Il nuovo Giappone di Naoto Kan. Ad appena 262 giorni dall’ascesa al governo del Partito democratico, dopo oltre cinque decadi di quasi monopolio della scena politica giapponese da parte del Partito liberal democratico, il primo ministro Hatoyama si è improvvisamente dimesso, mettendo in seria difficoltà il proprio partito alla vigilia dalle elezioni per la Camera Alta, previste per il prossimo 11 luglio. Motivo della decisione il coinvolgimento in uno scandalo di fondi politici non dichiarati (stessa motivazione delle dimissioni del numero due del partito, il segretario generale Ozawa) e il crollo dell’indice di gradimento del suo governo, precipitato in pochi mesi dal 72% al 19.1% a causa innanzitutto dell’incapacità di gestire i negoziati con gli Usa sull’annosa ricollocazione della base aerea di Futenma. Il primo ministro ha chiesto scusa alla popolazione di Okinawa, su cui grava il fardello del 75% della presenza statunitense in Giappone (100.000 unità, tra militari e civili), per non essere riuscito a mantenere la promessa elettorale di spostare la base dall’isola (il progetto è di trasferirla a capo Henoko), ribadendo l’importanza strategica e la deterrenza delle basi americane nell’area, vista l’accresciuta capacità militare cinese e la situazione tesa nella penisola coreana.
A Naoto Kan, eletto presidente del Partito democratico e, subito dopo 94° primo ministro (il quinto in quattro anni), tocca ora rilanciare un partito vacillante. Hatoyama era discendente di una prestigiosa famiglia di politici, mentre Kan si è fatto da solo, iniziando la sua carriera nel 1974 come attivista di base. Da allora, il suo impegno principale è stato quello di democratizzare il sistema politico nipponico, attraverso una battaglia contro la burocrazia e le oligarchie politiche. Nel 1996, ministro della salute, ha rivelato la colpevolezza di funzionari del Ministero nello scandalo dei prodotti di sangue infetto da Hiv. Cofondatore nel 1996 del Partito democratico, ne è stato presidente 6 volte, e ha guidato la fusione col Partito liberale di Ozawa nel 2003. L’allontanamento delle figure implicate negli scandali e la nomina al governo di parlamentari non vicini a Ozawa hanno portato al suo gabinetto il 61.5% di gradimento popolare.
Nel primo discorso alla Dieta, Kan ha dichiarato che la sua priorità è quella di riguadagnare la fiducia pubblica, scossa dai recenti eventi e dare un nuovo indirizzo alla politica economica, facendo seri sforzi per rivitalizzare l’apparato produttivo e risanare le finanze dello Stato, spingendo il paese fuori dalla deflazione. Lo stato dell’economia giapponese, stagnante dall’inizio degli anni Novanta, con un tasso di disoccupazione al 5.1% (e un numero di suicidi in costante crescita), ha provocato nell’opinione pubblica sconforto e paura per il futuro: per superarli occorre ricostruire una economia dinamica, solide finanze di stato e un forte welfare. L’enorme voragine di un debito pubblico in continua crescita, che ammonta a circa il 180% del Pil, blocca l’economia anche se si stimola la domanda interna: secondo Kan occorre cambiare il sistema, con evidente allusione ad un aumento della tassa sui consumi, da sempre un tabù. Se il governo investisse i soldi saggiamente, sarebbe possibile aumentare la tassa senza frenare la crescita economica. La situazione economica, d’altra parte, sembra avere superato definitivamente la peggiore recessione dal dopoguerra: nel primo trimestre del 2010 il Pil è cresciuto al tasso del 5%, superando le previsioni, spinto dalle esportazioni e dai consumi. Quanto alla politica estera, Kan ha ribadito che il fulcro della diplomazia giapponese resta la relazione di fiducia con gli Usa ma, data la collocazione geopolitica del paese, appare indispensabile un consolidamento dei rapporti con la Cina, attraverso l’annunciata creazione di una comunità dell’Asia orientale, sulla falsariga del modello dell’Unione europea.
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