Si stima che il 22,5% di donne italiane nate a fine anni Settanta concluderà il periodo riproduttivo senza figli. Si tratta di valori record nel secondo Dopoguerra e in continua crescita, più che raddoppiati rispetto alle nate negli anni Cinquanta (Istat 2019; T. Sobotka, 2017). Non solo l’incidenza rilevante del fenomeno ma anche l’evoluzione delle caratteristiche delle donne senza figli potrebbero segnalare un importante cambiamento in atto che vale la pena approfondire.
Tra le donne che concludono il periodo fecondo senza figli (definite childless) più di una su quattro sembrerebbe non averne mai voluti (A. Rosina e M.R. Testa, Senza figli: intenzioni e comportamenti italiani nel quadro europeo, «Rivista di Studi Familiari», 2007; M. L. Tanturri e L. Mencarini, Childless of childfree? Paths to voluntary childlessness in Italy, «Population and Development Review», 2008). Questo gruppo esiguo ma in crescita di «childless convinte» è stato anche denominato nella letteratura internazionale childfree a sottolineare come la condizione di infecondità possa essere conseguenza di una scelta deliberata della coppia. Una siffatta scelta sembra più frequente tra donne occupate, istruite, e residenti al Nord d’Italia, le quali conferiscono priorità a una carriera lavorativa o più in generale a una realizzazione della propria vita che esula dal fare famiglia (A. Minello et al., 2018). Va precisato che orientamenti e decisioni possono mutare nel corso di vita: si può partire da una posizione di childfree ma poi cambiare opinione e avere figli (anche in funzione della presenza di un partner e dei suoi desideri), così come una donna che desidera diventare madre può successivamente valutare che tale obiettivo non sia prioritario e investire nella realizzazione professionale e in altri ambiti di vita. Particolarmente interessante è allora vedere in che modo il crescente fenomeno delle childfree si alimenta o potrebbe alimentarsi nei prossimi anni.
Questo studio, per la prima volta rispetto alle ricerche sul tema, si occupa di una categoria precisa di donne: quelle che pur desiderando un figlio rivelano una debole motivazione intrinseca alla maternità
La letteratura si è occupata all’interno dell’universo delle childless di donne senza figli loro malgrado e donne deliberatamente senza figli, ma il quadro è molto più articolato. Il nostro studio, per la prima volta rispetto alle ricerche sul tema, si occupa di una terza categoria di donne: quelle che pur desiderando un figlio rivelano una debole motivazione intrinseca alla maternità, non percependo la genitorialità come indispensabile per la propria realizzazione personale. Ovvero, pur desiderando un figlio potrebbero sentirsi realizzate e complete anche senza. Questo gruppo di donne è mobile, soggetto a confluire sia nel gruppo di donne che decidono consapevolmente di non essere madri sia nel gruppo di donne che si trovano, loro malgrado e per vari motivi, a non realizzare l’intenzione positiva di avere figli. Per queste donne con progetti riproduttivi indefiniti o comunque debolmente orientati, il non avere figli potrebbe essere il risultato di una combinazione di fattori: da un lato, una debole spinta verso la genitorialità, dall’altro, il profilarsi di circostanze oggettive di vita lavorativa, economica e abitativa incerte. La ricerca si è occupata raramente delle donne scarsamente motivate alla maternità all’interno della categoria più ampia delle donne senza figli (childless) perché nelle statistiche ufficiali mancano spesso informazioni relative alla motivazione intrinseca alla genitorialità. Tuttavia, è proprio questo gruppo che potrebbe essere responsabile negli anni a venire di un aumento della dimensione dell’universo delle childless e in particolare modo delle childfree.
L’indagine del Rapporto giovani 2020 dell’Istituto Toniolo, condotta a novembre 2020 su un campione rappresentativo della popolazione giovanile italiana composto da circa 7 mila giovani di età compresa fra i 18 e i 34 anni, offre dati particolarmente interessanti a questo scopo. Le interviste, somministrate con tecnica Cawi (Computer Assisted Web Interviewing), indagano numerosi aspetti della vita dei giovani: i percorsi di istruzione e lavoro, le relazioni con la famiglia e il partner, i progetti familiari e di vita, atteggiamenti e valori. In particolare, riguardo la decisione di avere figli, l’indagine rileva desideri, intenzioni, aspettative e motivazioni intrinseche alla genitorialità. La motivazione a diventare genitore è indagata attraverso la seguente domanda: «Con quale delle seguenti affermazioni ti riconosci di più?» in corrispondenza della quale sono previste le seguenti opzioni di risposta: «[1] Penso che sentirei di avere avuto una vita piena e realizzata anche senza figli; [2] Penso che sentirei di avere avuto una vita piena e realizzata anche fermandomi ad un solo figlio; [3] Penso che sentirei di avere avuto una vita piena e realizzata fermandomi a due figli; [4] Penso che sentirei di avere avuto una vita piena e realizzata con una famiglia numerosa (almeno tre figli)». È stato quindi possibile rilevare l’incidenza del gruppo delle donne poco motivate alla maternità fra le childless, incrociando le risposte a questa domanda con quelle ottenute dalla domanda: «Se tu non avessi costrizioni o impedimenti di alcun genere, quanti figli vorresti avere in tutto?» e selezionando coloro che dichiaravano di desiderare almeno un figlio. Le donne senza figli poco motivate ad averne sono quindi coloro che, pur desiderando diventare madri, rispondono di potersi sentire pienamente realizzate nella vita anche senza figli. Al fine di questo studio, consideriamo solamente la fascia di donne fra i 30 e i 34 anni perché a questa età in Italia nasce mediamente il primo figlio e per chi ancora non avesse realizzato progetti di maternità esiste un margine di tempo per pianificarli. Fare famiglia è un’opzione ancora realizzabile, sia pur non procrastinabile in un orizzonte temporale limitato.
Nel nostro campione di donne senza figli il 21% non desidera avere figli nella vita (childless convinte o childfree) e il 29% ha una bassa motivazione alla maternità (childless debolmente motivate) mentre il restante 50% sono donne motivate e desiderose di diventare madri (childless orientate alla maternità).
I profili socio-economici dei tre gruppi di donne sono eterogenei. Le childless orientate alla maternità e le debolmente motivate in un caso su tre hanno conseguito una laurea, mentre fra le childfree solo una su quattro ha completato gli studi universitari. Queste ultime, insieme alle childless debolmente motivate, più facilmente risiedono nelle regioni del Nord (rispettivamente il 63% e il 60%, contro il 52% delle chidless orientate alla maternità).
Se si guarda alla loro condizione occupazionale, in tutti e tre i gruppi di donne oltre la metà lavora (55% fra le childfree e le childless orientate alla maternità, e 51% fra le debolmente motivate). Sia le childfree che le childless debolmente motivate sono però più spesso nella condizione di Neet, cioè non studiano e non lavorano (27% contro il 20% delle childless orientate alla maternità). Studia ancora il 18% delle childfree, il 22% delle childless debolmente motivate e il 25% delle orientate alla maternità.
I dati relativi al reddito rivelano differenze più consistenti tra gruppi. Solo il 17% delle childfree ha uno stipendio superiore ai 1300 euro al mese, contro quasi il doppio delle childless debolmente motivate (32%) e il 27% delle childless orientate alla maternità. Fra le childfree, inoltre, una su quattro guadagna meno di 300 euro al mese, contro una su dieci delle childless debolmente motivate e delle orientate alla maternità. Allo stesso tempo, se in tutti i gruppi circa il 70% è nubile, le childfree sono meno frequentemente in una relazione stabile con un partner (il 31%, contro circa la metà delle donne negli altri due casi), e quindi possono contare meno spesso su un reddito complementare.
Se da una parte, quindi, le childfree sembrano quelle più decise, per scelta, a non avere figli, è anche vero che sono quelle che si trovano nella condizione relazionale, lavorativa e di autonomia economica meno adatta per pianificare una famiglia (sono donne single, con più basso livello di istruzione, più facilmente Neet o occupate con basso reddito). Allo stesso tempo, le childless debolmente motivate, pur condividendo con le childfree una più elevata quota di Neet, hanno caratteristiche più simili alle childless orientate alla maternità (titolo di studio elevato, più facilmente in coppia e occupate con reddito più elevato) che alle childfree, sia pur con reddito da lavoro in media maggiore delle altre. Data anche l’elevata presenza di laureate, possiamo avanzare l’ipotesi che le childless debolmente motivate siano quelle che potenzialmente rischiano di più in termini di perdita di reddito e aspettative di carriera.
Tanto le motivazioni indicate dalle donne per spiegare l’assenza di figli quanto l’aspettativa di diventare madri differiscono in modo importante fra i tre profili.
Per le childfree la motivazione principale per non avere figli è ovviamente quella di non desiderarne al momento (61%), ma per una quota rilevante la ragione più importante è il rischio di dover rinunciare ai propri interessi e stili di vita (16%). Solo un 4% dà come principale motivazione l’essere single mentre le ragioni economiche e lavorative sono praticamente assenti. Il 96% di esse non si aspetta di avere figli nella vita.
Tra le childless debolmente motivate il 24% dichiara che la principale ragione per non avere figli è l’assenza di un partner, mentre per il 21% il motivo è semplicemente che non desidera avere figli al momento. Segue poi un 17% che afferma di non avere le risorse economiche per farlo, un 11% che sarebbe troppo preoccupato per il proprio futuro, e un 7% che vedrebbe invece in pericolo i propri interessi. Il 25% non si aspetta di avere figli nella vita.
Infine, fra le childless orientate alla maternità l’ostacolo più importante per non avere figli sono le condizioni economiche non soddisfacenti (32%), seguono le donne che dichiarano che la principale ragione è l’essere single (27%) e quelle che sono troppo preoccupate per il loro futuro (11%). Il 12% non si aspetta di avere figli nella vita.
Le childless debolmente motivate, quindi, sembrano rappresentare ancora una volta una categoria intermedia: condividono con le childfree la presenza rilevante di una quota (seppur minore) di coloro che non desiderano avere figli al momento e che temono di dover rinunciare ai propri interessi; allo stesso tempo, come per le childless orientate alla maternità, non è trascurabile nemmeno la posizione di chi riconosce l’incertezza anche economica come causa principale della non scelta di avere figli.
Una bassa motivazione alla maternità all’età in cui in media si fanno figli potrebbe agire come ulteriore freno, insieme all’incertezza economica e lavorativa, per alimentare nei prossimi anni la numerosità delle childless in generale
Possiamo pensare quindi che una bassa motivazione alla maternità all’età in cui in media si fanno figli potrebbe agire come ulteriore freno, insieme all’incertezza economica e lavorativa, per alimentare nei prossimi anni la numerosità delle childless in generale e delle childfree in particolare. Ridurre l’incertezza economica così come approntare un adeguato impianto di politiche per la conciliazione famiglia-lavoro e la parità di genere sono azioni necessarie di supporto in generale alla realizzazione dei progetti familiari delle coppie. Ma, alla luce di queste evidenze, sarebbero particolarmente urgenti per concedere a un importante gruppo di donne senza figli, e con motivazione incerta, la possibilità di essere messe nelle condizioni di valutare consapevolmente se e come realizzare i loro progetti di vita in un contesto favorevole.
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