editoriale
La legge elettorale resta al centro dell'attenzione: Panebianco e Pasquino intervengono in risposta a Salvati; Martelli e Olivetti riprendono il tema nel contesto del recente dibattito istituzionale. Galli della Loggia lo colloca nel lungo periodo: per avere un bipolarismo di stampo anglosassone, antica aspirazione dei nostri liberali, bisogna poter contare su una destra diversa. Ma una premessa importante, sul piano della teoria democratica, è il saggio di Pizzorno con cui si apre il numero, il cui disincantato realismo susciterà non pochi interrogativi in quanti della democrazia vedono l'ideale normativo.
Nel «caso italiano» si parla di movimenti (Fornaro, della Porta), di assistenza fiscale e consenso elettorale (Brancaccio), di transizioni scuola-lavoro (Pastore), di staminali (Sgaramella, scaricabile gratuitamente dal sito). Continua poi il «confronto» sulla riforma universitaria. L'«Europa necessaria» ospita una riflessione dell’ambasciatore Salleo e un contributo di Margiotta Broglio sulle religioni nei trattati dell’Unione. Per finire, l’articolo di Zanardi che, con uno sguardo ampio sul nostro patrimonio culturale, denuncia i danni accumulati in decenni di malgoverno e avanza qualche suggerimento per porvi rimedio. Possibilmente senza indugi.
Un numero incentrato su alcuni temi-cardine, di stretta osservanza mulinesca: innanzitutto l’Europa – Alberto Martinelli apre il fascicolo riflettendo sulle minacce del nazionalismo;
Per l'Italia non è possibile neppure ipotizzare uno scenario di crescita, culturale ancor prima che economica, se non inserendone i problemi in un contesto europeo e internazionale.
Aperto da un articolo di Michele Salvati sulle categorie di destra e sinistra e caratterizzato da un insieme di interventi sul confronto fra cultura scientifica e cultura umanistica in Italia, questo numero affronta alcuni dei blocchi alla crescita, certamente non solo economica, del nostro Paese.
Gran parte del numero è dedicato ai temi del lavoro, nelle sue diverse accezioni. In un momento difficile per il modello italiano di capitalismo (Sandro Trento) e in gran parte nuovo e incerto per le relazioni industriali così come le abbiamo conosciute sino a ieri (Giuseppe Berta), non manca un’attenta e dettagliata ricostruzione del modello di riforma elaborata dal governo Monti (Marco Leonardi e Massimo Pallini).
Aperto da un articolo di Martha Nussbaum, questo fascicolo analizza in diverse direzioni le possibili vie da percorrere per mettere a punto una strategia di uscita dalla crisi. La nuova fase politica che si è aperta dopo la nascita del governo Monti e il bisogno di ridare fiato a un discorso di tipo riformista sono al centro dell’articolo di Michele Salvati, cui replica l’intervento di Pasquale Pasquino.