La sindaca che sorprende tutti. Prima crisi di consensi a un anno dall’inizio del suo mandato per la sindaca di Barcellona Ada Colau. Dopo il difficile sgombero del centro sociale occupato «Banc Expropiat» (banca espropriata) nel quartiere alla moda di Gracia e i successivi disordini, politici, stampa e parte dell’opinione pubblica l’hanno accusata di debolezza e mancanza di leadership.

Alla luce del suo passato da attivista, prima contro la guerra, poi in difesa delle persone a cui veniva espropriata la casa durante la crisi seguita alla bolla immobiliare, molti pensavano che Ada Colau possedesse la formula magica per affrontare e risolvere i conflitti sociali.

Quale occasione migliore per mostrare la sua forza di persuasione sugli «antisistema» ‒ come vengono chiamati in Spagna coloro che si oppongono al sistema politico ed economico attuale ‒ se non lo sgombero di un locale occupato? Perché «è una di loro», dicono in tanti.

Inizialmente, Ada Colau si è offerta di trovare uno spazio alternativo per non interrompere le apprezzate attività umanitarie e culturali che si svolgevano nel centro sociale. In seguito allo sgombero del 23 maggio, gli occupanti hanno rifiutato l’offerta e hanno manifestato la loro volontà di rimanere nel locale per tre notti consecutive dopo le manifestazioni che hanno provocato danneggiamenti di vetrine di banche e cariche da parte della polizia.

Tra i media c’è stato chi, maliziosamente, ha fatto notare che il governo regionale ha scelto proprio il giorno anteriore al festeggiamento del primo anno di Ada Colau alla guida del comune per sgomberare il centro sociale, un’operazione a cui gli occupanti avevano già promesso di opporsi con decisione.

Il conflitto «è una faccenda tra privati», ha affermato la sindaca, facendo infuriare tanto i manifestanti quanto i partiti di opposizione. In effetti il locale che ospitava il Banc Expropriat appartiene a un privato, Bravo Solano, un uomo d’affari che gli occupanti accusano di essere uno speculatore edilizio. Anche i Mossos D’Esquadra ― la polizia Catalana ― che hanno gestito lo sgombero e i relativi disordini non dipendono dal Comune bensì dalla Regione.

A qualche giorno dall’inizio dei disordini, alla luce delle numerose critiche rivolte ai Mossos per l’eccessiva violenza utilizzata nel gestire le manifestazioni, Colau ha chiesto alla polizia di agire con «proporzionalità». E questa volta a criticarla è stato, nientemeno, il ministro degli Interni spagnolo Jorge Fernández Díaz. L’accusa secondo la quale, a causa del suo passato di lotte sociali, Colau non avrebbe il dovuto rispetto per le forze dell’ordine è largamente utilizzata dai suoi oppositori, e probabilmente segnerà tutto il suo mandato.

In realtà Ada Colau ha tutt’altro che favorito gli okupa (gli occupanti di centri sociali), soprattutto a confronto della precedente amministrazione: quando ha scoperto che il suo predecessore Xavier Trias, per evitare lo sgombero, stava pagando l’affitto del Banc Expropiat al legittimo proprietario con soldi pubblici ― circa 65.000 euro l’anno ― all’insaputa degli okupa e dei cittadini, ha deciso di interrompere il pagamento.

Con il prolungarsi del conflitto, la sindaca ha addirittura contemplato l’acquisto dell’immobile da parte del Comune, ma il prezzo fissato da Solano a oltre mezzo milione di euro ha reso impraticabile tale possibilità. Così, dopo due settimane di proteste e la «promessa» da parte degli okupa che «l’unica soluzione è la rioccupazione», Colau sembrava aver esaurito le possibili soluzioni.

Viceversa, dopo vari incontri tra l’amministrazione comunale e le associazioni dei cittadini di Gracia, queste ultime hanno accettato di mediare tra il comune e gli okupa. Il maggior successo di questo approccio è stato l’interruzione della proteste. Attualmente gli occupanti stanno svolgendo le attività programmate dal centro sociale davanti al locale. Non male come risultato, considerando che la precedente amministrazione nel 2014, dopo cinque giorni di pesanti scontri tra protestanti e polizia, rinunciò a sgomberare Can Vies – un altro centro sociale «storico».

I partiti politici catalani di centrodestra e centrosinistra non mancano di mettere in luce le difficoltà che Colau ha incontrato nella gestione del conflitto. La sua politica è oggetto di costanti analisi, ogni suo gesto è sotto i riflettori.

Forse è la nuova politica di gestione dei conflitti attraverso la considerazione delle rivendicazioni di entrambe le parti che ha attirato le critiche. La stampa e i politici non sono abituati a vedere un sindaco che ascolta le richieste degli occupanti di un centro sociale, che critica l’operato della polizia quando lo ritiene opportuno, e che ammette che la situazione si prospetta difficile. Sorprende invece che il linguaggio sopra le righe cui ricorrono gli schieramenti politici tradizionali – come quello del ministro degli Interni che ha paragonato i disordini del Banc Expropiat al terrorismo dell’Eta – passi inosservato.

Evitando di schierarsi e considerando la situazione nella sua complessità, la sindaca si è guadagnata un bel po’ di critiche. Ma forse è proprio l’evitare il ricorso al linguaggio politico tradizionale ammettendo le difficoltà e ascoltando i cittadini, quali essi siano, che molti europei delusi dai partiti tradizionali cercano nella politica anti-casta di partiti fatti di «cittadini comuni» o presenti tali come Podemos, il Movimento 5 Stelle e Syriza.

Le aspettative sull’operato di Ada Colau sono enormi e vertono sui punti salienti del suo programma, primo fra tutti la lotta al rincaro del costo della vita dovuto al turismo e alla gentrificazione. Per molti, lo sgombero del Banc Expropiat non è solo un conflitto fra un gruppo di okupa e un investitore immobiliare, ma il simbolo di una tensione fra gli interessi dei cittadini che lottano contro la gentrificazione, e quelli degli operatori turistici e degli investitori. Lo stesso consigliere comunale per il distretto di Gracia, Eloi Badia, ha riconosciuto che la questione è il sintomo di una «tensione tra collettività e proprietà privata».

Nelle ormai prossime elezioni generali, domenica 26 giugno, si testeranno per la prima volta i consensi dei cittadini verso Podemos, che rappresenta la politica dal basso a livello nazionale. L’operato dei sindaci attivisti, prime fra tutti Ada Colau a Barcellona e Manuela Carmena a Madrid, giocherà un ruolo fondamentale nel decretare i risultati.