Fa un caldo tropicale, da romanzo hard boiled, ma questo non porta a fare la cosa giusta, come nell’omonimo film di Spike Lee: o forse sì, se la cosa giusta è la rivolta del ghetto, sempre come nel film. Anche nel nostro ghetto, nella nostra riserva indiana pattugliata da un’informazione reticente, che ritrova un sussulto di dignità solo nell’inevitabile sciopero del 9 luglio, il caldo induce a gesti inconsulti e a decisioni sconsiderate: senza neppure la speranza che, come tutti gli anni, arrivi il Generale Agosto e mandi tutti al mare. La Camera, infatti, è convocata per il 29 luglio, a discutere ancora e sempre della Legge-Bavaglio: e tutto lascia prevedere che a un’estate torrida segua un autunno bollente. Nella prospettiva dell’imbavagliamento, i giornali approfittano degli ultimi mesi di libertà lanciandosi nel gossip. Del resto, mettetevi nei loro panni; mica si può continuare a fare le prime pagine con la paccottiglia degli ultimi mesi, sempre più parossisticamente. Il caso Brancher si è chiuso, con un generale respiro di sollievo; il picco della pressione fiscale al quarantatrè per cento, causa riduzione del Pil, è ormai passato agli archivi. Certo, continuano il tormentone del federalismo e la guerriglia dentro la maggioranza: ma quest’ultima si è trasferita dalla Terza Camera del Parlamento, l’inenarrabile "Porta a Porta", direttamente a Casa Vespa, con la partecipazione straordinaria del Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. Debitamente smentiti l’aumento dell’età pensionabile e il taglio delle tredicesime ai nemici di sempre – poliziotti, magistrati, professori universitari… – retrocede nelle pagine interne un’altra ipotesi di segno contrario: il possibile annullamento delle elezioni regionali piemontesi, dopo la scoperta che determinante per la vittoria del leghista Roberto Cota sarebbe stata una lista di pensionati le cui firme di presentazione proverrebbero da un’unica mano, neppure troppo tremolante. Scompare immediatamente dalle prime pagine pure il manganellamento dei terremotati dell’Aquila: altro episodio del genere “Fa’ la cosa giusta”, nel senso della guerra fra disperati dentro al ghetto di cui sopra. E il resto non è più neppure gossip, ma trans-politica: categoria tutta italiana ormai molto al di là della post-democrazia, forse anche oltre l’impolitico, localizzabile, forse, solo a ovest di Paperino. Il primo anniversario della cacciata del governatore Marrazzo – l’evento inaugurale della trans-politica – è stato degnamente celebrato con due episodi analoghi. Il primo ha visto un consigliere provinciale romano prodursi in un episodio notturno di balconismo, alla Fantozzi, la cui portata trans-politica è stata peraltro equivocata dai condomini, che hanno banalmente chiamato il 113. Il secondo episodio, invece, ha visto l’attuale governatore della Regione Campania tergersi il sudore dalla fronte per essere sfuggito a una trans-trappola, e chiedersi quanti esponenti della sua maggioranza abbiano avuto un ruolo attivo e passivo. Nel complotto, certo, che cosa avevate capito?
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