Tra qualche anno sarà facile spiegare ex post la logica di quanto sta accadendo oggi nella Chiesa. Si potrà sorridere delle cecità e degli errori di valutazione. Ma quello che gli analisti del futuro non proveranno sarà l’incertezza del presente e le sue potenzialità. Alcune di queste virtualità scompariranno, altre saranno distorte, altre si piegheranno a manipolazioni. Ma l’evoluzione del futuro dipende anche dalla pressione sotterranea di ciò che oggi viene respinto e non può venire alla luce. Ecco perché è importante registrare le incertezze, le involuzioni, i giudizi espressi a caldo dai protagonisti e dagli osservatori. Anche dal punto di vista laico.
Questo è il senso delle osservazioni su quella che tentativamente qui chiamo la nuova ermeneutica religiosa di papa Francesco, con riferimento alla problematica della famiglia nell’ottica del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2014. Il Sinodo dei vescovi sulla famiglia dello scorso ottobre ha lasciato dietro di sé una sostanziale incertezza di giudizio sulla strada che intraprenderà la Chiesa in Italia su alcuni temi indirettamente concernenti la famiglia, presentati come questioni di carattere pastorale. Non è stata una semplificazione giornalistica la rilevanza acquisita dai temi dell’eucarestia ai divorziati risposati e dello status degli omosessuali desiderosi di un riconoscimento formale della loro unione.
Sembrano temi secondari rispetto all’attenzione generale prestata alla difficile condizione in cui oggi si trova la famiglia. In realtà sono problemi che toccano punti nevralgici e che rivelano una certa impasse della dottrina tradizionale. Naturalmente nessuno lo ammette apertamente all’interno della Chiesa. Anzi, tutti sostengono con zelo la validità della dottrina corrente. Ma si sono manifestate sensibili differenze di valutazione.
Riproduciamo qui l'incipit dell'articolo di Gian Enrico Rusconi pubblicato sul “Mulino” n. 1/15, pp. 5-17. L'articolo è acquistabile qui.
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