Nadia Urbinati risponde a un mio precedente articolo su «il Mulino». La considero come un’occasione per chiarire due punti che continuano ad essere controversi nel dibattito post-Brexit.
Il primo riguarda i dati. Citando un blogger de «Linkiesta», Urbinati contesta la preferenza pro Remain dei giovani rispetto ai più maturi. L’argomentazione è che i dati che evidenziano un legame tra età e voto siano basati su un sondaggio con scarsa rilevanza scientifica perché con numerosità campionaria bassa e riferiti all’orientamento al voto prima del referendum. Va precisato che la numerosità campionaria non è di per sé un criterio per giudicare la validità di un’indagine, quello che conta semmai è il corrispondente errore campionario sulle stime. Ma detto questo, se vi vuole contestare un dato va portata evidenza empirica che lo smentisce. Non solo questa evidenza empirica contraria non c’è, ma dati di altre fonti confermano che con il voto dei giovani avrebbe vinto il Remain.
Non solo questa evidenza empirica contraria non c’è, ma dati di altre fonti confermano che con il voto dei giovani avrebbe vinto il Remain
Che ci sia una questione generazionale lo sostengono vari dati e analisi, richiamati ripetutamente proprio da «The Guardian», citato da Urbinati per la sua tesi sui temi sociali. Una di queste è la ricerca svolta da due studiosi della London School of Economics basata su ulteriori dati di indagine. Un’altra analisi su dati macro (quindi non di sondaggio ma ufficiali), di un esperto di sociologia politica, rivela invece un legame tra aree con maggior concentrazione di over 65 e incidenza del voto per il Leave.
Tutto questo non significa negare che esista una questione sociale. Io condivido ciò che Urbinati scrive su questo specifico aspetto. La differenza è che io penso che esista sia una questione generazionale sia una sociale, mentre Urbinati nega quella generazionale. Spesso questione sociale e generazionale interagiscono in modo non scontato tra di loro. Il disagio sociale può certo essere trasversale, ma non è necessariamente interpretato e agito nello stesso modo da giovani e anziani.
Spesso questione sociale e generazionale interagiscono in modo non scontato tra di loro. Il disagio sociale può certo essere trasversale, ma non è necessariamente interpretato e agito nello stesso modo da giovani e anziani
Il secondo punto da chiarire riguarda se, al di là del caso Brexit, la questione anagrafica abbia senso porla o meno. Secondo Urbinati la risposta è no, perché non c’è o (se c’è) è irrisolvibile. Io posso forse concordare sul fatto che sia difficilmente risolvibile ma ritengo che vada comunque posta e non nascosta o negata.
Il tema posto da Zagrebelsky, citato nel mio articolo, su chi rappresenta gli interessi delle future generazioni merita una discussione più alta che un’accusa di «faciloneria» a chi lo pone.
Detto questo, concordo con Nadia Urbinati su tutto il resto. Soprattutto sul fatto che se affrontiamo la questione sociale diamo in larga parte risposta anche a quella generazionale. Con la differenza che i giovani avrebbero voluto affrontarla rimanendo in Europa, i più maturi uscendo.
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