editoriale
Il 3 ottobre 1990 la riunificazione delle due Germanie, divise per quasi trent'anni dal Muro di Berlino, veniva ufficializzata. Trent'anni dopo si impone una riflessione sul significato di quella cesura storica e sulle sue conseguenze, attese e disattese. Per questa ragione il numero 5/2020 del Mulino ospita un'ampia sezione monografica dedicata alla Germania, in cui autrici e autori tedeschi descrivono e analizzano il passaggio alla "nuova" Repubblica federale a partire dalla "vecchia" Repubblica federale contrapposta alla Repubblica democratica tedesca. Dalla cosiddetta Repubblica di Bonn all'attuale Repubblica di Berlino: quel passaggio storico, trent'anni fa, è stato accompagnato dalla speranza che la fine della contrapposizione tra i due blocchi - che da lì a poco sarebbe stata confermata dalla dissoluzione dell'Unione sovietica - potesse aprire l'Europa e il mondo a una nuova stagione di pace e di prosperità. Speranza purtroppo in parte disattesa, seppure confermata rispetto a un futuro diverso e più democratica per molti Paesi dell'ex blocco sovietico. Come ricorda nel suo lungo saggio il decano degli intellettuali europei, Jürgen Habermas, la cesura del 1989-90 fu accompagnata anche da una nuova stagione di obiettivi e prospettive per l'Unione europea; anch'essa, in particolare dopo l'approvazione del Trattato di Lisbona, smentita sotto molti aspetti.
La recente decisione del Consiglio europeo di varare un piano economico di sostegno ai Paesi dell'Unione per il futuro dell'Europa, e in particolare delle nuove generazioni che faranno l'Europa di domani, lascia aperti nuovi spiragli per la costruzione di un'Unione meno divisa e più forte anche da un punto di vista politico. Tutto, però, è ancora in larga parte nelle mani dei singoli governi. Il ruolo della Germania di Angela Merkel è fondamentale e continuerà ad esserlo in futuro, anche quando la cancelliera passerà la mano.
Nel frattempo, la Germania continuerà a rappresentare un punto di riferimento, nel bene e nel male, da molti punti di vista. La crescita dei consensi per l'ultradestra e il suo ingresso al Bundestag, oltre che nel governo dei territori, dovrà essere seguita con particolare attenzione, così come le politiche messe in atto a livello federale e regionale.
Sul fronte europeo, il lavoro avviato da Angela Merkel e dal presidente francese Macron verranno messi alla prova già nei prossimi mesi, costretti dalle regole del gioco europeo che danno un potere rilevante ai singoli governi, e dunque anche ai Paesi che fanno capo al cosiddetto gruppo di Visegrad.
Nel chiudere la presentazione di questo fascicolo, un cenno almeno al pezzo di apertura, dove Alessandro Cavalli - proprio a partire dal confronto tedesco tra Est e Ovest - riprende e discute i divari territoriali presenti in Europa, con riferimento sia al dualismo italiano Nord-Sud, sia alle disparità di reddito, e non solo, tra regioni nei diversi Stati membri. Divari cui l'Europa in quanto istituzione non potrà non guardare con crescente preoccupazione alla ricerca di politiche e interventi mirati per aiutare i singoli Paesi a ridurli, pena la perdita di capitale politico da parte dello stesso progetto di Unione.
Tra i tanti effetti delle nuove costrizioni cui la pandemia ci ha costretti c'è anche la riscoperta della possibilità di vivere fuori dai grandi centri urbani senza per questo dover rinunciare al proprio lavoro.
“E adesso?”, ci siamo domandati nel numero monografico del Mulino dedicato al dopo-pandemia. Una domanda che, nella situazione attuale, resta ancora senza risposte precise.
E adesso? È questa, inevitabilmente, la domanda del dopo-pandemia. Ora nei diversi settori le misure di intervento dovranno essere rimodulate al di là dell’emergenza. Ma riusciremo a ripensare la scuola e i nostri sistemi educativi tenendo sempre presenti le forti diseguaglianze che li segnano?
Non è certo un caso se questo numero è aperto da un ampio saggio di Carlo Trigilia dedicato allo stato di fragilità e incertezza in cui si trova il sistema politico italiano. Un saggio importante, che fa séguito ai due precedenti pubblicati sul numero 2 del 2018 e sul numero 2 del 2019.
Aperto dall'articolo di Claus Offe sull'eredità dell'Ottantanove, questo fascicolo, che inaugura la sessantanovesima annata della rivista, si segnala per gli interventi che commentano le due elezioni regionali di gennaio.