Il fantasma di Rabin. Ricorre oggi il quindicesimo anniversario dell'assassinio di Yitzhaq Rabin, ucciso la sera del 4 novembre 1995 da Yigal Amir, studente ortodosso di estrema destra contrario alla firma degli accordi di Oslo, al termine di una manifestazione per la pace in piazza dei Re di Israele a Tel Aviv.
In Israele le commemorazioni per la morte di Rabin costituiscono un importante momento di raccoglimento nazionale. L'8 luglio 1997 la Knesset ha istituito una giornata commemorativa in onore di Rabin, fissandola il 12 del mese di Heshvan, anniversario della sua morte secondo il calendario ebraico (quest’anno è corrisposto al 20 ottobre). Cerimonie formali, come quella dell'Accensione della candela da parte del presidente della Repubblica o quella organizzata presso il cimitero militare sul Monte Herzl, si accompagnano a iniziative spontanee e a proposte educative nelle scuole.
La figura di Rabin viene portata come monito ed esempio soprattutto per i giovani
La figura di Rabin viene portata come monito ed esempio soprattutto per i giovani. Nel suo ultimo discorso, la sera del 4 novembre 1995, ha pronunciato parole divenute celebri: «Sono stato un soldato per ventisette anni. Ho combattuto finché non si vedeva alcuna possibilità di pace. Ora credo che questa possibilità ci sia, una grande possibilità che dobbiamo cogliere». La sera dello scorso 19 ottobre, all'apertura delle celebrazioni in onore dell’ex Primo ministro, il presidente della Repubblica Shimon Peres ha fortemente sottolineato l'impegno per la pace di Rabin, soffermandosi sulla necessità di tener viva la memoria della sua figura e del suo operato: «L'omicidio di Rabin non può essere dimenticato […] Dai piedi del monte Sinai alla spianata di piazza Rabin un comandamento resta fisso nel corso dei secoli: non uccidere. Non uccidere un uomo. Non uccidere un'idea […]. Questo omicidio è stato un crimine che non deve essere perdonato o cancellato. Non dobbiamo permettere che il tempo, il calo di attenzione, l'arroganza o la stanchezza ci facciano allontanare da questo comandamento. Celebriamo ogni anno una commemorazione perché non dobbiamo lasciare che il ricordo sia dimenticato. Tale oblio è nemico dell'uomo e costituisce un pericolo per la democrazia».
In corrispondenza del quindicesimo anniversario, attivisti di estrema destra hanno deturpato alcuni monumenti in memoria di Rabin
In un'occasione così solenne non sono però mancate le polemiche. In corrispondenza del quindicesimo anniversario, attivisti di estrema destra hanno deturpato alcuni monumenti in memoria di Rabin con graffiti che recitano "Kahane aveva ragione", con riferimento a Rabbi Meir Kahane, fondatore di un gruppo razzista e anti-arabo dichiarato illegale. Tuttavia, ciò che maggiormente preoccupa le autorità è il progressivo calo di interesse verso questo anniversario. Già nel 2006 un'inchiesta pubblicata dal Dahaf Institute per il quotidiano «Yiediot Ahronot» mostrava come oltre il 30% degli israeliani fosse pronto a perdonare, ossia a diminuire la pena di Yigal Amir, condannato all'ergastolo. In quel momento l'allora ministro dell'Educazione, Yuli Tamir, aveva lamentato "mancanza di rispetto" nelle celebrazioni tenute nelle scuole e l'ignoranza dilagante tra i giovani circa la storia di Rabin. In occasione del memoriale del 2010 il capo di Stato maggiore dell'IDF Gabi Ashkenazi e l'ex ministro della Difesa, Dalia Rabin-Pelossof, hanno manifestato la propria preoccupazione relativa alle nuove reclute: «[...] Per loro, e per un milione e mezzo di studenti, l'omicidio di Rabin [...] è una pagina di storia, un evento del passato lontano e nebbioso, e la sua connessione con la loro vita non è affatto chiara». Il 19 ottobre scorso la giornalista Niva Lanir, una delle organizzatrici del raduno in piazza Rabin a Tel Aviv, ha annunciato che, a causa del forte calo di partecipazione, la cerimonia annuale di commemorazione dall'anno prossimo potrebbe tenersi in una modalità più consona al numero, sempre più ristretto, di partecipanti. A ulteriore testimonianza di un anniversario che rischia di perdere la propria valenza simbolica il fatto che la cerimonia di commemorazione tenutasi a Tel Aviv sabato 30 ottobre non è stata trasmessa da nessuna delle tre principali reti televisive nazionali, ma soltanto da un piccolo canale via cavo.
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