Nel nuovo Parlamento ci saranno molte facce nuove. A memoria d'uomo non si era mai visto un turn over così, non solo per Camera e Senato, ma neanche per le assemblee elettive di minor rango istituzionale. Per il momento, è una buona notizia.
Ma se molti entrano per la prima volta nei palazzi del potere, altrettanti se ne devono andare. E tutti coloro che escono ricevono una generosa indennità di "reinserimento": per quelli con maggiore anzianità di servizio è un vero tesoretto, anche di qualche centinaio di migliaia di euro.
Molti dei neo ex senatori e deputati sostituiranno l'indennità di carica con il vitalizio, in pratica lo stipendio con la pensione. Rispetto ai contributi che hanno versato, sempre con danaro pubblico, riceveranno un assegno di pensione sproporzionato. Un numero non proprio trascurabile di parlamentari e di deputati è costituito da politici di lungo corso, i quali, prima di arrivare a Montecitorio, sono stati presidenti, assessori e consiglieri regionali (alcuni fanno anche il tragitto all'incontrario: approdano nelle assemblee e governi regionali quando smettono di fare i parlamentari); cariche che assicurano anch'esse una pensione, ugualmente generosa a confronto con i contributi (pubblici) versati.
Con la recente sfornata di ex parlamentari aumenta il numero di politici che sommeranno il nuovo vitalizio a quello di ex consigliere/assessore regionale. Probabilmente i contributi (pubblici) versati nel corso dell'intera carriera politica sarebbero insufficienti a coprire uno solo dei due assegni pensionistici.
Oltre alle indennità di carica, anche gli abbondanti vitalizi garantiti a parlamentari e consiglieri regionali a fine carriere contribuiscono a generare e alimentare la giusta indignazione e il disprezzo per la politica da parte dell'opinione pubblica. È indubbio, infatti, che queste pensioni costituiscono un ingiustificato privilegio; in alcuni casi, peraltro, percepite in età da pensionato baby. Il privilegio è, naturalmente, doppiamente ingiustificato quando le pensioni che si percepiscono sono due.
Il prossimo Parlamento difficilmente potrà sottrarsi dal dettare regole sull'accesso alle cariche politiche e dal tagliare i costi della politica. Le novità che introdurrà inizieranno a valere da quel momento in avanti, ma potrebbe assumere anche decisioni per correggere il passato, che troverebbero sostegno sicuro nella gente.
Un intervento potrebbe riguardare sicuramente le doppie pensioni dei politici. Un segnale del vento che sta cambiando può essere dato anche senza azioni giacobine, ma procedendo con buon senso.
L'ipotesi di lavoro potrebbe essere questa. Il nuovo Parlamento dovrebbe approvare una norma per invitare ogni ex parlamentare-consigliere regionale a scegliere quale dei due vitalizi vuole continuare a percepire, rinunciando all'altro. In alternativa, potrebbe decidere di tenerseli tutti e due, ma il loro ammontare verrebbe calcolato applicando ai contributi "versati" il metodo contributivo. Non ci si stupirebbe se qualcuno dei politici interessati ne facesse una questione di diritti acquisti. Ma non commuoverebbe molta gente, considerato che ci sono moltitudini di persone che si sono viste violare i propri diritti acquisiti, ben più indispensabili per tirare avanti.
Gli ex parlamentari-consiglieri regionali non sono, verosimilmente, gli unici politici che, quando cessano le loro cariche istituzionali, percepiscono due vitalizi. Anche chi ha fatto solo il parlamentare o solo il consigliere regionale può avere, oltre al vitalizio per la carica ricoperta, anche una pensione maturata nello svolgimento di altre attività (principalmente nel settore pubblico. Quanti sono i magistrati e i professori -per dire solo di due figure- percettori di vitalizi e pensioni?). In questo caso, la pensione per la quale egli ha versato i contributi non può essergli toccata, ma non potrebbe essere classificato come un fatto iniquo se il vitalizio da politico fosse calcolato con il sistema retributivo.
Se i nuovi inquilini del Parlamento, oltre a togliere e tagliare privilegi e prebende a se stessi, riuscissero anche a intervenire sui privilegi dei loro predecessori, si darebbe un segnale che la politica non è solo necessariamente e solamente "mala" e che sotto il sole può esserci anche del nuovo: il segnale avrebbe un valore simbolico enormemente più importante della sua porta finanziaria.
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