Forse, a questo punto, converrà mettere da parte i soliti pessimismi e trovare, nei banchetti che hanno raccolto i voti delle primarie, un bicchiere mezzo pieno. Anche da destra, infatti, non dovrebbero esserci dubbi (abbiamo detto “dovrebbero”), sul fatto che il voto di ieri che ha eletto Pierluigi Bersani nuovo segretario del Partito democratico rappresenta una buona cosa per tutti. Non solo, evidentemente, per il partito stesso, ma anche e vorremmo dire soprattutto per la democrazia italiana. Quella stessa democrazia che da parecchio tempo lancia non pochi segnali di malessere (secondo alcuni di grave malessere).
Dal risultato uscito dalla giornata di domenica, dunque, viene qualche buona notizia per il Paese – sinistra, destra, ali estreme, cattolici e non, laici e presunti tali, distratti e politicamente impegnati. Tre milioni di persone che, nonostante tutto (ed è un “tutto” che comprende molte cose) avendo deciso di votare alle primarie danno più di una speranza per la nostra democrazia. Chi pensava (temeva o si augurava, a seconda dei casi) che l’entusiasmo delle precedenti primarie, quelle che incoronarono la politica enfatica e parecchio buonista dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, avesse ormai esaurito la propria forza propulsiva si deve ricredere. C’è ancora un “popolo” (le virgolette servono per attutire un termine che, oggi, almeno a prima vista, a molti fa quasi paura) disponibile a scommettere su un nuova stagione, a concedere una nuova chance al principale partito d’opposizione. Di quale opposizione possa davvero trattarsi è difficile dirsi. Ma la “nuova” democrazia che ci è stata raccontata dal ’91 a oggi non può che risultare rafforzata dal voto di ieri, da cui esce più credibile l’idea stessa di alternanza. Affinché la Repubblica dei partiti descritta e interpretata da Pietro Scoppola non diventi l’unica e migliore alternativa al Paese dell’unica maggioranza possibile – nonostante gli scandali, nonostante gli squilibri, nonostante le apparenze – anche alla piccola e invisibile Italia serve un’opposizione, che riparta proprio facendosi forza sulle proprie gambe.
Piaccia o non piaccia, il risultato di ieri mette nelle mani di questo nuovo segretario oltre il cinquanta per cento dei consensi, ed è da questo risultato che occorre ripartire per disegnare un futuro credibile all’alternanza di governo. Senza alibi legati alla forza mediatica (e non solo) degli avversari, senza improvvisati tavoli d’intesa con altre forze politiche (e non).
Perché tre milioni di persone al voto per le primarie del Partito democratico sono, prima di tutto, una bella notizia per il Paese.
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