“Dalla verità alla storia” è il messaggio che l’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica ha scelto per celebrare il XXXIV anniversario della tragedia, che ricorre oggi, venerdì 27 giugno 2014. Tra le molte iniziative promosse, ci sarà la mostra virtuale “34 vignette per ricordare Ustica”, curata da Armando Antonelli e Andrea Benetti e consultabile sul portale www.cittadegliarchivi.it: una selezione delle illustrazioni satiriche realizzate sulla vicenda di Ustica dai più noti vignettisti italiani dagli anni Ottanta a oggi.

Un modo per ricordare, ma anche per raccontare uno dei capitoli più bui della nostra storia recente. Perché Ustica non è solo una domanda rimasta senza risposta; Ustica è anche la storia di una verità che, nonostante i molti ostacoli, è riuscita a farsi strada, potendo contare nei momenti più critici sulla presenza di un’opinione pubblica attiva e sensibile. I vignettisti hanno fatto la loro parte, contribuendo a diffondere presso gli italiani l’urgenza e la necessità di conoscere la verità.

Ma la satira efficace, come ha scritto Umberto Eco, deve essere “un colpo basso che ti arriva addosso all’improvviso”. Affinché il suo messaggio risulti immediatamente comprensibile a un vasto pubblico, il vignettista deve riuscire a entrare in sintonia con il sentire comune diffuso intorno ai temi che tratta. La mostra virtuale diventa quindi non solo la narrazione per immagini di una “lotta civile”, ma anche un viaggio attraverso l’impatto che il caso Ustica ha avuto sull’opinione pubblica italiana. In pochi ed essenziali tratti, viene descritto il percorso di conoscenza collettiva che ha portato una misteriosa tragedia aerea a essere compresa come una strage di Stato.

La prima vignetta esposta è esemplificativa di un’assenza. Nel 1984, Ellekappa disegna per "Linus" due agenti del Sismi che si commuovono sentendo l’elenco delle stragi di Stato, “il riassunto della loro vita”: tra piazza Fontana e l’attentato alla stazione di Bologna, però, Ustica non viene menzionata. All’epoca, la catastrofe del DC-9 Itavia, avvenuta quattro anni prima, era infatti caduta nell’oblio. Solo verso la fine degli anni Ottanta la vicenda assumerà rilievo politico: la stessa espressione “strage di Ustica”, con cui oggi ci riferiamo all’intera vicenda, si cristallizzò nell’uso comune nel biennio 1988-89, quando apparvero evidenti all’opinione pubblica le responsabilità politiche che per anni avevano impedito di chiarire le cause dell’esplosione del DC-9.

Depistaggi, insabbiamenti, reticenze: le parole chiave con cui la stampa andava raccontando Ustica rientravano nel vocabolario delle stragi di Stato. Nel mirino della satira troviamo i generali dell’Aeronautica militare, ritratti impietosamente con nasi da Pinocchio su "la Repubblica" da Emilio Giannelli e Giorgio Forattini – quest’ultimo definito da "Le Monde" come “un grande editorialista che non scrive mai una riga”. «Siamo soldati, mica donnicciole», risponde un impettito generale, disegnato da Francesco Tullio Altan su "l’Unità", a un giornalista che gli chiede come avessero fatto a resistere nove anni col “tremendo segreto” di Ustica.

Negli anni Novanta emerge con forza la reale dimensione della strage, quella internazionale. L’istruttoria condotta dal sostituto procuratore Rosario Priore riesce ad accertare che la sera della tragedia dalle parti di Ustica volavano 21 aerei di diverse nazionalità. Si rinforza l’ipotesi secondo cui l’Italia avesse coperto un’operazione militare dell’alleato americano in funzione antilibica, finita tragicamente. NATO diventa l’acronimo per “Noi Abbiamo Taciuto Obbedendo” in una vignetta di Alfredo Chiappori per "Il Corriere della Sera". Ellekappa, su "l’Unità", ironizza sul fatto che i radar non avessero visto nulla la sera della tragedia, salvo “stelle e strisce”. La portaerei americana Saratoga diventa un’enorme bara, in una potente vignetta di Forattini su "la Repubblica".

Negli ultimi anni, la speranza di poter giungere finalmente a una piena verità, però, non ha prevalso sul disincanto dei vignettisti, che dopo la fine del processo, nel 2007, sembrano aver consegnato Ustica alla storia irrisolta delle stragi impunite, senza possibilità di appello. La satira dell’ultimo periodo non è più indirizzata a quel generale o a quel politico. Castigat ridendo mores: la denuncia è morale, e si fa più amara. Ora che il processo si è concluso senza colpevoli, Ustica diventa una strage di Stato a pieno titolo. Così, nel 2010, Vauro disegna la morte che recita un elenco: sono le stesse stragi riprese da Ellekappa nel 1984, ma questa volta, tra Italicus e strage del 2 agosto, Ustica c’è.

 

[L'immagine è un'opera inedita di Sergio Staino del 1993, dono all'Associazione parenti delle vittime.]