Siamo una bella famiglia, noi italiani. E, come capita in famiglia, non possiamo avere tutti lo stesso ruolo: qualcuno decide, gli altri facciano il piacere di abbozzare. Così mercoledì scorso, 19 marzo, ha sostenuto il presidente Matteo Renzi nelle sue comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo. Molte di più sono le cose affrontate nel suo discorso. Il passaggio familiar-familistico si riduce a poche righe, ma ha una sua pregnanza. Per chi non ne avesse apprezzato in diretta la filosofia, lo riportiamo alla lettera. Il contesto è quello della spending review, ossia della revisione della spesa. Detta così, in italiano, l’operazione risulta più dolorosa. Come il latinorum di Don Abbondio, l’inglesorum a questo serve: a gabbare quel babbeo di Renzo, al singolare. Il jobs act insegna. 

Ecco dunque le righe che ci interessano:

«Siamo partiti da un'operazione di taglio del cuneo a doppia cifra, specificando proprio in quest'Aula che si trattava di 10 miliardi, e abbiamo deciso di prendere questi 10 miliardi che derivano da un margine ampio che ancora abbiamo in ordine alla spending review, che presenteremo nelle sedi parlamentari, come è giusto che sia, dopo un'analisi politica, perché il commissario ci ha fatto l'elenco e toccherà a noi come parte politica individuare dove tagliare o “no”. Se una famiglia non ce la fa più, è evidente che deve fare i conti in casa, poi saranno il babbo e la mamma a decidere cosa tagliare e cosa “no”».

Tralasciamo alcuni punti che pure sarebbero di qualche rilievo, almeno linguistico. Che cosa significa «margine ampio», in soldoni? E che cosa significa tutta la frase che inizia con «siamo partiti», transita per «abbiamo deciso di prendere» e poi si perde nel vuoto? Diamoci tempo. Torneremo magari a leggerla a mente più fredda, per cavarne fuori qualcosa di univoco. Tralasciamo anche il «toccherà a noi come parte politica». Si potrebbe eccepire che il governo non è una parte, e che noi non siamo la sua controparte. Ma si tratterebbe di una sottigliezza eccessiva per una comunicazione del presidente del Consiglio al Parlamento. Conviene passarci sopra (sperando di non passarci sotto).

Quello che davvero qui ci interessa è la metafora della famiglia, e del babbo e della mamma. Non del padre e della madre, ma proprio del babbo e della mamma. Si tratta insomma di una questione domestica a partire già dal lessico, esplicitamente familiare e adatto ai bambini. Verrebbe voglia di ricordare che, secondo alcuni filosofi politici non secondari, la politica inizia al di là della porta di casa, non al di qua. Ma tant’è, le metafore sono quello che sono. E anche, aggiungiamo, svelano qualcosa di chi le usa. Il qualcosa renziano sembra questo: voi, cari italiani e care italiane, non siete cittadini, siete figli e minorenni. Per questo decido io, in quanto vostro babbo e mamma.

Viene alla mente un’altra metafora, più raffinata, usata da Menenio Agrippa nel 493 avanti Cristo per sedare la rivolta dei plebei. Siete le braccia e le gambe di Roma – disse loro, semplificando – e i senatori ne sono la bocca e lo stomaco. Ma non lamentatevi se voi lavorate e loro mangiano, perché ne trae beneficio tutto il corpo. Secondo Livio, Agrippa usò «lo stile un po’ rozzo tipico degli antichi». Lo stesso a noi pare abbia fatto Renzi: il suo stile è rozzo, nel senso che mira a convincere non argomentando, ma semplificando. Inutile discutere su come ripartire vantaggi e svantaggi. C’è la «parte politica» di babbo e mamma che decide per voi, e rende tutto semplice. In ogni caso, più semplice di quanto immagini la democrazia.

Niente di nuovo sotto il sole pallido dei nostri costumi politici. Semplificatori sono stati Umberto Bossi e Silvio Berlusconi (per tacere di Benito Mussolini). Il primo riduceva ogni difficoltà al colonialismo romanocentrico e all’immigrazione. Il secondo prometteva i miracoli della rivoluzione liberale (fatta a misura di oligopolista, e compiacendo i clericali). Tutto il resto, dicevano, verrà da sé, senza sforzo. Semplificavano, appunto. E come spesso fanno i semplificatori, nutrivano la fede nel paradiso imminente con l’odio verso nemici infernali: i meridionali e gli immigrati secondo Bossi, i comunisti secondo Berlusconi.

E Renzi? Dopo aver perso per strada i nemici vecchi, quelli da rottamare – la «parte politica» che ci governa è quasi imberbe –, dove ne scoverà  di nuovi in grado di confortare la sua semplificazione? Temiamo che li cercherà tra noi, minorenni che malvolentieri ci adattiamo ad abbozzare. Del resto, oltre che figli, ai babbi e alle mamme capita d’avere qualche figliastro.