell’innalzamento del limite al debito.

Ma la situazione di oggi è davvero eccezionale e senza precedenti, e lo è per due ragioni. Innanzitutto perché l’Agenzia delle Entrate americana ha concesso a migliaia di contribuenti, colpiti dalle forti tempeste, le inondazioni e gli smottamenti che hanno coinvolto la California, l'Alabama e la Georgia, di ritardare il pagamento delle imposte. Questo ha anticipato di mesi, e in maniera inattesa, la necessità del governo centrale di emettere nuovo debito. In secondo luogo, e soprattutto, le condizioni politiche sono cambiate. Fino a pochi anni fa democratici e repubblicani si contendevano i voti al centro, convergendo entrambi su posizioni moderate. Questo facilitava le intese e i negoziati, e alla fine dei conti i compromessi, visto che senatori e deputati partivano da posizioni non troppo distanti.

Ora la situazione è radicalmente cambiata. Biden e la sua segretaria al Tesoro Yellen effettuano politiche industriali, finanziate con fondi pubblici, per favorire le transizioni energetica e digitale. La spesa pubblica non è più un tabù in casa dem. Dall’altra parte la maggioranza repubblicana alla Camera è ostaggio di un manipolo di sostenitori di Trump, fortemente contrari a qualsiasi aumento della spesa, pratica da loro bollata come “socialista”. Questi ultimi sono restii a qualsiasi intesa coi democratici, cercano lo scontro aperto e il disastro economico per poterne addossare le responsabilità a Biden in vista delle presidenziali del 2024.

La maggioranza repubblicana alla Camera è fortemente contraria a qualsiasi aumento della spesa e a qualsiasi intesa coi democratici: cerca lo scontro aperto e il disastro economico per poterne addossare le responsabilità a Biden in vista delle presidenziali del 2024

Ad aprile i repubblicani della Camera hanno approvato una legge che prevede l'innalzamento del limite del debito in cambio di profondi tagli alla spesa e l'abbandono della recente legislazione sul clima approvata dai democratici. Biden ha criticato la legge, affermando che avrebbe danneggiato le famiglie dei lavoratori e avvantaggiato l'industria del petrolio e del gas, e ha accusato i repubblicani di mettere a rischio l'economia americana. Il presidente ribadisce inoltre da mesi che non intende negoziare direttamente sul limite al debito e insiste affinché il Congresso aumenti il tetto senza condizioni.

I repubblicani, con la loro intransigenza, vogliono spingere Biden a una scelta durissima. Non aumentare il debito vorrebbe dire come prima conseguenza tagliare le spese indirizzate alle fasce deboli della popolazione: sostegno pubblico alla sanità (il cosiddetto MedicAid), sussidi alimentari per famiglie bisognose, sussidi ai veterani e pensioni. Tutto questo nel Paese più diseguale tra quelli del G8, dove la metà più povera della popolazione – circa 166 milioni di persone – detiene solo l’1,5% della ricchezza nazionale (dati World Inequality Database).

L’alternativa al taglio della spesa sarebbe quella di fare default su una parte del debito, ossia non rimborsare alcuni dei buoni del Tesoro in scadenza. Questa prospettiva sarebbe potenzialmente catastrofica, non solo per gli Stati Uniti ma su scala globale. Il debito pubblico americano è infatti il bene rifugio per eccellenza a livello mondiale. I titoli di Stato americani sono per i mercati finanziari mondiali quello che i Bund tedeschi sono per la zona euro: gli attivi sicuri, i safe asset. Questi titoli non solo sono ricercati in ogni momento, e in particolar modo in periodo di crisi, ma fanno da àncora, da punto di riferimento, per altri attivi. Dai prezzi del dollaro e dei titoli di Stato americani – che sono strettamente legati – dipendono i prezzi delle materie prime come petrolio, gas, grano, nonché il valore dei titoli sovrani degli altri Stati e dei titoli azionari e obbligazionari scambiati nella quasi totalità delle borse mondiali.

In poche parole, lo scontro in atto tra democratici e repubblicani, e la non disponibilità al negoziato di entrambe le parti, potrebbe sfociare entro il 1° giugno in una catastrofe sociale ed economica all’interno degli Stati Uniti, o in alternativa in una crisi finanziaria globale.